22/12/2016 di Redazione

Nokia ed Apple dissotterrano l'ascia, ancora guerra sui brevetti

La società finlandese si è rivolta a diversi tribunali in Germania e negli Usa per rivendicare la paternità di 32 brevetti, impiegati dalla Mela per i suoi iPhone. Da Cupertino, specularmente, è partita verso Nokia un'accusa di violazione dei principi ant

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I vecchi nemici, un po' come i vecchi amori, non si scordano mai, almeno se si parla di brevetti tecnologici contesi. Nokia ed Apple torneranno ancora a fronteggiarsi in una battaglia legale, proseguendo una guerra a puntate che era cominciata nel 2009 e che poi sembrava essersi placata due anni dopo grazie a un sostanzioso assegno di risarcimento che la Mela aveva accettato di pagare. Questa settimana, quasi in contemporanea, le due società hanno dissotterrato l'ascia di guerra: da Cupertino è partita in direzione di Nokia un'accusa di violazione delle regole della libera concorrenza, depositata; immediatamente dopo la società finlandese ha citato in giudizio Apple in Germania e negli Stati Uniti, con nuove rivendicazioni su tecnologie coperte da brevetto e usate senza pagare alcuna licenza;

 

Più precisamente, Nokia si è rivolta a diversi tribunali fra Stati Uniti (un distretto del Texas) e Gemania (Dusseldorf, Mannheim e Munich) per denunciare l'indebito sfruttamento di 32 tecnologie “protette”. Brevetti che riguardano elementi diversi, hardware e software: dagli schermi all'antenna, passando dai processori, dall'interfaccia utente e dagli algoritmi di compressione video. In seguito all'accordo del 2011 Apple avrebbe “declinato successive offerte fatte da Nokia per dare in licenza altre parti delle sue invenzioni brevettate, impiegate in molti prodotti Apple”. La Mela, insomma, non starebbe pagando per tutte le tecnologie sfruttate, ma solo per una parte, e danneggerebbe un'azienda che “attraverso continui investimenti in ricerca e sviluppo”, scrive Ilkka Rahnasto, a capo della divisione brevetti di Nokia, “ha creato o contribuito a molte delle tecnologie fondamentali utilizzate negli attuali dispositivi mobili, inclusi i prodotti di Apple”.

 

Il documento depositato dalla casa madre degli iPhone in un tribunale della California sfodera un'argomentazione di principio: Nokia violerebbe uno dei valori antitrust che regolano il mercato, quello riassunto nell'acronimo Frand, ovvero Fair, Reasonable, and Non-Discriminatory. Così, ispirati ai principi di giustizia, ragionevolezza e non discriminazione, devono essere gli accordi commerciali fra aziende concorrenti. Tradotto nella pratica, questo significa che non è possibile considerare come un bene privato una tecnologia (anche brevettata) che sia ormai diventata indispensabile per una certa categoria di prodotto, come per esempio gli smartphone. Farlo, infatti, significherebbe ostacolare materialmente l'innovazione, servendosi delle loyalty come di un ricatto ai danni dei concorrenti.

 

 

 

Nell'esposto di Apple, la casa finlandese che un tempo fu nome glorioso della telefonia mobile viene descritta come una sanguisuga che cerca di lucrare sulla proprietà intellettuale detenuta, nonostante le tecnologie in esame richiedano un trattamento Frand. “Mentre il suo business telefonico stava morendo”, si legge nel documento, “Nokia si è messa alla ricerca di cospiratori consapevoli e ha cominciato a mettere in pratica in pieno il suo schema illegale di trasferimento dei brevetti, schema che è stato portato avanti fino a oggi”. I “cospiratori” a cui fa riferimento la Mela sono Acacia Research e Conversant Intellectual Property Management, due società nordamericane (rispettivamente, statunitense e canadese) che si occupano di gestione dei brevetti. Negli anni passati entrambe hanno preso di mira Apple con decine di denunce, facendosi portavoce di Nokia e di altri vendor, con uno schema triangolato che ora la Mela definisce illegale.

 

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