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La cloud transformation delinea l’evoluzione di Blue Yonder

Nata come Jda, l’azienda ha provveduto nel 2020 a un rebranding, che nasconde la volontà di far emergere gli aspetti più innovativi e digitali del portafoglio d’offerta. Le prospettive di berve e medio termine nelle parole di Stefano Maio, senior director per Italia, Spagna e Portogallo.

Pubblicato il 12 gennaio 2021 da Roberto Bonino

Per 35 si è chiamata Jda, creandosi uno spazio di rilievo nel mondo della gestione delle supply chain. Nel 2020 è arrivato il rebranding, che ha portato all’adozione del nome Blue Yonder, derivato da un’azienda acquisita un paio d’anni prima e con competenze soprattutto nei settori dell’intelligenza artificiale e del cloud.

Questo spiga già molto dell’evoluzione di un’azienda che oggi si definisce “digital fulfillment company” e riassume la propria visione con la volontà di ridurre gli sprechi, l’energia e i costi necessari per rafforzare il commercio globale, accelerare la prosperità economica e la sostenibilità. Non proprio un obiettivo da poco, tuttavia consolidato con le operazioni già concluse in passato con il vecchio brand (ad esempio le acquisizioni di i2, Manugistics e RedPrairie) e con una serie di iniziative portate aventi nei pochi mesi trascorsi con la nuova denominazione.

I cambiamenti del 2020 e gli effetti sulla strategia

Nel 2020, infatti, è arrivato l’ingresso nel capitale (20%, equivalente a circa un miliardo di dollari) di Panasonic, che ha voluto così rafforzare la propria presenza nel campo dei sistemi connessi per le imprese. In primavera, con tempi molto rapidi, è stato attivato un Covid-19 Response Center e, a seguire, si sono definite le partnership con Dhl (creazione di una piattaforma per l'integrazione dei robot usati a magazzino su Microsoft Azure) e con Accenture (progettualità congiunte cloud-first per la modernizzazione delle supply chain di aziende del retail e della distribuzione): “A questo dobbiamo aggiungere, soprattutto a livello locale, la conquista di clienti come Cnh Industrial e MaxiDi”, spiega Stefano Maio, senior director Italia, Spagna e Portogallo di Blue Yonder, “così come l’acquisizione di Yantriks, fornitore di una soluzione SaaS specifica per l’ottimizzazione e l’integrazione tra processi di e-commerce omnichannel ed evasione degli ordini”.

Questo insieme di iniziative testimonia come l’azienda si voglia posizionare al centro del percorso evolutivo dei processi, inevitabilmente sempre più digitali, di pianificazione produttiva e distribuzione delle merci a tutti i livelli: “Soprattutto alla luce degli avvenimenti dell’ultimo anno”, prosegue Maio, “i nostri clienti hanno un bisogno crescente di poter disporre di una supply chain resiliente e capace di gestire, il più possibile in modo autonomo, situazioni di imprevedibilità o anomalia. La Blue Yonder che abbiamo acquisito si era già posizionata da tempo in quest’ambito e oggi la piattaforma Luminate si propone non solo come una tecnologia, ma come un vero e proprio ecosistema digitale, disponibile in modello SaaS, pronto a fornire integrazione, intelligenza, visibilità e controllo sui processi, con il machine learning integrato per offrire i suggerimenti migliori in ogni contesto”.

Stefano Maio, senior director di Blue Yonder per Italia, Spagna e Portogallo

D’altra parte, non solo viviamo in un mondo omnicanale e customer-centrico, ma le supply chain oggi devono saper distribuire beni essenziali con tempestività (cibo, acqua, vestiti e medicine soprattutto). Il raggiungimento di questo obiettivo passa per a connessione di ogni aspetto della catena di fornitura, dalla pianificazione all’esecuzione, per acquisire la visibilità in tempo reale necessaria per prevedere e soddisfare la domanda del mercato nel momento in cui si concretizza.

Le prospettive in Italia

Blue Yonder lavora su questo fronte, ma può far leva su circa 3.300 clienti a livello globale, un giro d’affari annuo superiore al miliardo di dollari e una posizione di forza acquisita in settori come la logistica, il retail e il manufacturing: “Sappiamo di confrontarci con nomi altisonanti nel nostro ambito di attività”, ammette Maio, “ma possiamo far leva su una proposizione end-to-end, cloud-based, aperta, capace di gestire tutta la catena di fornitura, specializzata e con forte attitudine a integrarsi con altre soluzioni, ad esempio nell’IoT o nel category management”.

In Italia, Blue Yonder è tradizionalmente meglio posizionata sul rapporto diretto con i clienti, ma ora l’intenzione è di rafforzare la strategia tier-2 su mercati come il manufacturing e il retail/grocery: “Faremo leva su partnership globali rilevanti come quella con Accenture, ma anche con specialisti locali, come Athena Retail di Bologna, seguendoli tutti localmente con la nostra rete di consulenti”, conclude Maio.

 

Tag: retail, machine learning, supply chain, manufacturing, Digital fulfillment

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