27/03/2017 di Redazione

Lo storage software-defined di Red Hat non teme i piccoli file

La versione 3.2 di Gluster Storage introduce alcune funzionalità mirate a potenziare le prestazioni delle operazioni eseguite su file di piccole dimensioni, a fornire integrità dei dati a un costo contenuto e a migliorare l’integrazione con Red Hat OpenS

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Le operazioni focalizzate sui metadati ed eseguite su file di piccole dimensioni non saranno più un problema per chi scelga lo storage software-defined di Red Hat. Il vendor del cappello rosso ha presentato Gluster Storage 3.2, un aggiornamento della sua piattaforma per l'archiviazione definita dal software, adattabile a dati strutturati e a risorse di diverso tipo (on premise, cloud privato, pubblico, ibrido, container Linux)

Con la versione 3.2 si punta a facilitare il lavoro degli amministratori e degli sviluppatori, spesso alle prese con file di pochi megabyte. È stata, infatti, migliorata la scalabilità verso il basso nelle operazioni “metadata intensive” eseguite su questo genere di file e tramite collegamento a un Nas. Rendere queste attività più semplici e più rapide, a detta di Red Hat, può migliorare fino a otto volte l'operatività, oltre a impattare positivamente sulla user experience.

Rispetto alla precedente release è stata, inoltre, migliorata lìintegrazione con la piattaforma Red Hat OpenShift Container, aggiungendo il supporto nativo per servizi di storage avanzati, quali la geo-replica e la cifratura in-flight per applicazioni implementate nei container. Diventa così possibile aumentare (fino a tre volte, rispetto alla precedente versione) i volumi persistenti (PV) per cluster. Un'altra novità sono gli “arbiter volume”, volumi che possono risolvere conflitti in caso di disallineamento di dati tra due nodi senza richiederne una terza copia. Si riduce, di conseguenza, la quantità di risorse di storage necessaria e dunque i costi infrastutturali, a parità di dati trattati; in altre parole, si può eseguire una replica a tre vite, ottenendo la totale integrità dei dati, senza dover acquistare nuove risorse hardware o in cloud.

Per ridurre l'impatto sulle prestazioni durante i ripristini, è stata resa più veloce la funzione di autoriparazione dei volumi erasure coded, e più in generale sono state introdotte capacità di monitoraggio avanzate, utili nella gestione quotidiana dello storage (è anche possibile utilizzare a questi fini lo strumento open source Nagios).

 

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