Anche STMicroelectronics contribuirà a contrastare il chip crunch, cioè la carenza globale di semiconduttori nelle catene di fornitura di molte industrie, dall’Ict all’elettronica di consumo, dagli elettrodomestici al settore automobilistico. La società italo-francese e GlobalFoundries hanno firmato un  memorandum d’intesa per la realizzazione e la gestione congiunta di un nuovo impianto produttivo che sorgerà a Crolles, nella regione Alvernia-Rodano-Alpi, accanto a una fabbrica già esistente, e che sarà dedicato alla produzione di wafer di silicio da 300 mm.

Per la sua realizzazione è previsto un investimento di “diversi miliardi di euro” (da indiscrezioni di Reuters, sarebbero 5,7 miliardi), supportato in misura “significativa” dallo stato francese. Si stima che il nuovo sito produttivo arrivi a operare a pieno regime entro il 2026, dando lavoro a un migliaio di persone e sfornando fino a un massimo di 620.000 wafer all’anno, “per sostenere la domanda dei clienti europei e globali impegnati nella transizione globale verso la digitalizzazione e la decarbonizzazione”, si legge nel comunicato stampa diffuso dalla società italo-francese. 

Il nuovo impianto supporterà un’ampia gamma di piattaforme, fra cui i processori di STMicroelectronics fino a 18 nanometri, destinati a infrastrutture di telecomunicazione, industria, IoT e applicazioni automotive, e inclusa anche Fdx, una tecnologia proprietaria di GlobalFoundries che permette di combinare prestazioni, efficienza energetica e prezzi contenuti. Per entrambe queste categorie di prodotto, a detta di STMicroelectronics, “la domanda dovrebbe rimanere sostenuta, soprattutto per le applicazioni automotive, IoT e mobile nei prossimi decenni”.

Nell’ambito dei semiconduttori gli investimenti, ingenti, si ripagano solo a distanza di anni e le strategie devono saper essere particolarmente lungimiranti. Ma molti osservatori concordano sul fatto che il ritorno a una situazione di equilibrio tra domanda e offerta, inizialmente fissato intorno alla metà del 2022, dovrà essere posticipato (per Intel, fino al 2024 almeno). Per superare parzialmente il problema del chip crunch e ridurre la dipendenza dai fornitori asiatici, la Commissione Europea ha approvato il piano noto come Chips Act, con l’obiettivo di quadruplicare da qui al 2030 i volumi di produzione di semiconduttori in territorio Ue. A detta di STMicroelectronics, il nuovo impianto di Crolles apporterà un “importante contributo” a questi obiettivi. 

 


Per quanto ricchi siano i colossi mondiali della produzione di chip, le nuove fabbriche in via di realizzazione in Europa, Stati Uniti e Asia necessitano del sostegno di risorse pubbliche. Non a caso, i lavori di Intel per il nuovo campus in Ohio sono momentaneamente fermi in attesa dell’approvazione di un pacchetto di finanziamenti statali (anch’esso battezzato Chips Act). La società di Santa Clara ha nel frattempo annunciato un investimento da 33 miliardi di euro per l’espansione in Europa, con un nuovo impianto in Germania e progetti di  ricerca e sviluppo, manifattura e servizi di fonderia in Italia, Francia Irlanda, Polonia e Spagna.