Startup in calo in Italia, telecomunicazioni l’isola felice
Secondo le stime di Cerved, in Italia nel 2022 si contavano 10.587 neoimprese, il 10,6% in meno rispetto a quelle del 2021. In controtendenza il settore tecnologico, dove le startup aumentano.
Pubblicato il 06 marzo 2023 da Redazione

Le startup sono uno dei motori dell’occupazione e dell’innovazione in Italia, in un’economia e in un mercato del lavoro non fiorenti. Le difficoltà degli ultimi anni, legate alla pandemia di covid e alle conseguenze della crisi energetica e geopolitica, hanno penalizzato anche la nascita e la prosperità delle nuove imprese: secondo nuovi dati diffusi da Cerved (lo studio “Le imprese nate nel 2022 e il contributo economico delle start-up”), in Italia nel 2022 si contavano 10.587 startup, il 10,6% in meno rispetto a quelle in attività nel 2021. Le startup attive nell’ambito dei servizi contano 230.000 addetti, il 67% del totale.
Il numero dello scorso anno è anche inferiore del 5,9% rispetto a quello del 2019, quando si era invertita la tendenza positiva dei precedenti sei anni. Il rallentamento dell’economia, l’aumento dei prezzi e dei tassi d’interesse, l’incertezza sul futuro sono tra le motivazioni che, secondo Cerved, hanno rallentato la nascita di nuove imprese nel nostro Paese. Nel 2022, infatti, ne sono state avviate solo 89.192.
Il calo di natalità è stato particolarmente evidente nel Mezzogiorno e nel Nord-Ovest. Nel dettaglio, nel Sud italia le nuove imprese sono passate dalle 33.130 del 2021 alle 28.759 nel 2022 (una contrazione del 13,2%), nel Centro da 24.612 a 22.128 (-10,1%), nel Nord-Est (da 15.609 a 14.033, -10,1%), nel Nord-Ovest da 26.428 a 24.272 (-8,2%). A livello regionale, la discesa è stata particolarmente marcata in Campania (-1.484 aziende), Lombardia (-1.366) e Lazio (-1.325).
(Fonte: Cerved)
Un segnale da non trascurare
C’è ragione di preoccuparsi perché le startup negli ultimi anni sono state il motore della crescita occupazionale in Italia: a loro si devono 343mila nuovi addetti sul totale dei 535mila posti di lavoro creati nel 2021, mentre nel 2020, nonostante la crisi pandemica, hanno garantito un saldo occupazionale positivo di 185mila unità.
“Lo sviluppo di nuova impresa è un indicatore chiave per monitorare la congiuntura economica e il dinamismo di settori e territori”, ha commentato Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved. “Dai nostri dati emerge che il peggioramento delle aspettative dovuto a guerra, crisi energetica e inflazione ha frenato l’iniziativa imprenditoriale. I tassi di natalità nel 2022 risultano infatti in netta flessione, con un saldo negativo di circa diecimila nuove imprese. Il calo delle nascite è un segnale da non trascurare: le startup sono una leva di trasformazione del nostro sistema economico, apportano idee innovative, tecnologia e competitività”. Come noto, le startup tendenzialmente, rispetto alle imprese consolidate, sono più propense per l’innovazione, hanno un'età media del management inferiore e prestano maggiore attenzione ai temi di sostenibilità.
Tecnologie per le telco, l’isola felice
Per quanto riguarda i settori di appartenenza, più sofferenza sono le utility (-28,9%), mentre la contrazione è più limitata per l’ambito delle costruzioni (-5,8%). In controtendenza il facility management, dove la natalità è aumentata del 53,9% anche per effetto della ripresa di utilizzo delle strutture dopo un periodo di lockdown e restrizioni. Sono anche aumentate le nuove startup che si occupano di cantieristica (+19,5%) e gli impianti per l’edilizia (+13,1%), trainati dai bonus e dai fondi del Pnrr.
Uno tra i settori più performanti è quello delle tecnologie per telecomunicazioni: le startup in quest’ambito sono passate dalle 21 nate nel 2021 alle 55 fondate nel 2022, crescendo del 96,4%. Anche in questo caso, le risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza hanno giocato un ruolo importante.
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