Nft, un’opportunità da cogliere al volo (e da capire)
La tecnologia dei token non fungibili (Non-Fungible Token) si fa strada nelle strategie di marketing e nella finanza, ben oltre l’ambito del collezionismo digitale.
Pubblicato il 07 marzo 2022 da Valentina Bernocco

Quella degli Nft, i Non-Fungible Token, sarà la prossima rivoluzione? Da tempo si sente parlare della tecnologia del “gettone digitale” crittografico, non intercambiabile, basato su blockchain, che permette di certificare il passaggio di proprietà di un oggetto. Nel 2021 hanno fatto notizia i casi dell’artista Beeple (la casa d’aste Christie’s ha venduto un suo collage digitale per 69,3 milioni di dollari) e di Tim Berners-Lee (9.555 linee del codice del World Wide Web sono state acquistate da un collezionista per oltre 5,4 milioni di dollari). Ma gli orizzonti degli Nft sono molto più vasti. Ce ne parla Marco Pissarello, director di Smartxchange, società britannica (con sedi a Londra) che offre soluzioni di consulenza strategica per progetti avanzati di tecnologie informatiche e in particolare su blockchain, Nft e sicurezza informatica.
Perché oggi si parla tanto degli Nft?
Stanno diventando un meccanismo importante nel campo dell’arte, ma anche nel marketing, nel retail e nell’industria dello spettacolo. Il mercato del collezionismo è quello più affermato al momento e faccio l’esempio di un’esposizione di tenutasi a febbraio a Londra, con in mostra copie perfette di opere d’arte i cui diritti sono stati ceduti da pinacoteche come quella di Brera e la Galleria degli Uffizi. Poi c’è il filone delle “comunità”, come quello della collezione Bored Ape: una serie di disegni di scimmie, nei quali algoritmi generano in automatico delle variabili con diverso grado di rarità. In applicazioni di questo tipo i collezionisti hanno vantaggi di appartenenza o ritorni economici. Per esempio, il possesso di un collezione di Bored Ape dà accesso a eventi esclusivi di lusso. C’è poi l’ambito del retail, in cui comprando Nft si ottiene un bene fisico. Nel campo della moda possiamo citare progetti di Gucci, Louis Vuitton e Dolce & Gabbana, che hanno lanciato collezioni digitali vendute all’asta per milioni di dollari, e ancora Gap, Burberry e altri.
Ci sono esempi italiani?
Oggi negli Nft sono all’avanguardia gli Stati Uniti e l’Asia, mentre in Europa si stanno muovendo Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Ci sono però casi italiani, come appunto quello di Dolce & Gabbana o quello del cantante Mamhood, che ha accompagnato l’uscita di un suo album con una collezione di animazioni video in Nft. L’anno scorso Vanity Fair ha messo la cantante Elodie in copertina, la prima copertina Nft mai realizzata dalla rivista. Come Smartxchange stiamo seguendo dei progetti relativi a una collezione di sneakers e a un gruppo di modelle. Inoltre abbiamo lavorato con Grazia per pubblicare articoli divulgativi sul tema.
C’è bisogno di fare divulgazione?
Bisogna accelerare l’educazione sul tema, perché gli Nft sono modelli che ci verranno imposti e su cui i nativi digitali sono già competenti. Non si può dire lo stesso della maggior parte delle persone e aziende. La rivoluzione sta arrivando e per coglierla bisogna avere una minima competenza tecnica. Inoltre crediamo sia necessario investire per semplificare l’usabilità di queste tecnologie, aiutando le persone a creare facilmente un wallet di Nft e a gestirlo. Ed è quello che stiamo facendo. Serve poi un terzo elemento: un cambiamento di mentalità. Siamo abituati ad accedere ai sistemi informativi con username e password, magari con l’aggiunta della biometria, e quando perdiamo una credenziale possiamo rivolgerci all’ente gestore della piattaforma per recuperarla. Con la blockchain, che è alla base dell’Nft, le cose funzionano diversamente. La responsabilità passa all’utente, che diventa l’unico custode dei propri asset.
Quali opportunità, oggi poco esplorate, si svilupperanno in futuro?
Una nuova tendenza nel campo degli investimenti è lo staking di Nft. I ricavati delle vendite dei token vengono messi a reddito e i collezionisti incassano dei dividendi dalla rendita finanziaria delle vendite. Il valore varia in base al numero di persone che chiedono di entrare in una particolare community. Inoltre, nel campo del marketing, siamo solo all’inizio e crediamo che presto, questione di mesi, queste tecnologie invaderanno fortemente il mercato.
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