La burocrazia impedisce all’AI di essere considerata “inventore”
Per gli uffici brevetti di tutto il mondo, l’intelligenza artificiale non può sostituirsi a una persona nell’elenco di chi coloro che sono considerati gli autori di una scoperta.
Pubblicato il 30 aprile 2020 da Redazione

L’Ufficio Marchi e Brevetti statunitense (USPTO, US Patent and Trademark Office) si è visto costretto nei giorni scorsi a pronunciarsi su un’insolita richiesta: attribuire un’invenzione a un’intelligenza artificiale (AI). E la risposta è stata negativa. Nel luglio scorso era infatti pervenuta una domanda in cui il nome dell’inventore era indicato come DABUS, mentre nel campo “cognome” si leggeva che “l’invenzione è stata generata da un’intelligenza artificiale”. Stephen L. Thaler era invece la persona che ha materialmente presentato l’istanza.
Ci sono voluti otto mesi perché l’ente americano arrivasse al suo responso, non prima di avere segnalato che i moduli di richiesta erano incompleti. Il risultato è un capolavoro di burocrazia. In sostanza, per giustificare il diniego, l’Ufficio Brevetti sostiene che il Codice degli Stati Uniti, al Capitolo 35, si riferisce all’inventore come “chiunque”, “lui” e “lei”, facendo capire che si tratta di un essere umano. Pensare a questa entità come a una macchina è quindi improprio. L’Ufficio cita anche precedenti interpretazioni del Federal Circuit, in cui si sostiene che “solo una persona naturale può essere un inventore”. E dopo avere spulciato codice e normative per trovare una discreta quantità di affermazioni che porterebbero a questa conclusione ha dato il suo parere negativo.
La risposta statunitense non è comunque la sola, dato che l’Artificial Inventor Project, ovvero l’organizzazione nell’ambito della quale DABUS “lavora”, aveva già fatto analoga richiesta agli uffici del Regno Unito (IPO, Intellectual Property Office) e dell’Unione Europea (EPO, European Patent Office) ottenendo risposte simili. A questo link ci sono le argomentazioni che erano state portate a sostegno della tesi.
Con la sua domanda di attribuzione di brevetto a un’intelligenza artificiale, l’Artificial Inventor Project non aveva comunque intenzione di sostenere che l’IA dovesse detenerne i diritti, ma semplicemente di poterla inserire nell’elenco degli inventori. Evidentemente, per il riconoscimento delle capacità inventive di una macchina il momento non è ancora arrivato.
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