Che cosa accomuna Usain Bolt, l’otto volte campione olimpico e primatista mondiale dei 100 e 200 metri, al tema della sicurezza informatica? L’importanza della velocità. Ospite di un evento online mondiale di Check Point, il velocista giamaicano si è prestato a una curiosa “intervista doppia” con Gil Shwed, fondatore e Ceo della società di cybersicurezza, parlando delle proprie passioni (come la musica e il tifo sportivo per il suo idolo Cristiano Ronaldo), del nervosismo che precede le gare (“Sarai sempre un po’ nervoso, ma in una certa misura è una cosa buona. Se ti prepari bene non c’è ragione di essere in ansia”) e anche dell’attività filantropica portata avanti con la sua fondazione (che in Giamaica ha recentemente donato alla scuola pubblica, con l’aiuto dello sponsor Epson, centinaia di stampanti e proiettori).

Nelle rispettive biografie, “Lightning Bolt” e Gil Shwed e non potrebbero apparire più diversi eppure hanno una cosa in comune: entrambi, fin da ragazzini, avevano ben chiare le proprie passioni. Uno a coltivare gli sport, prima il calcio e poi quell’atletica leggera che gli avrebbe dato gloria; l’altro a sviluppare abilità da informatico professionista, trascorrendo fino a dieci ore al giorno dietro allo schermo di un computer. E il motto di Bolt, di fronte alla domanda su quale sia la formula del successo, potrebbe applicarsi bene anche al fondatore di Check Point: “Determinazione e lavoro duro”, ha detto il campione olimpico. “Il successo non arriva in un anno o due, ma dipende da quanto si è determinati e si lavora nel tempo”.


Per l’uomo che a Berlino, nei mondiali di atletica del 2009, frantumò il suo stesso record precedente correndo i cento metri in 9,58 secondi, va da sé che la velocità sia importante. Ma lo è altrettanto per Check Point. “Ci sono molti modi per essere veloci”, ha spiegato Shwed. “Per esempio essere innovativi nel presentare tecnologie, o essere rapidi nel bloccare gli attacchi sconosciuti. Di fronte alla vulnerabilità di Log4J la nostra tecnologia è stata l’unica a dimostrare di poter prevenire gli exploit zero-day. Un altro modo per essere veloci è permettere a tutto il traffico di rete di fluire nel modo più rapido possibile”.

Che Check Point ultimamente abbia il pallino della velocità lo si coglie anche dal recente annuncio di Quantum Lightspeed Security Gateways, firewall che può raggiungere un throughput massimo di 3 terabit per secondo per sistema  e 800 Gbps per singolo gateway, limitando la latenza a 3 microsecondi. Non lesinando negli elogi, il fondatore dell’azienda si è detto certo che Check Point possa fornire la migliore tecnologia sia dal punto di vista della sicurezza sia delle prestazioni. “Quest’anno vogliamo dimostrare che non è necessario accettare un compromesso tra velocità, performance, sicurezza e costi”, ha annunciato. 

 

 

Usain Bolt in collegamento durante l'evento di Check Point; in alto, Gil Shwed, Ceo e fondatore dell'azienda.


Un percorso verso l’unificazione

Dunque la velocità è solo uno degli ingredienti nella formula vincente di Check Point. L’altro è l’integrazione, parola molto di moda in campo informatico da almeno qualche anno, ma che a ben pensarci non è solo uno slogan. La proliferazione delle tecnologie di cybersicurezza, di differenti vendor, sovrapposte a infrastrutture e servizi cloud altrettanto disparati, si traduce per molte aziende in lentezze e complessità. Per questo Check Point vuol fare del tema della unificazione (un altro modo per parlare di integrazione) un filo conduttore del suo 2022. Itai Greenberg, vice president product management di Check Point, ha rimarcato il vantaggio di affidarsi  a un unico fornitore per la difesa delle risorse cloud, delle reti, delle applicazioni e degli endpoint: “Potreste usare queste cose da differenti vendor, ma si integrerebbero realmente?” 

All’interno di CloudGuard, l’offerta per la protezione del cloud, è ora disponibile in anteprima un nuovo servizio gestito di Firewall as a Service (CloudGuard FWaaS), sviluppato insieme ad Aws, utilizzabile sia come gateway a difesa del perimetro sia in combinazione con tecnologie SD-Wan (software-defined Wan). Altra novità è la versione di preview di Quantum IOT Protect, soluzione che permette di ottenere visibilità sugli asset e sui rischi delle reti Internet of Things, nonché di impostare in modo autonomo le policy in ottica zero trust. L’autonomia in questo caso fa la differenza, perché “dover impostare una policy per qualsiasi dispositivo IoT presente in una rete sarebbe un incubo”, ha sottolineato Greenberg.

Focus sulla sicurezza del codice con l’acquisizione di Spectral

A proposito di automazione, è giunto in settimana anche l’annuncio dell’acquisizione di una startup israelieana specializzata in tecnologie che rendono più automatica, facile e sicura l’attività di sviluppo software. Spectral, fondata nel 2020, propone strumenti che spaziano dalle scansioni Infrastructure as Code alle tecnologie che prevengono le manomissioni del codice, dai controlli sul codice sorgente alla scoperta dei leak. Sempre a proposito di velocità, l’azienda sottolinea che queste soluzioni possono essere distribuite in meno di cinque minuti, mentre lo scanner di codice produce risultati accurati in una manciata di secondi. Le soluzioni di Spectral, già utilizzate da circa 300 società clienti, saranno integrate all’interno dell’offerta CloudGuard di Check Point.