• IL NOSTRO NETWORK:
  • The Innovation Group
  • Technopolis
  • ictBusiness.it
logo
logo
  • News
  • Focus
  • Eccellenze.it
  • Strategie di Canale
  • Ti trovi in:
  • Home Page
  • Focus

Non c’è vera iper-convergenza senza Software-Defined Storage

I sistemi condivisi di memorizzazione dei dati negli ambienti virtualizzati sono spesso causa di forti mal di testa: troppo variabili i carichi di lavoro per riuscire a gestire l’I/O in modo efficiente. Una risposta possibile è la soluzione Virtual San di DataCore.

Pubblicato il 14 maggio 2015 da Redazione

L’ondata di carichi di lavoro negli ambienti virtualizzati può essere, spesso, troppo travolgente e variabile, tanto da rendere difficile la gestione delle prestazioni in input e output. La risposta al problema sta nel software, strumento che permette allo stesso tempo di migliorare l’efficienza degli ambienti virtualizzati, di semplificarne la gestione e di ridurre i costi. DataCore, con la sua soluzione Virtual San, ci spiega come e perché.


La virtualizzazione delle applicazioni è una pratica ormai ampiamente adottata. Dopo gli entusiasmi iniziali si è però compreso che una delle principali difficoltà è legata allo storage condiviso, che è elemento essenziale per la buona riuscita della virtualizzazione. Le applicazioni, infatti, possono essere spostate tra i vari server solamente se questi ultimi sono in grado di accedere a programmi e relativi dati memorizzati sulle unità di storage.
In un ambiente tipico, lo storage condiviso viene collocato in reti dedicate, le Storage Area Network (San). Nate prima della virtualizzazione, queste reti si trovano oggi ad affrontare sfide complesse, che non sempre riescono a superare nel migliore dei modi. Gli ambienti virtualizzati hanno bisogno di prestazioni in input e output (I/O) che siano uniformi e affidabili in ogni momento, anche quando le applicazioni diventano più esigenti.

I carichi di lavoro virtualizzati, infatti, possono variare enormemente e velocemente. Basti pensare a un database: quando viene avviata un’attività di elaborazione dei dati particolarmente rilevante, la San si ritrova sotto pressione, con ripercussioni sulle prestazioni generali che hanno un impatto anche su tutte le altre applicazioni.

Ovviamente più queste sono sensibili alle prestazioni, più i problemi crescono. In prima fila, come già accennato, ci sono soprattutto i database e le applicazioni o i sistemi di Erp basati sui database. Si va quindi da Oracle a Microsoft Sql Server, da Sap a Microsoft Dynamics, per fare qualche esempio. Non vanno però trascurate le Virtual Desktop Infrastructure, come quelle di VMware o di Citrix, e i sistemi di comunicazione, dal VoIP a Microsoft Exchange.

Non solo prestazioni
Le prestazioni non sono l’unico parametro da tenere in considerazione nelle San collocate in ambienti virtualizzati. Affidabilità e complessità possono rivelarsi un vero e proprio grattacapo, soprattutto nelle strutture più piccole, così come la scalabilità orizzontale e la manutenzione. Se il numero di applicazioni tende a crescere, cosa pressoché certa con le tendenze attuali, la San deve essere in grado di adeguarsi velocemente e in modo trasparente. E anche in caso di manutenzione è impensabile immaginare che lo storage possa essere messo temporaneamente offline. Eppure questo accade.

Negli uffici remoti che dispongono di applicazioni on-site le difficoltà aumentano. Si parla di negozi, filiali, impianti produttivi, call center dove la gestione e la disponibilità dell’infrastruttura possono diventare complicate. Come minimo, per garantire elevata disponibilità a livello di macchine fisiche è necessario dislocare una coppia di server, che devono essere ovviamente connessi a una San.

Per ragioni legate ai costi quest’ultima è spesso costituita da una batteria di storage economica, il che si traduce in ciò che viene definito un “single point of failure”, ovvero l’anello debole nella catena: se per qualunque ragione la San va offline, la presenza del doppio server non basta a garantire la continuità del servizio. E spesso la mancanza in loco di staff dedicato alla gestione It complica ulteriormente le cose.

 



I vantaggi dell’iper-convergenza
Tutti questi aspetti stanno spingendo le aziende alla ricerca di nuove soluzioni. Una delle più gettonate è conosciuta come iper-convergenza: in essa l’infrastruttura It – intesa come potenza di calcolo, memoria, collegamenti di rete e sistemi di storage – viene completamente integrata, semplificandone sia l’installazione sia la successiva gestione.

Per ottenere il miglior risultato prestazionale possibile, si procede di norma con la creazione di cluster specializzati, che riuniscono applicazioni dello stesso tipo. Per avvicinare fisicamente i dati alle applicazioni, lo storage viene installato all’interno o accanto ai server in modalità Das (Direct-Attached Storage). In questo modo si possono ottenere tempi di risposta più veloci migliorando le prestazioni di I/O.

Una soluzione vera per casi concreti
Un esempio concreto di questo approccio viene da un ospedale statunitense, dove grazie alla soluzione Virtual San di DataCore Software si sono ottenute prestazioni applicative superiori e soprattutto uniformi. Virtual San è un software pensato specificamente per creare e gestire un sistema iper-convergente.

L’ospedale gestiva il suo sistema telefonico PBX attraverso dodici server fisici e l’intenzione era quella di virtualizzare questa applicazione portandola su dodici macchine virtuali. Ovviamente era di importanza fondamentale mantenere lo stesso livello di qualità e affidabilità delle comunicazioni vocali.

La decisione dello staff IT è stata quella di creare un cluster dedicato, ma la scelta originaria si è rivelata insoddisfacente: per lavorare con VMware Virtual San, infatti, erano necessari almeno tre server (e quelli consigliati sono addirittura quattro), una soluzione troppo costosa e inutile per sole dodici macchine virtuali.

L’ospedale ha dunque optato per il software Virtual San di DataCore Software, che per garantire il failover richiede solamente due server: i costi per l’hardware si sono così ridotti del 33%. Ma i benefici offerti di DataCore non si sono limitati a questo. DataCore Virtual San utilizza infatti una tecnologia di caching adattativo in Ram che permette di accelerare l’I/O. Il vantaggio prestazionale della Ram rispetto allo storage su flash può arrivare a dieci volte, rendendo solo opzionale il ricorso a questa tipologia di archiviazione. E questo ha significato per l’ospedale un’ulteriore riduzione dei costi.

Un altro esempio di azienda che ha scelto DataCore Virtual San è quello di una catena di ristoranti con oltre mille locali aperti al pubblico. Per evitare problemi di blocco dei servizi causati dalla rete geografica o dal data center remoto, in ogni esercizio le applicazioni di base vengono fatte girare localmente. L’infrastruttura on-site deve quindi essere sempre disponibile e semplice da gestire.

Questo, abbinato al fatto che spesso gli spazi per gli apparati It erano limitati, ha spinto la società a valutare una soluzione iper-convergente basata su software. Unico requisito, oltre all’assoluta indipendenza dall’hardware, era che supportasse Microsoft Hyper-V.
Alla fine la scelta è caduta su DataCore, la cui soluzione consente di mantenere sincronizzati due server x86 tramite mirroring e di supportare non solo l’hypervisor di Microsoft, ma anche VMware vSphere. Inoltre, il tiering automatico delle risorse di storage disponibili permette di utilizzare una combinazione di unità a disco e unità Flash in base alle esigenze prestazionali. Ecco perché DataCore Vrtual San è la soluzione ideale per uffici remoti e filiali.

L’importante è scalare
In generale, quando si considera una soluzione iper-convergente, bisogna valutare anche la sua capacità di scalare. È inutilmente costoso avere un sistema che non permette di aumentare la capienza dello storage se non incrementando contestualmente anche capacità di calcolo e memoria. Grazie alla Integrated Storage Architecture di DataCore Virtual San è possibile utilizzare una San centralizzata come complemento allo storage collegato direttamente ai server.

Questo consente una grande flessibilità, garantendo in ogni caso che l’allocazione dei dati sul “livello” di archiviazione più adeguato alle esigenze prestazionali: i dati attivi rimangono sempre sullo storage collegato ai server, mentre quelli utilizzati con frequenza inferiore vengono memorizzati sulla San.

Tutto funziona bene solo se è software-defined
Infine, per concludere questa panoramica sui sistemi iper-convergenti, non si può nascondere l’unico vero rischio che queste soluzioni comportano: diventare sistemi isolati che richiedono gestione e manutenzione separate. Per questo è necessario pensare alla loro integrazione nell’infrastruttura globale.

E la piattaforma di Software-Defined Storage (Sds) di DataCore è pensata proprio per questo scopo, salvaguardando gli investimenti già realizzati in San e offrendo la possibilità di scalare in modo veloce e conveniente. Ma la cosa più importante è che la piattaforma Sds di DataCore unifica i sistemi di storage di qualunque marca offrendo un set completo di servizi di archiviazione gestibili da un’unica postazione ed estesi a tutta l’infrastruttura.

 

Tag: storage, software defined, datacore, software-defined data center

STORAGE

  • Hitachi Vantara vede nei dati il valore strategico per le imprese
  • Sistemi per data center, Ingram Micro distribuisce Overland-Tandberg
  • Storage fisico e a servizio si mescolano nella gamma Pure Storage
  • Riparte il ciclo degli Storage Day di Share Distribuzione
  • In un mondo multicloud, la libertà di scelta è la forza di Dell

FOCUS

  • Il retail abbraccia il digitale, i consumatori apprezzano sì e no
  • Modernizzare le app non basta, bisogna pensare alle operations
  • La continuità di Red Hat fa perno su cloud ibrido e innovazione
  • Genya, un software gestionale che cambia la vita
  • Malware “commodity” e ransomware, due pericoli coesistenti
Seguici:
IctBroadcast

Tweets by ictBusinessIT

Top news
  • Più lette
  • Ultime pubblicate
Konica Minolta e Mobotix rinnovano l’alleanza per la video analisi
Osservabilità dei dati e automazione, Ibm acquisisce Databand.ai
Google, l’antitrust italiano indaga su abuso di posizione dominante
Il cloud aiuta i partner a crescere, parola di Microsoft
Le assunzioni rallentano anche in Apple, ma i Glass non si discutono
La sicurezza gestita made in Italy di Sababa si estende all’OT
ThinkCentre neo 50a, l’all-in-one “intelligente” di Lenovo
Switch EX4100 Juniper, l’intelligenza artificiale fa la differenza
Sicurezza e migrazione su Microsoft, Quest Software sceglie Arrow
Withsecure si focalizza su threat intelligence e machine learning
Servizi finanziari, lo sviluppo software preoccupa il 75% dei Ciso
Data center efficienti per l’Università più green del Regno Unito
Ivanti amplia l’accordo di distribuzione con Arrow Electronics
Epson riorganizza il canale e lo indirizza verso soluzioni e servizi
Il caldo record in Regno Unito crea problemi a Google e Oracle
Vectra AI nomina Tommy Jenkins (ex Veeam) a capo del marketing
Sovranità e controllo del mercato nella cloud strategy di Oracle
Cybersicurezza, l’Internet of Things industriale è un colabrodo
Malware “commodity” e ransomware, due pericoli coesistenti
Le informazioni sul Tour de France passano per il gemello digitale
Un dispositivo indossabile rileva i casi di covid asintomatico
Battuta d’arresto per Alibaba, la prima dopo una lunga crescita
Tra cyberwar e cybercrimine, il 2022 riserva ancora delle sorprese
Ivanti e SentinelOne unite nella lotta alle vulnerabilità nascoste
Tim, avanti con il taglio dei costi e nello sviluppo della rete
La Robotic Process Automation cresce e va verso l’iperautomazione
Sanjay Poonen passa da Vmware a Cohesity per diventare Ceo
Google e Unioncamere hanno formato 43mila persone in due anni
Elon Musk al contrattacco, fa causa a Twitter a sua volta
Engineering, Guido Porro è executive vice president enterprise
Chi siamo
Contatti
Privacy
Informativa Cookie
News
Focus
Eccellenze.it
Strategie di canale
The Innovation Group
Technopolis
indigo logo tig logo
© 2022 The Innovation Group, via Palermo 5, 20121 Milano | P.IVA 06750900968