06/09/2017 di Redazione

Multa sospesa per Intel, mentre Qualcomm incassa un “no”

La Corte di Giustizia ha accolto il ricorso di Intel alla sentenza che, nel 2009, l'aveva giudicata colpevole di violazioni antitrust ai danni di Amd. Il caso però non è chiuso. Il ricorso alla multa sudcoreana di Qualcomm, invece, è stato respinto.

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Sorti opposte, almeno per il momento, per due concorrenti come Intel e Qualcomm. Entrambi produttori di chip, entrambi californiani, entrambi in questi mesi sospesi fra una sentenza sfavorevole e l'obbligo di saldare una maxi multa. Nel caso di Intel, il pericolo pare temporaneamente rimandato: la sanzione da 1,06 miliardi di euro, imposta nel 2009 dalla Commissione Europea, è stata ora annullata dalla Corte di Giustizia, che ha accolto il ricorso della società di Santa Clara.

Intel aveva, infatti, contestato la decisione presa ormai nove anni fa dall'antistrust europeo al tempo guidato da Neelie Kroes, secondo cui l'azienda per anni (fra il 2002 e il 2007) avrebbe sfruttato la propria posizione dominante nel mercato dei processori x86, dettando legge sui prezzi per sbarrare la strada alla concorrente Amd. Avrebbe, nel dettaglio, proposto sconti in cambio dell'utilizzo esclusivo dei propri chip a produttori come Dell, Lenovo, Hp e Nec e al distributore Media-Saturn.

All'indomani della sentenza, la società di Brian Krzanich si era rivolta al Tribunale dell'Ue per fare ricorso, ricorso che però nel 2014 era stato respinto. L'azienda aveva, quindi, impugnato anche questa decisione asserendo che non fossero state valutate le motivazioni degli sconti, né dimostrato il danno nei confronti della concorrenza. Ora, a distanza di tre anni, la Corte di Giustizia ha dato ragione a Intel sulle mancate verifiche del tribunale, che ora dovrà quindi riesaminare il caso.

Per ora nulla è deciso, quindi, ma la decisione della Corte di Giustizia è significativa perché potrebbe avere impatti su altre indagini in corso o terminate, prima di tutte quella di Bruxelles che ha ordinato a Google il pagamento di una multa da 2,4 miliardi di euro, e poi le investigazioni su Qualcomm per la presunta violazione dell'antitrust in Europa.

E a proposito di Qualcomm, è un “no” secco quello appena incassato dal chipmaker in Corea del Sud. L'Alta Corte di Seul ha respinto uno dei due ricorsi alla sentenza della Korea Fair Trade Commission, che lo scorso dicembre aveva giudicato l'azienda californiana colpevole di violazione dei principi di libera concorrenza. Qualcomm, a detta della commissione, avrebbe impedito ai concorrenti di accedere ai propri brevetti su tecnologie standard e coperte dal trattamento Frand: da qui una multa di 1.030 miliardi di won, l'equivalente di circa 815 milioni di euro. La società aveva dunque avviato due ricorsi, chiedendo nel primo un annullamento della decisione e nel secondo una sospensione dell'ordine di pagamento fino a nuova sentenza. L'Alta Corte di Seul ha però rigettato la richiesta di sospensione, mentre ancora deve esprimersi in merito a quella di cancellazione della prima sentenza.

 

 

Qualcomm”, si legge in una nota diffusa dall'azienda, “continua a ritenere che la decisione della Korea Fair Trade Commission non sia supportata dai fatti e dalla legge, e che sia stata il risultato di udienze e investigazioni in cui a Qualcomm sono stati negati diritti processuali fondamentali”. Si continuerà a battere su un'argomentazione: la commissione sudcoreana si sarebbe espressa su un tema che esula dalle sue competenze e che viola principi di diritto internazionale, e che non tiene conto della tutela della proprietà intellettuale.

 

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