Lenovo spinge l’high performance computing “collaborativo”
L’azienda ha presentato il framework Scalable Infrastructure Services, con cui sviluppare in collaborazione con altre realtà sistemi di elaborazione ad altissima capacità. La novità, che vede tra i primi sostenitori Intel, ha già portato alla realizzazione del supercomputer “Marconi” di Cineca, il Consorzio Interuniversitario di calcolo di Casalecchio di Reno.
Pubblicato il 20 giugno 2016 da Redazione

L’high performance computing (Hpc) targato Lenovo fa un passo avanti grazie a un ecosistema di partner ricco e propositivo. Dal palco dell’International Supercomputing Conference (Isc) in corso a Francoforte fino al 23 giugno, il colosso cinese ha svelato il framework Scalable Infrastructure Services, un modello replicabile per lo sviluppo di nuove soluzioni per la configurazione, la realizzazione, l’implementazione e il supporto di sistemi di elaborazione ad altissima capacità. Per questa nuova architettura, Lenovo ha collaborato con Intel utilizzando lo Scalable System Framework (Ssf) del produttore di chip, in modo da offrire soluzioni Hpc completamente integrate con un supporto unificato. Ma la prima realizzazione pratica della nuova soluzione di Lenovo ha un “cuore” italiano.
È il supercomputer “Marconi” di Cineca, Consorzio Interuniversitario di calcolo di Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna. Il sistema è basato sulla piattaforma Lenovo Nextscale e sfrutta i più recenti processori Intel Xeon, giunti ormai alla quarta generazione. Si tratta di una delle maggiori realizzazioni a utilizzare l’interconnessione Intel Omni-Path Architecture e permetterà alla comunità scientifica di accedere a un sistema con elevata potenza di calcolo (fino a 1,72 petaFlops) e in grado di contenere l’assorbimento di energia elettrica.
Il gruppo asiatico ha inoltre ampliato i propri servizi, introducendo il sistema compatto 2U quattro nodi Thinkserver Sd350, e aggiornato la piattaforma di dense computing Nextscale M5 in cluster Coolmuc-2 con raffreddamento ad acqua diretto per integrare i processori Intel Xeon. Insiem al Leibniz Supercomputing Centre (Lzr) Lenovo ha mostrato un sistema di raffreddamento ad acqua a 50 grandi centigradi in ambiente di produzione.
Lenovo Nextscale M5
Il concetto di green It trova così un nuovo ambito di applicazione, dove i cosiddetti “refrigeratori ad assorbimento” estraggono calore dall’acqua di refrigeramento dei server per generarne di fredda e distribuirla poi per raffreddare cinque petabyte di storage Hpc. Il risultato è un indice di efficacia del riutilizzo di energia (Ere, Energy Reuse Effectiveness) di 0,3. In questo modo il 70 per cento del calore catturato è completamente riciclato e trasformato in acqua fredda.
Inoltre, il raffreddamento ad acqua calda riduce il consumo dei server e migliora l’efficacia dell’uso di energia elettrica (Pue, Power Usage Effectiveness). Secondo Lenovo, quindi, il sistema Lrz Coolmuc-2 presentato durante l’Isc di Francoforte consuma meno della metà dell’energia totale di un sistema di raffreddamento ad aria comparabile per prestazioni.
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