21/01/2022 di Redazione

La strategicità del dato rende forte Pure Storage in Italia

Paolo Fontana, country manager di nomina relativamente recente, fa il punto sull’andamento dell’azienda e sull’evoluzione delle richieste del mercato.

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Assunto il ruolo di country manager di Pure Storage la scorsa estate, Paolo Fontana ha ereditato le redini di una filiale locale che, al traino dell’andamento complessivo della corporate, pare aver trovato la chiave per rafforzare il proprio peso sul mercato: “Registriamo anche nelle aziende italiane una crescente consapevolezza sull’importanza del dato nella definizione delle strategie di business. Per questo lo storage resta un asse centrale, nonostante ci siano state spinte verso una certa commoditizzazione, soprattutto in settori come quello delle telecomunicazioni”.

I numeri confortano questa considerazione. A livello globale, gli ultimi dati disponibili parlano di una crescita del giro d’affari pari al 37%, mentre per l’Italia occorre rifarsi all’Enterprise Storage Tracker di Idc, che parla di un incremento del 26,6% nel terzo trimestre del 2021, a fronte di un mercato che, nel suo complesso, ha segnato una contrazione del 7%: “Anche guardando avanti”, sottolinea Fontana, “crediamo ci siano ottime opportunità per continuare a rafforzarci. Ormai abbiamo un brand consolidato e possiamo far leva su importanti casi di successo”.

Diversi sono i fattori che possono supportare questa visione ottimistica. Sopra a tutti, forse, c’è il tema del cloud, che Pure Storage ha reso parte integrante della propria strategia da oltre due anni: “Noi garantiamo aggiornamenti costanti e automatici della nostra piattaforma, proteggendo gli investimenti e offrendo la possibilità di una migrazione graduale e ponderata, con contratti as-a-service annuali e tagli da 50 Tb”. In questo contesto, Fontana pone l’accento sull’uniformità di una proposta che non fa distinzioni nella gestione dei dati dalla modalità di fruizione dello storage: “Se il multicloud appare una strada sempre più battuta dalle aziende italiane, riceviamo diverse richieste di supporto per ambienti ibridi, dove il cloud viene sfruttato, per esempio, negli ambienti di produzione, ma si preferisce mantenere on premise il disaster recovery. Inoltre, anche nelle realtà dove non tutto può essere migrato, per esempio nelle banche, possiamo proporre la soluzione dei servizi gestiti dai nostri partner, consentendo di liberare risorse economiche per investimenti più strategici”.

 

Paolo Fontana, country manager di Pure Storage Italia

 

Un altro tema di forte sensibilità in questo periodo è quello della sostenibilità. Qui Pure Storage può far leva sulla scelta storica di un portafoglio d’offerta tutto badato sulla tecnologia Flash: “Essa consente di ospitare molti più dati nello stesso spazio occupato, risparmiando fino al 96% rispetto alle infrastrutture legacy”, rimarca Fontana. “I nostri studi dicono che a livello mondiale i nostri clienti hanno potuto beneficiare di una riduzione dei consumi pari a 4 miliardi di chilowattora negli ultimi anni”.

Gli ambiti di attenzione dell’azienda per il 2022 comprendono la data protection e lo storage-as-a-code. Sul primo fronte, è di questi giorni l’aggiornamento del portafoglio d’offerta FlashArray e FlashBlade con la soluzione Pure Safemode, in combinazione con Portworx Px-Backup per il contrasto soprattutto dei ransomware. Lo storage-as-a-code, invece, fa leva sulla proposizione Pure Fusion e sul database-as-a-service per Kubernetes Portworx Data Service: “Abbiamo avuto un riscontro molto buono soprattutto nelle grandi aziende”, commenta ancora Fontana, “e non posso nascondere una certa piacevole sorpresa. Certamente, è una tendenza che cavalcheremo quest’anno. Ma puntiamo anche ad aumentare la nostra presenza nelle aziende di fascia media, tant’è vero che abbiamo ampliato la nostra struttura locale pensando a questa tipologia di realtà, da indirizzare attraverso i nostri partner”.

 

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