L'utilizzo avanzato dei dati alimenta l’energia di Sorgenia
Il miglioramento del servizio alla clientela, ma anche gli sviluppi in direzione della sostenibilità e della mobilità, passano per un’evoluzione della governance delle informazioni fondata sui processi di business intelligence.
Pubblicato il 06 luglio 2021 da Roberto Bonino

Quello delle utility è uno dei settori che meglio rappresenta oggi il processo di rinnovamento delle aziende fondato sulla digitalizzazione e sui dati. Sorgenia si colloca fra le realtà che fondano sull’utilizzo avanzato dei dati le proprie strategie di sostenibilità ambientale, sviluppo di servizi e prodotti, rapporti con la clientela e innovazione. Per capire meglio come questo avviene, abbiamo incontrato Carolynn Tschuor, head of energy risk and quantitative analysis ed Elena Rudelli, business intelligence manager dell’energy company.
Quali categorie di dati considerate critici per il supporto alle decisioni strategiche di business. In quale misura esiste una governance centralizzata di questi dati e quali componenti, invece, si trovano sotto il controllo di specifici dipartimenti aziendali?
Studiare i dati ci consente di creare valore per i consumatori: capire in maniera specifica le loro esigenze ci permette di formulare proposte su misura e in linea con le loro necessità. Il nostro lavoro non si limita però ai clienti finali: studiamo con attenzione anche i dati legati al mondo della produzione e del trading delle principali commodity energetiche. L’ambito di cui ci occupiamo è molto ampio ed è dunque fondamentale leggere in maniera accurata i dati in nostro possesso, per fornire ai colleghi le informazioni corrette e dar loro gli strumenti appropriati per fare le scelte di business più efficaci nel minor tempo possibile. La governance è stata centralizzata: è stato creato un apposito team, di diversa formazione scientifica (matematica, ingegneria, statistica, economia) che lavora in maniera trasversale con tutti i dipartimenti dell’azienda. Ci occupiamo di strutturare i dati in maniera robusta, di fare controlli relativi alla sicurezza e garantire gli accessi alle persone identificate come possibili fruitori.
Quale ruolo riveste la business intelligence (BI) oggi e com’è evoluto nel tempo? Quale valutazione date agli strumenti fin qui utilizzati?
L’avvento di un processo di Business Intelligence ha comportato un graduale cambio della cultura aziendale in materia di approccio e utilizzo dei dati: oggi mettiamo a disposizione dei colleghi report dinamici, nei quali ciascuno può trovare le informazioni più adeguate, in maniera veloce e molto semplice. In alcuni casi i colleghi possono addirittura costruire dei report su misura, capaci di rispondere a specifiche esigenze. Sintetizzando il concetto, si è passati quindi da un team che fornisce reportistica a partire dalle esigenze del business, a un assetto in cui il business sviluppa da sé la reportistica a seconda di quel che gli serve. Si tratta quindi di una partita che stiamo giocando non solo a livello tecnico di infrastruttura e di governance del dato, ma anche sul piano di un nuovo approccio da parte dei colleghi che stanno via via raffinando le competenze digitali. Gli strumenti scelti sono cambiati di pari passo con l’incremento del numero di dati disponibili, con le diverse esigenze di reporting emerse e con le nuove normative europee in ambito di sicurezza e privacy.
Come giudicate la qualità e l'omogeneità dei dati sui quali l'azienda lavora nell’ottica del supporto al business?
Siamo partiti nel 2015 con un focus molto spinto sul mondo della produzione termoelettrica, mentre oggi la disponibilità dei dati aziendali fruibili per sviluppo di modelli e reportistica copre tutti gli ambiti di business.
Quale valutazione potete dare sul livello di accessibilità e utilizzo dei dati da parte delle figure maggiormente coinvolte nella definizione ed esecuzione delle strategie di business?
Uno dei nostri obiettivi è senza dubbio mantenere molto alto il livello di accessibilità degli insight derivabili dai dati, sia mediante la costruzione di reportistica di qualità, sia mediante la formazione del top management. Abbiamo adottato un modello che crea valore per tutta l’azienda e non solo per le figure apicali.
Carolynn Tschuor (business intelligence manager) ed Elena Rudelli (head of risk & quantitative analysis) di Sorgenia
State pensando a evoluzioni in direzione delle frontiere più avanzate della BI (machine learning, analisi di big data o predittive, social network analytics, algoritmi avanzati o altro)?
La forte spinta aziendale verso l’innovazione, il continuo miglioramento e la digitalizzazione sono stati declinati in diversi sotto obiettivi che mettono a fattor comune la centralità dei dati e il valore che la loro elaborazione sempre più rappresenta per ogni azienda. Il nostro obbiettivo è utilizzare nuove tecnologie, o migliorare significativamente quelle in essere, per rendere sempre più efficienti i processi e i servizi offerti sia internamente che esternamente. Per fare questo, abbiamo adottato un processo che porta avanti in modo sincrono diversi filoni di lavoro, oltre a quello della Business Intelligence: uno di data retrieval per l’efficientamento del reperimento di dati, uno di infrastruttura per l’organizzazione e il salvataggio degli stessi, e uno di advanced analytics che esplora in modo sistematico la possibilità di generare nuovi algoritmi e modelli computazionali e che automatizzano calcoli ripetitivi mediante l’uso di strumenti di machine learning, analisi di big data, sistemi predittivi. Gli output di questa innovazione tecnologica applicata al mondo Sorgenia sono molteplici: includono, tra le altre, anche la rivisitazione in itinere di alcuni processi. I tavoli di lavoro sono spesso cross-funzionali per poter coniugare al meglio la competenza tecnica con le esigenze quotidiane del business.
Per i processi descritti vi siete affidati a Qlik. In quale direzione andrete ora?
Negli ultimi anni, il rapporto di Sorgenia con Qlik si è evoluto di pari passo con il nostro utilizzo del software. Ipotizziamo che possa continuare a sottendere sia l’ambito infrastrutturale che quello di sviluppo delle competenze, oltre a quello di governance e licenze. La sfida importante sarà quella di gestire la continua crescita in modo economicamente sostenibile per l’azienda.
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