Software in cattedra nell'infrastruttura dell’Università di Firenze
L’ateneo fiorentino ha virtualizzato server e reti attraverso la tecnologia di Vmware, per agevolare la distribuzione di nuovi servizi digitali e le attività di gestione dell’infrastruttura.
Pubblicato il 12 aprile 2019 da Redazione

Formalmente è nata nel 1924, ma le sue radici affondano nel Medioevo. Comunque si voglia datare la sua origine, l’Università di Firenze è certamente uno fra gli atenei storici più importanti d’Italia, oggi articolato su dieci scuole (l’evoluzione delle facoltà), 133 corsi di laurea, circa 51mila iscritti e 1.800 tra docenti e ricercatori strutturati. Questa realtà, tutt’altro che statica, era dotata di un’infrastruttura informatica non abbastanza moderna né flessibile, troppo difficile da gestire per il personale It e inadatta a veicolare i nuovi servizi digitali che l’università intendeva offrire ai propri iscritti. "Ogni cinque anni, il corpo studentesco si rinnova completamente”, racconta il chief information officer, Marius Spinu. “Gli studenti hanno aspettative estremamente elevate e noi dobbiamo adeguare i nostri servizi alla loro vision".
Per rinnovare l’infrastruttura si è scelto di puntare sulla virtualizzazione e in particolare sulla tecnologia di Vmware, che ha permesso di creare un’infrastruttura più automatizzata e ottimizzata per la gestione di diversi carichi di lavoro. In altre parole, un’infrastruttura software-defined, nella quale le funzioni di rete e la sicurezza vengono astratte dall’hardware sottostante. L’ateneo ha dunque spostato le attività di calcolo sulle soluzioni iperconvergenti di Vmware vSan, ha virtualizzato al rete con Nsx e i server con vSphere, e ha creato un’infrastruttura desktop virtualizzata con Horizon, mettendo a corollario di tutto ciò i Professional Services di Vmware.
L’ateneo, insomma, ha scelto il pacchetto completo di software e servizi utili per rendere la propria infrastruttura più sicura, automatizzata e flessibile. Attraverso Horizon gli utenti possono accedere a desktop virtuali, applicazioni e servizi online da un singolo “ambiente digitale”. Digital Workspace sicuri possono essere distribuiti on demand tramite un'unica infrastruttura Vdi e un’unica piattaforma di virtualizzazione delle app, fatto che ha semplificato il lavoro di gestione dell’It.
“Con questo progetto”, ha commentato Spinu, “intendiamo realizzare una base solida che permette di creare l'ambiente aziendale desiderato, semplificare la gestione, promuovere la flessibilità e presentare all’esterno un'immagine moderna dell’ateneo. Tutto ciò aiuterà l'Università a soddisfare le proprie ambizioni nell’ambito dei progetti di ricerca, favorendo la nascita di collaborazioni nel settore”. Le parole del Cio trovano concreto riscontro nel finanziamento del Miur da 12,8 milioni di euro appena ottenuto dall’ateneo, risorse che serviranno a sostenere 23 progetti di ricerca.
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