Multa antitrust in Russa, Apple non è d’accordo
La società di Cupertino ha presentato ricorso contro la sanzione da 12 milioni di dollari del Servizio Federale Antimonopoli russo.
Pubblicato il 12 maggio 2021 da Redazione

Apple non ci sta: l’azienda di Cupertino ha presentato ricorso contro la sanzione da 906 milioni di rubli, cioè circa 12 milioni di dollari, decisa dall’antitrust russo. Una sanzione annunciata due settimane fa, quando il Servizio Federale Antimonopoli russo (Fas) russo formalmente accusato Apple di abuso di posizione dominante sul mercato delle applicazioni per smartphone. In particolare, da fine aprile l’azienda avrebbe favorito le proprie applicazioni su App Store, peggiorando le condizioni offerte agli altri sviluppatori.
Lo stesso Fas in precedenza aveva giudicato la società californiana colpevole di aver ingiustamente bloccato su App Store Safe Kids, un’app per il controllo parentale sviluppata da Kaspersky. In contemporanea Apple aveva lanciato una propria applicazione dalle simili funzionalità, Screen Time, una funzione che offre un servizio simile.
E non è tutto, perché più recentemente in Russia è entrata in vigore una nuova legge tesa a promuovere l’adozione di software “nazionale”, a sfavore di quello estero (e dunque statunitense). Di conseguenza, gli iPhone e iPad commercializzati nel Paese devono contenere un pacchetto di applicazioni preinstallate, sviluppate in Russia e alternative a quelle di Apple. Si tratta di undici servizi che spaziano dal browser (Yandex al posto di Safari) alla posta elettronica, dai social network allo streaming video.
Ora, di fronte alla nuova accusa dell’antitrust, la Mela ha reagito chiedendo un nuovo procedimento che potrebbe annullare la multa. Le udienze cominceranno il 21 giugno. Sebbene coinvolga un’azienda privata come Apple, questo nuovo scontro ha il sapore di una contrapposizione tra Russia e Stati Uniti, una contrapposizione sia economica (considerati gli interessi in gioco nel promuovere un servizio digitale anziché un altro) sia politica. Dopo le pesanti accuse di Joe Biden a Vladimir Putin, nei giorni scorsi a peggiorare la tensione diplomatica tra i due Paesi è giunta l’accusa dell’Fbi nei confroni di un gruppo hacker russo, sospettato di aver sferrato l’attacco ransomware alla rete di oleodotti Colonial Pipeline.
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