Mercato Pc, domanda forte in Europa ma con l’ombra del covid
Nel terzo trimestre 2021 i volumi di Pc desktop, notebook e workstation messi in commercio crescono del 21% anno su anno. Canalys mette in guardia sui rischi della nuova ondata di pandemia.
Pubblicato il 30 novembre 2021 da Valentina Bernocco

Le vendite di Pc in Europa Occidentale continuano a crescere spedite: il terzo trimestre ha segnato un incremento del 21% (rispetto all’analogo periodo del 2020) nel numero dei Pc desktop, dei notebook e delle workstation commercializzate nella regione. Dai monitoraggi di Canalys risulta che tale numero abbia toccato quota 16,3 milioni di unità distribuite tra l’inizio di luglio e la fine di ottobre. Mentre a livello mondiale nel terzo trimestre 2021 i numeri sono calati del 2% anno su anno, soprattutto per effetto della perdurante crisi dei semiconduttori, l’Europa Occidentale rimane per il momento un’area di forte crescita.
“I numeri dimostrano la continua domanda di personal computer”, ha commentato Trang Pham, research analyst di Canalys. “Il fatto non riguarda più solo l’evasione degli ordini rimasti in attesa, bensì la gestione di una domanda di più lungo periodo e questa è una buona notizia per ciascun singolo vendor del mercato”. A sostenere questa domanda di lungo periodo, come sappiamo, ci sono le esigenze di dotazione tecnologica per i telelavoratori ma anche il normale ciclo di ricambio, alimentato in parte dal debutto di Windows 11.
La penuria di componenti nella supply chain sembra destinata a protrarsi ancora per buona parte del 2022, e tuttavia Canalys si aspetta per l'Europa Occidentale alti tassi di crescita anche per l’anno prossimo. Bisogna però fare un distinguo: la domanda di computer professionali sta crescendo più di quella di modelli consumer: +31% contro +11% di incremento annuo. Di prevede dunque che la domanda di Pc da parte delle aziende resterà forte almeno fino al 2023.
Oltre all’esigenza di strumenti per lo smart working, in Europa Occidentale esiste una “specifica necessità di dispositivi più veloci e con migliori specifiche tecniche”, ha proseguito Pham, “poiché le aziende non cercano soltanto di proteggersi da futuri eventi distruttivi ma cominciano anche a guardare seriamente ai propri obiettivi Esg”. I criteri di sostenibilità ambientale, sociale e di governance, insomma, dopo molti anni di chiacchiere iniziano a entrare davvero nelle strategie (anche IT) delle aziende.
Nel periodo in esame HP ha recuperato il primo posto in classifica come marchio più distribuito, dopo aver perso lo scettro per tre trimestri. L’azienda californiana ha messo in commercio 4,4 milioni di computer, ottenendo un 27% di market share. Segue Lenovo, con 4,1 milioni di unità e 25% di quota mercato: nonostante lo scivolamento al secondo posto, in Europa Occidentale l’azienda cinese ha fatto crescere i propri volumi del 22% anno su anno. Al terzo posto c’è Apple, con più di 1,9 milioni di iMac e Macbook distribuiti in tre mesi e una quota del 12%. Canalys fa notare come l’azienda di Cupertino sia l’unico venditore di tablet ad aver registrato, con i suoi iPad, una crescita anno su anno dei volumi commercializzati.
Ora, considerando la nuova ondata di contagi da coronavirus e l’avanzare della variante Omicron, sul futuro immediato dell’economia europea pendono nuove ombre che potranno influenzare anche l’andamento delle vendite di Pc. “Qualsiasi passo indietro”, ha commentato l’analista di Canalys in relazione alla pandemia, “probabilmente impatterà non solo sul risveglio delle piccole e medie imprese ma anche su altre attività che hanno da poco cominciato a riaprire”.
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