Suggellata l’unione fra Yahoo e Verizon, 2.100 persone a casa
L’acquisizione è ormai completata. Il deal vale 4,48 miliardi di dollari. Nasce Oath, sussidiaria del gruppo delle telecomunicazioni che racchiude una cinquantina di marchi e servizi digitali. Il Ceo è Tim Armstrong, già numero uno di Aol. Scattano i primi licenziamenti post-fusione. Marissa Mayer intasca 23 milioni di dollari di buonuscita.
Pubblicato il 14 giugno 2017 da Alessandro Andriolo

Non si torna più indietro: Verizon ha annunciato la chiusura dell’operazione di acquisizione di Yahoo. Dopo quasi un anno di trattative, tira e molla e stop and go, il colosso delle telecomunicazioni ha finalizzato il deal da 4,48 miliardi di dollari dopo che, la scorsa settimana, era arrivato il via libera anche degli azionisti. E, come preannunciato, Marissa Mayer, Ceo fino a poche ore fa di Yahoo, ha dato le dimissioni da qualsiasi incarico societario. Senza però rinunciare a una buonuscita dorata da 23 milioni di dollari. Nasce così ufficialmente il brand Oath, che racchiude una cinquantina di marchi e servizi di proprietà di Verizon (oltre agli asset di Yahoo è possibile citare Aol, l’Huffington Post, Techcrunch, Engadget, Flickr e altro): una media company a 360 gradi di cui si era già parlato nelle scorse settimane. La divisione del gruppo delle telecomunicazioni sarà guidata da Tim Armstrong, già amministratore delegato di Aol.
“La chiusura della transazione rappresenta un passo fondamentale nella crescita, necessaria su scala globale, del nostro business nei media digitali”, ha spiegato Marni Walden, president of Media and Telematics della società statunitense. “Gli asset combinati che spaziano da Verizon a Oath, dalla realtà virtuale all’intelligenza artificiale, passando per il 5G, l’Internet delle cose e la creazione di contenuti originali o in collaborazione con altri creerà nuovi modi per attrarre pubblico in tutto il mondo”.
Nulla rimane quindi dei fasti che furono di Yahoo. Gli asset non rilevati da Verizon, come Yahoo Japan e la partecipazione societaria nel gigante cinese Alibaba, verranno fatti confluire in una newco chiamata Altaba, focalizzata sugli investimenti. La nota dolente, oltre alla scomparsa di una delle società appartenenti all’era pionieristica del Web, è il licenziamento di circa 2.100 persone ritenute ormai superflue, in seguito a sovrapposizioni di ruoli.
Marissa Mayer lascia la poltrona con 23 milioni di dollari di buonuscita
La scure si abbatterà su circa il 15 per cento della forza lavoro combinata di Yahoo e Aol, sia negli uffici californiani sia in sedi fuori dagli Usa. Lo scorzo marzo l’azienda guidata fino a poche ore fa da Mayer poteva contare su 8.600 dipendenti full time, ma durante i cinque anni di mandato dell’ex Ceo l’organico era già stato ridotto del 46 per cento. Anche Aol si è imbattuta in diversi round di licenziamenti. L’ultimo risale a novembre, quando sono state lasciate a casa cinquecento persone.
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