19/09/2016 di Redazione

Le omissioni sui profitti costano a Apple 12 miliardi di yen

Il fisco giapponese pretende dall’azienda un risarcimento pari a circa 105 milioni di euro. La Mela è considerata colpevole di aver taciuto su profitti della sussidiaria iTunes K.K., per vendite di app e contenuti realizzate in Giappone ma in parte contab

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Gli strani “percorsi” dei guadagni di Apple, spesso e volentieri dirottati sull’Irlanda, ancora una volta costano caro all’azienda di Cupertino: 12 miliardi di yen, cioè circa 105 milioni di euro, è il valore della multa appena recapitata a una sussidiaria giapponese della multinazionale. La iTunes K.K, come riporta Reuters, dovrà pagare al fisco un rimborso per le tasse non regolamente corrisposte nel Paese del Sol Levante.

A differenza di Apple Japan, a cui va il ricavato delle vendite di dispositivi, iTunes K.K è legata agli acquisti di applicazioni, film e musica su iTunes.  I profitti di questa divisione vengono però contabilizzati in Irlanda, dove beneficiano di tasse più clementi rispetto al 20% previsto dal fisco giapponese per le società straniere.

Per realizzare tutto ciò senza dare nell’occhio, la multinazionale ha previsto uno meccanismo piuttosto contorto. Il punto di partenza sono le royalties sulla proprietà intellettuale del software di iTunes, che tutte le sussidiarie sono tenute a corrispondere alla casa madre. Ebbene, per ogni acquisto di app, musica e film fatto in Giappone, iTunes K.K. corrisponde effettivamente una percentuale ad Apple Japan. Peccato che tale percentuale risulti di fatto sottratta agli introiti di Apple Japan (e alla tassazione locale) con un abile scambio di carte: quando acquista da Apple Irlanda gli iPhone da rivendere in patria, la società giapponese aggiunge alla cifra l’ammontare delle royalties di iTunes K.K. Che dunque, di fatto, volano nel Paese europeo in cui la tassazione è più conveniente.

 

 

Simili schemi di dirottamento non sono certo nuovi per Apple, che negli anni ha beneficiato della tassazione irlandese ma recentemente è anche stata punita con alcune maxi-multe. In Italia, nel 2015 quella da 318 milioni euro da corrispondere all’Agenzia delle Entrate come riparazione a cinque anni di mancati versamenti Ires fra il 2008 e il 2013. E poi quella, davvero mastodontica, dei 13 miliardi di euro stabilita dall’Unione Europea a fine agosto: una sentenza alla quale la Mela e il governo irlandese hanno già comunicato di voler fare ricorso, ma che intanto potrebbe crescere fino a 19 miliardi di euro con il calcolo degli interessi.

 

 

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