Le frontiere cinesi chiudono l’accesso a libri e film di Apple
Pechino ha deciso di bloccare i servizi iBook Store e iTunes Movie Store: uno stop deciso dall’autorità che sovrintende a film, radio, televisioni e industria cinematografica del Paese, dietro cui si celerebbe l’ordine diretto del presidente della Repubblica Popolare, Xi Jinping. Non è chiaro se la scelta delle autorità potrebbe in futuro ripercuotersi anche su altre piattaforme di Cupertino.
Pubblicato il 22 aprile 2016 da Alessandro Andriolo

Il governo di Pechino ha bloccato la vendita di libri e film sulle piattaforme Apple iBook Store e iTunes Movie Store su tutto il territorio cinese. La notizia è stata riportata dal New York Times e ha ricevuto la conferma ufficiale da una portavoce della Mela. La scelta di interrompere l’erogazione dei servizi, avviata appena sei mesi fa, sarebbe stata presa direttamente dall’agenzia governativa che regola e sorveglia su stampa, televisione, radio e industria cinematografica del Paese del Dragone. È indubbio che la decisione delle autorità potrebbe avere conseguenze pesanti per il business di Apple, l’unica azienda tecnologica statunitense ad avere avuto fino a oggi la strada praticamente spianata in Cina. Almeno dal 2013, quando l’operatore China Mobile decise di vendere i primi iPhone.
Dopo gli Usa, il gigantesco e popolatissimo stato asiatico rappresenta il secondo mercato per la Mela: gli ultimi conti trimestrali hanno registrato un aumento del fatturato nella cosiddetta Greater China (Cina, Hong Kong, Macao e Taiwan) del 14 per cento, con oltre venti milioni di iPhone venduti. I consumatori locali nell’anno fisclae 2015 hanno speso circa 59 miliardi di dollari per acquistare prodotti Apple.
Con questo blocco inaspettato, Pechino starebbe cercando di raggiungere con tutta probabilità un doppio obiettivo: aumentare ulteriormente il controllo sui contenuti a cui la popolazione cinese può accedere e aiutare indirettamente i gruppi locali, come Huawei, Alibaba e Tencent. Il governo della Repubblica Popolare, è notorio, non ha mai visto di buon occhio l’invasione dei prodotti tecnologici occidentali e, soprattutto, il predominio degli Stati Uniti sul Web.
La Cina, spiega Daniel H. Rosen, uno dei fondatori della società di analisi di mercato Rhodium Group, “non è assolutamente incline ad accettare il potere di player stranieri su Internet”. La Rete rappresenta per molti dissidenti cinesi l’unico mezzo per cercare di accedere a notizie non filtrate dal governo centrale, malgrado la sorveglianza capillare del tristemente noto Great Firewall, che permette di bloccare i contenuti contrari alle leggi locali.
Secondo il New York Times, la decisione di bloccare la vendita di film e libri potrebbe essere la diretta conseguenza del giro di vite sui prodotti occidentali imposto di recente dal presidente Xi Jinping. Il numero uno della Repubblica avrebbe infatti promosso, tra le altre cose, nuove policy sulla registrazione delle comunicazioni elettroniche e avrebbe chiesto ripetutamente ad aziende come Apple di rimuovere gli algoritmi crittografici in caso di indagini condotte dalle forze dell’ordine.
Lo scontro frontale tra Cupertino e l’Fbi sulla vicenda dell’iPhone 5c appartenuto allo stragista di San Bernardino non ha sicuramente aiutato, in quanto l’obiettivo delle autorità cinesi è proprio quello di avere libero accesso a tutte le comunicazioni effettuate da imprese e privati cittadini sul proprio territorio. La Mela, ora, deve solo sperare che la chiusura (che non si sa fino a quando durerà) di iBook Store e iTunes Movie Store non rappresenti soltanto l’inizio di uno stop a cascata su altri servizi, come per esempio Apple Pay.
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