13/01/2021 di Redazione

Mazzette ai dipendenti di Leonardo, indagata anche Google

Stando all’indagine avviata dalla Procura di Milano, attraverso Google Pay sarebbero rientrati in Italia almeno 400mila euro dirottati in precedenza in società off-shore. La società, indagata per riciclaggio, sta collaborando con gli inquirenti.

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Spunta il nome di Google nell’inchiesta della Procura di Milano sulle tangenti pagate a un gruppo di dipendenti e funzionari di Leonardo, elargite da una società fornitrice, la milanese Trans-part, per ottenere contratti di fornitura su componenti di aerei ed elicotteri. Nella vicenda sono indagati per “corruzione fra privati” quattro dipendenti di Trans-part e una decina di funzionari e dipendenti di Leonardo, mentre la società di Alessandro Profumo è parte lesa e sta collaborando alle indagini. Che cosa c’entra Google? Tecnicamente l’indagata non è la casa madre ma due sue società, Google Ireland e Google Payments, che avrebbero “chiuso un occhio” su un meccanismo di recupero del denaro attraverso la piattaforma Google Pay. 

 

Come riporta Ansa, i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza hanno perquisito le sedi della Leonardo a Roma e a Pomigliano d'Arco (Napoli), per acquisire documenti. Le accuse spaziano dal riciclaggio, ai reati fiscali e alla corruzione tra privati. Stando a quanto scoperto finora, quattro dipendenti di Trans-part avrebbero utilizzato fondi ricavati da evasione fiscale per corrompere con mazzette e regali una decina di funzionari e dipendenti di Leonardo, affinché adeguassero alle loro esigenze i bandi relativi alla forniture. Trans-part si occupa, infatti, di forniture di parti, materiali ed equipaggiamenti per diversi settori, tra cui militare, spazio, avionica, trasporti e industria. La lista dei suoi clienti include, fra gli altri, Fincantieri, Piaggio Aerospace, Alstom e Thales. 

 

Oltre a mazzette camuffate da contratti di consulenza, i dipendenti di Leonardo avrebbero beneficiato di regali di vario genere e addirittura di provvigioni sui contratti ottenuti.  Fra il 2012 e il 2018 sarebbero stati trasferiti all’estero, in società off-shore panamensi, inglesi e irlandesi, circa sei milioni di euro, per poi recuperare parte del capitale: attraverso Google Pay i versamenti rientravano in Italia senza indicazione del mittente. I soldi “recuperati” sarebbero non meno di 400mila euro, suddivisi su 25 operazioni.

 

 

Google Ireland e Google Payments, dunque, sono indagate solo relativamente all’accusa di riciclaggio. Le due società, scrive il Pubblico Ministero della Procura di Milano, avrebbero consentito "il trasferimento di somme di denaro provento di frode fiscale" ostacolando "l'identificazione della provenienza delittuosa". La loro "interposizione", scrive ancora il Pm, rendeva impossibile risalire all'identificazione del soggetto che ha disposto i bonifici. 

 

La replica dell’azienda non si è fatta attendere: “Naturalmente presteremo la massima collaborazione alle indagini”, ha fatto sapere un portavoce, riconoscendo che Google ha ricevuto, "nell'ambito di una più vasta indagine, una informazione di garanzia per una ipotesi di illecito amministrativo in relazione a movimentazioni finanziarie che sarebbero state effettuate utilizzando le nostre piattaforme".

 

 

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