20/05/2021 di Redazione

Nuovi tasselli per la Modern Data Experience di Pure Storage

Lo specialista di storage all-flash mette a frutto l’acquisizione di Portworx per la gestione dei dati in ambienti Docker e Kubernetes. Anche l’ambiente Pure1 si aggiorna. Gi Group racconta la propria esperienza di modernizzazione.

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Pure Storage ha radicato la propria presenza sul mercato puntando sulla scelta tecnologica all-flash e su una proposizione elastica della modalità di fruizione delle proprie soluzioni, anticipando l’evoluzione verso lo storage-as-a-service. Oggi, l’azienda sta sviluppando le proprie evoluzioni sul concetto di Modern Data Experience, dove la spinta verso l’aggiornamento delle infrastrutture dei dati presenti nelle aziende si abbina alla ricerca della semplicità d’uso e dell’automazione, per supportare la transizione in corso verso ambienti ibridi nella maniera più ottimizzata possibile.

Il recente evento Pure//Accelerate ha confermato questo percorso, sul quale si innestano una maggior attenzione verso la containerizzazione di applicazioni e dati, ma anche la prevenzione di possibili problemi con il supporto dell’intelligenza artificiale.

Nel primo ambito, si colloca la nuova versione di Portworx Enterprise, tecnologia acquisita lo scorso anno e che ora si aggiorna per integrare gli ambienti Docker e Kubernetes, automatizzando la gestione e il provisioning in sostituzione di attività prima manuali. Ora, gli sviluppatori che controllano cluster Kubernetes potranno riservare spazio sui dispositivi Pure Storage senza nemmeno passare per la direzione dei sistemi informativi.

Per altro verso, chi si occupa di infrastrutture potrà i cluster con le proprie regole d’accesso come già succede per quelli Vmware, tramite l’interfaccia di amministrazione Pure1: “Abbiamo constatato come ci siano molte aziende, anche in Italia, che vogliono implementare container in produzione”, rileva Umberto Galtarossa, partner technical manager di Pure Storage. “Il problema è che Kubernetes, cioè il sistema che orchestra i container, non è progettato per rispondere ai bisogni dello storage in produzione. Le aziende vogliono poter replicare i dati in modo sincrono verso siti di backup, salvarli con snapshot regolari, monitorarne gli accessi e così via. I driver oggi presenti su tutti i dispositivi compatibili con Kubernetes non riescono a eseguire queste funzioni, mentre Portworx lo fa”.

Sul fronte della gestione, si collocano invece gli aggiornamenti dello strumento Pure1 Digital Experience, sempre più integrato con funzionalità di intelligenza artificiale. Meta, in particolare, abilita un service management predittivo, che identifica i possibili problemi e fornisce possibili soluzioni, non solo riferite alle risorse in uso, ma anche prevedendo cosa potrebbe accadere se si dovessero spostare dei carichi di lavoro: “Nel nostro contesto, on-premise e cloud non sono due mondi separati e Pure1 si propone come cruscotto unico per controllare i consumi infrastrutturali complessivi”, aggiunge Galtarossa.

 

Umberto Galtarossa, partner technical manager di Pure Storage

 

L’esperienza di Gi Group

A spiegare concretamente cosa oggi differenzia la proposizione di Pure Storage, interviene la testimonianza di Daniele Mangiavacca, system & network administrator di Gi Group, multinazionale italiana che offre servizi dedicati allo sviluppo del mercato del lavoro, presente oggi in 57 paesi e con oltre 4mila dipendenti: “Il nostro quartier generale è in Italia e da qui eroghiamo le nostre soluzioni, poggiandoci su un data center centrale e un secondo di backup. Dopo aver utilizzato per diverso tempo i prodotti di Emc, tecnologicamente ineccepibili, abbiamo deciso di cambiare per migliorare la qualità del servizio. Pure Storage ci ha convinti perché ha proposto costi di manutenzione più facilmente pianificabili nel tempo e perché la soluzione full-flash era l’ideale per le nostre esigenze di deduplica e compressione in produzione, senza problemi di funzionamento o necessità di aumentare continuamente i dischi”.

Gi Group ha necessità di una business continuity quasi completa fra i propri siti infrastrutturali e di basse latenze nella gestione dei dati, in particolar modo dei curriculum, che occorre recuperare rapidamente quando servono: “Pure Storage ci consente di mantenere tutti i dati attivi e fin qui non abbiamo avuto problemi né sulle latenze né sui database, avendo superato anche i precedenti problemi di blocchi periodici sui Raid”, sottolinea Mangiavacca. “Inoltre, le dashboard di gestione sono di facile lettura e non abbiamo necessità di una figura specializzata da attivare su questo fronte”.

Allo studio, ora, ci sono alcuni sviluppi. La containerizzazione è un tema piuttosto attuale in azienda e le tecnologie Docker e Kubernetes saranno probabilmente di prossima adozione. Ancora poco esplorato, invece, il fronte del cloud: “Il 90% del nostro patrimonio è ancora in-premise, perché rileviamo ancora problemi nella stabilità della rete. Il mix ibrido è probabilmente la strada che adotteremo a medio termine, mantenendo la cache in locale e spostando i dati in cloud quando necessario, probabilmente su tecnologie di object storage”, conclude Mangiavacca.

 

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