31/03/2020 di Redazione

Nonostante Donald Trump, Huawei archivia un anno fortunato

Nel 2019, a dispetto delle crescenti tensioni Usa-Cina, la società di Shenzhen ha ottenuto 123 miliardi di dollari di ricavi, crescendo del 19,1% sul 2018.

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Mentre il 2020 sarà indubbiamente l’anno del coronavirus (per tutti e anche per le aziende tecnologiche), il 2019 è stato per le società cinesi come Huawei l’anno della guerra commerciale combattuta da Donald Trump a suon di veti e di enormi dazi sull’import/export. Ma per Huawei il 2019 è stato ugualmente un anno fortunato, anzi “straordinario”, lo ha definito il presidente dell’azienda, Eric Xu.  "Nonostante l'enorme pressione esterna, l’azienda ha fatto continui progressi, ponendo particolare attenzione alla creazione di valore per i nostri clienti. Abbiamo lavorato duramente per guadagnare la loro fiducia e rispetto, così come quello dei nostri partner in tutto il mondo. Il business rimane solido".

 

Con queste parole Xu ha commentato i risultati finanziari del 2019, appena comunicati dall’azienda: un fatturato complessivo di 123 miliardi di dollari (calcolati considerando il tasso di conversione dollaro/yuan del 31 dicembre 2019), in crescita del 19,1% sul 2018, e un utile netto è di 9 miliardi di dollari, in ascesa dell’8,6% anno su anno. Il flusso di cassa proveniente dalle attività operative ha superato i 13,1 miliardi di dollari, segnando un incremento del 22,4% su base annua. 

 

Nei dodici mesi l’azienda ha investito 18,8 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo, una quota superiore al 15,3% del fatturato. "In futuro”, ha aggiunto il presidente della società, “il contesto ambientale in cui opereremo diventerà ancora più complicato. È necessario continuare a migliorare la competitività dei nostri prodotti e servizi, promuovere l'innovazione e creare soluzioni di valore per i nostri clienti e la società in generale”. Xu non vi fa esplicito riferimento, ma è presumibile che buona parte degli investimenti in ricerca e sviluppo siano stati destinati all’ambito delle reti 5G, ai nuovi smartphone e al perfezionamento del sistema operativo HarmonyOS. L’azienda ci lavorava da anni, pensandolo come destinato innanzitutto agli apparati di smart home e IoT, ma questa piattaforma rappresenta anche la strada alternativa ad Android e ai servizi di Google, cioè una possibilità di emancipazione dai ricatti commerciali e politici degli Stati Uniti.

 

Huawei ha poi fornito alcuni dati isolati sulle tre divisioni interne, dedicate alle soluzioni per le telecomunicazioni, ai prodotti e software per le aziende e al consumatore finale. Nell’ordine, il Carrier Business Group ha ottenuto 42,5 miliardi di dollari di ricavi, con una crescita del 3,8% rispetto all’anno precedente. Questa divisione ha portato avanti i progetti relativi al 5G, in particolare vendendo le soluzioni di  “RuralStar base station” (adatte a connettere le regioni con problemi di copertura di rete) in una cinquantina di Paesi.

 

Il nuovo Huawei P40 in versione Pro

 

Dall’Enterprise Business Group sono derivati, invece, 12,8 miliardi di dollari, corrispondenti a una crescita dell’8,6% su base annua. Tra i prodotti lanciati nel 2019 spiccano il processore Ascend 910, e il cluster per l’addestramento di sistemi di intelligenza artificiale Atlas 900. Il fatturato del Consumer Business Group, infine, ha toccato quota  66,9 miliardi di dollari, realizzatndo la migliore crescita su base annua fra le tre divisioni, +34%. In buona parte il successo si deve agli smartphone: 240 milioni quelli distribuiti nei dodici mesi.

 

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