04/12/2019 di Redazione

Nuovo scossone in Google: Page e Brin lasciano, va tutto a Pichai

I fondatori della società di Mountain View si dimettono dai ruoli di amministratore delegato e presidente di Alphabet. Sundar Pichai diventa ora Ceo della holding, oltre che di Google.

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Larry Page e Sergey Brin escono dalla scena di Google, o meglio di Alphabet, mentre Sundar Pichai diventerà ancor più rilevante assumendo un doppio ruolo di vertice. I fondatori della società di Mountain View (già fautori di quella prima rivoluzione con cui Google divenne solo una “lettera dell’alfabeto”, la più importante, all’interno di una nuova holding di società) ci regalano un altro colpo di teatro annunciando di voler lasciare le rispettive poltrone, quelle di Ceo e di presidente di Alphabet. 

 

Il motivo? L’azienda è diventata grande, “si è evoluta ed è maturata”, e volendo contare i giorni da quel 4 settembre 1998, data di fondazione, è oggi un “giovane adulto di 21 anni, per cui è giunto il momento di lasciare il nido”. Per i due “genitori”, quindi, è tempo di uscire di scena, pur continuando a “offrire consigli e amore”. Fuor di metafora, i due imprenditori conserveranno un ruolo all’interno della compagnia in quanto fondatori, azionisti e membri del consiglio di amministrazione.

 

Alphabet e Google, in ogni caso, “non hanno più bisogno di due amministratori delegati e di un presidente”, si legge nella lettera. Sundar Pitchai, dunque, “in futuro sarà Ceo sia di Google sia di Alphabet. Sarà il dirigente incaricato e responsabile di guidare Google e di gestire gli investimenti di Alphabet nel nostro portfolio di Other Bets”. Con quest’ultima espressione la holding identifica le attività meno solide e importanti dal punto di vista dei ricavi (come il motore di ricerca, l’advertising, Android e YouTube), ma comunque strategiche per l’innovazione: le automobili a guida autonoma di Waymo, i droni di Wings, i palloni aerostatici di Loon, i progetti di ricerca e sviluppo del laboratorio X e altro ancora.

 

Nella lunga lettera di commiato i due miliardari ripercorrono la storia di Google, celebrandone (con un pizzico di retorica, forse) gli innegabili successi nel campo del Web, del cloud computing, del mobile. Ciò a cui, invece, Brin e Page saggiamente non accennano sono i problemi in cui la società è inciampata negli ultimi anni, dalle miliardarie multe antitrust della Commissione Europea alla mancanza di chiarezza sull’utilizzo dei dati degli smart speaker, fino alle polemiche sulle tasse versate, sospettosamente basse per un colosso da 136,8 miliardi di dollari di fatturato annuo quale è Alphabet. Per non farsi mancare nulla, Google si prepara ad affrontare gli esiti di altre due indagini antitrust, una avviata dai procuratori generali di 48 Stati Usa e l’altra, ancora una volta, dalla commissione di Margrethe Vestager

 

Sundar Pichai

 

Page e Brin hanno voluto sottolineare che spinta all’innovazione e creatività rimaranno strategiche per l’azienda: nonostante i servizi di Google siano “il cuore della compagnia”, si continuerà a investire in “una varietà di campi, quali il machine learning, l’efficienza energetica e i trasporti”. Immaginiamo che nei prossimi anni Sundar Pichai avrà il suo bel da fare. Classe 1972, l’ingegnere informatico e manager dai natali indiani è entrato in azienda nel 2004, occupandosi fin da subito di importanti progetti software quali il browser Chrome, il sistema operativo Chrome OS e la piattaforma di servizi cloud Google Drive. Dal 2013 ha preso il timone di Android, in precedenza affidato a Andy Rubin, e ha supervisionato lo sviluppo di prodotti quali Google Maps e Gmail.

 

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