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Negli Stati Uniti non è ancora scattata l’ora di TikTok

Il Dipartimento del Commercio ha deciso di non procedere, per il momento, con l’attuazione dell’ordine esecutivo di Donald Trump, che vorrebbe bloccare l’applicazione negli Usa. Ma la vicenda è ancora in fieri.

Pubblicato il 13 novembre 2020 da Valentina Bernocco

Nella transizione di un’America ancora guidata da Donald Trump ma proiettata verso il nuovo corso di Joe Biden, l’affaire TikTok è ancora in stallo. L’accusa scagliata dalla Casa Bianca, e già applicata in passato a Huawei, Htc e ad altre aziende cinesi, era quella di spionaggio governativo ai danni dei circa 100 milioni di cittadini statunitensi che utilizzano l’app. In un documento interno governativo, ByteDance, l’azienda proprietaria del social network, veniva definita come il “megafono” del Partito Comunista cinese, interessato a promuovere subdolamente i suoi interessi e i suoi messaggi su una piattaforma che nel mondo conta oltre 500 milioni di utenti attivi.

 

Lo scorso agosto il social network cinese era stato minacciato da Trump di un oscuramento in territorio statunitense, e ne è seguito un avvicendamento di fatti travagliato: un primo ordine esecutivo del Presidente, che annunciava il blocco della possibilità di download di TikTok e dell’applicazione di messaggistica WeChat entro 45 giorni, ovvero entro il 20 settembre; poi un altro ordine esecutivo che spostava la deadline al 12 novembre e chiedeva a ByteDance di vendere le proprie attività statunitensi a un’azienda a stelle e strisce, per poter continuare a operare sul territorio.

 

 

 

Dopo varie trattative si era giunti a un’intesa preliminare con Oracle e Walmart per un’acquisizione condivisa, che assegna a ciascun compratore una parte delle quote. Da allora, però, non si è ancora concretizzata alcuna cessione e ancora si attende che ByteDance completi la propria ristrutturazione interna, come previsto dall’accordo preliminare. Questa settimana la società ha chiesto tempo, presentando una petizione a un tribunale di Washington. 

 

Nel frattempo tre cittadini statunitensi titolari di account molto seguiti (tali Douglas Marland, Cosette Rinab, and Alec Chambers) in Pennsylvania hanno presentato un esposto chiedendo di non bloccare TikTok, perché questo impedirebbe loro di guadagnarsi da vivere attraverso i proventi pubblicitari dei propri profili. A fine ottobre scorso il giudice federale Wendy Beetlestone ha effettivamente dato ragione ai tre “TikTokers”, sostenendo che una messa al bando dell’applicazione rappresenterebbe una seria minaccia alla libertà di circolazione delle informazioni.

 

E si è giunti così all’ultimo capitolo scritto finora: allo scadere della deadline del secondo ordine esecutivo agostano, il Dipartimento del Commercio ha deciso di non procedere con l’attuazione delle disposizioni di Trump, proprio alla luce della sentenza emessa in Pennsylvania. Ma la vicenda non è certo conclusa, dato che il Dipartimento di Giustizia si è già appellato alla decisione del giudice Beetlestone. Per ora, “in attesa di ulteriori sviluppi legali” (parole del Dipartimento del Commercio) TikTok non ha ancora perso la cittadinanza americana.

 
Tag: app, social, spionaggio, social network, Usa, Cina, donald trump, tiktok

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