Openstack non teme container e ambienti di produzione
Pubblicato il 25 maggio 2017 da Alessandro Andriolo Pagine: 1, 2
Ci dica qualcosa di più sul rapporto fra Openstack e i container.
Crediamo che la containerizzazione dei servizi di Openstack possa portare diversi vantaggi. L’anno scorso il 58 per cento dei nostri clienti utilizzava o pianificava di sfruttare i container nel proprio ambiente. Questa tecnologia è trasparente sia per l’utente finale e offre significativi vantaggi agli operatori cloud. Col passare del tempo, la configurazione e il deployment di Openstack sono diventati sempre più stabili, ma la gestione quotidiana dell’infrastruttura cloud, dei carichi di lavoro e delle risorse rimane ancora una sfida. I servizi Openstack containerizzati introducono un nuovo approccio alla gestione del ciclo di vita per le infrastrutture cloud e per le applicazioni. Per i nostri clienti che vogliono seguire questo percorso abbiamo già una soluzione pronta: Red Hat Openshift da eseguire su Openstack Platform.
A che genere di aziende (e settori) vi rivolgete con la vostra proposta? È possibile avere qualche numero sui clienti di Openstack Platform e quanti di essi lo utilizzano in produzione?
Le organizzazioni sono molto diverse fra loro e operano in mercati differenti. Abbiamo operatori di telecomunicazione, società tecnologiche e di servizi finanziari, realtà operanti nell’educational o nel mondo accademico e scientifico. L’adozione di Openstack Platform continua a crescere e, ad oggi, contiamo oltre 500 implementazioni della soluzione in produzione.
Ci sono degli aspetti su cui la community dovrebbe concentrarsi adesso? Quali sono i progetti che vanno portati a termine?
Le aree sono diverse. Una delle più ovvie è il supporto all’esecuzione di applicazioni containerizzate su Openstack. Un altro ambito potrebbe essere il cloud ibrido, che rappresenta il futuro. Openstack e i cloud privati non andranno a sostituire quelli pubblici. Nonostante ciò, sappiamo che la maggior parte dei clienti sta cercando di approdare a un ambiente ibrido. Di conseguenza, più Openstack saprà lavorare con il cloud pubblico e farlo crescere, meglio riuscirà a servire i clienti. Infine, si dovrebbe rendere la soluzione sempre più stabile, a prescindere dalle dimensioni dell’implementazione, fornendo maggior controllo per le organizzazioni che vogliono scalare. I servizi e gli aggiornamenti componibili rappresentano sicuramente un ottimo punto di partenza in questo senso.
Continua nella lettura:
- Pagina 1. Red Hat: “Al fianco di Openstack per garantire efficienza”
- Pagina 2. Openstack non teme container e ambienti di produzione
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