La squadra italiana di Oracle alza ancora l’asticella
Fabio Spoletini tira le somme di un anno denso di soddisfazioni per il business della filiale nazionale. Erp in cloud e Autonomous Database guidano la crescita.
Pubblicato il 02 settembre 2019 da Emilio Mango

È un meritato e malcelato orgoglio quello che sfoggia Fabio Spoletini, country manager di Oracle Italia e senior vice president della regione Sud-Europa, Russia e Cis, incontrando i giornalisti subito prima delle vacanze estive. L’occasione è quella di commentare i risultati dell’anno fiscale della multinazionale, chiuso il 31 maggio, ma soprattutto di evidenziare le prestazioni della filiale italiana, nonché di chiarire su quali direttrici strategiche si muoverà il business nel nostro Paese.
Oracle, lo ricordiamo, ha chiuso il 2019 superando le aspettative degli analisti, con un fatturato di circa 40 miliardi di dollari a livello mondiale, in crescita dello 3% (a valuta costante) rispetto all’anno precedente, e un utile netto tra i più alti mai registrati, di oltre 11 miliardi.
“Al di là dei risultati, già ampiamente commentati”, ha detto Spoletini, “mi preme evidenziare almeno due trend significativi: la crescita del 32% dell’Erp in cloud e il successo di Autonomous Database, che vede oltre 5mila progetti trial solo nell’ultimo trimestre”. Per Oracle, la tecnologia “autonoma” è diventata un pilastro imprescindibile, sia perché è una tendenza generale e inarrestabile in ambito hi-tech (pensiamo alle macchine a guida autonoma) sia perché garantisce livelli di sicurezza più elevati, riducendo drasticamente l’errore umano. A livello strategico, uno di fatti più rilevanti è la partnership con Microsoft, annunciata lo scorso giugno, che ha visto l’interconnessione dei data center delle due multinazionali e il rafforzamento dell’offerta verso le grandi imprese. “Le stime dicono che entro il 2025 l’80% dei carichi di lavoro sarà in cloud”, ha commentato Spoletini, “e Oracle e Microsoft, sono, tra i big, gli unici che hanno una forte tradizione nel mercato Enterprise, cosa che non si può dire per i diretti concorrenti (Amazon e Google, ndr)”.
Fabio Spoletini, Oracle
I risultati italiani
Tornando ai successi di Oracle Italia (i cui numeri non possono essere divulgati), Spoletini ha dichiarato che “per la filiale italiana è stato l’anno migliore di sempre”, lasciando intendere che le performance sono state superiori alla media della multinazionale. “In Italia abbiamo molti casi attivi con Autonomous Database”, ha spiegato Spoletini, “con nomi importanti come Cnp Vita, Sisal e Coca Cola Hbc. Molte attività sono di tipo Poc (Proof of Concept), ma in ambiente cloud anche i Poc si possono considerare progetti veri e propri. Sul fronte Erp Cloud abbiamo acquisito clienti come Amplifon, Zanetti (Segafredo), Cnh e Wind-Tre, mentre in ambito Cloud Customer Experience stiamo lavorando con aziende del calibro di Mediaset, Postepay e Banca Mediolanum. Nel segmento delle soluzioni in cloud per le Risorse Umane, infine, possiamo citare i casi di Generali, Mapei, A2A e Danieli”. Dalle dichiarazioni di Spoletini durante l’incontro stampa emerge chiaramente il ruolo sempre più centrale di Oracle Consulting, che interviene direttamente con i clienti finali soprattutto negli ambiti Erp Cloud e Autonomous Database, mentre i partner di canale restano protagonisti nei segmenti Hr e marketing.
“In questa fase”, ha concluso il manager, “il tempo di delivery dei progetti è un parametro strategico. I progetti devono essere realizzati nell’arco di settimane, non di mesi. È anche per questa reattività che il nostro team ha fatto registrare prestazioni eccezionali nell’aiutare le aziende a trasformarsi. Non facciamo altro che applicare ai clienti le best practice che noi per primi abbiamo adottato nel nostro processo di trasformazione. Un esempio? Quando non ci muoviamo direttamente con l’offerta Autonomous Database, introduciamo il tema del database-as-a-service: aiutare le aziende clienti a essere cloud ready è infatti il primo passo verso le tecnologie Autonomous, che secondo me diventeranno uno standard di mercato al massimo entro due anni”.
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