Tecnologia e consulenza, il binomio di Ibm per far attecchire l’AI
Oltre l’hype del periodo, l’intelligenza artificiale, anche nella sua declinazione generativa, ha bisogno di competenze per implementarla in linea con i progetti orientati al business. Se Watsonx ha aggiornato l’offerta tecnologica, le applicazioni derivano dalla conoscenza dei clienti.
Pubblicato il 05 settembre 2023 da Redazione

Non c’è dubbio che la grande novità del 2023 sia l’intelligenza artificiale generativa, che consente di creare contenuti originali partendo da una grande base di conoscenza e potendo far leva sulla capacità di apprendere del sistema. Tutti la stanno studiando e molti player del settore, soprattutto dopo la popolarità acquisita da ChatGpt, si sono dati da fare per proporre un proprio sviluppo, perlopiù in forma di prototipo o di prima declinazione, in vista di qualcosa di più stabile e ricco per un utilizzo soprattutto professionale.
Ibm ha scelto una via diversa e allineata a un lavoro di ricerca già portato avanti nel tempo, proponendo come base tecnologica la piattaforma Watsonx, di fatto già pronta per essere implementata a livello aziendale: “Quello che forniamo noi è una soluzione stratificata per supportare le realtà che vogliono utilizzare modelli che noi abbiamo già sviluppato o creare i propri per rispondere a specifici casi d’uso”, spiega Gianluca Palumbo, Responsabile Data & Technology Transformation della divisione Consulting di Ibm. “A ciò che viene implementato deve associarsi una governance, per sapere sempre quali dati vengono utilizzati e da dove provengono. Solo così, per fare un esempio, diventa possibile sviluppare una chatbot che fornisca risposte in linea con i valori di un’azienda”.
La piattaforma di Ibm si articola su tre componenti, ovvero Watsonx.ai, data e governance. La prima propone diversi modelli di foundation, strumenti di addestramento e di parametrizzazione per gestire l’insieme del ciclo di vita dell’Ai e dei dati. La seconda consente alle aziende di connettersi rapidamente ai dati provenienti dall’elaborazione Ai, renderli più affidabili e ridurre della metà i costi legati ai data warehouse: “Ottimizzato per tutti i carichi di lavoro di dati, analisi e intelligenza artificiale, Watsonx.data combina la flessibilità di un data Lake con le prestazioni di un data warehouse, aiutando le aziende a scalare l’analisi dei dati e l’intelligenza artificiale ovunque risiedano i loro dati”, rileva Palumbo. L’ultimo modulo, infine, fornisce meccanismi per rilevare in modo proattivo bias e derive nei modelli di intelligenza artificiale, nonché i rischi associati in termini di invasione della privacy.
Gianluca Palumbo, Responsabile Data & Technology Transformation della divisione Consulting di Ibm
Al di là della tecnologia, tuttavia, Ibm punta sull’utilizzo già molto concreto che può essere possibile fare di Watsonx a supporto dello sviluppo di modelli di Ai generativa applicati alle realrà aziendali: “Abbiamo al nostro interno expertise costruite per settori verticali e lavoriamo a stretto contatto con i clienti per mettere a terra il potenziale di questa evoluzione”, commenta Palumbo. “Siamo già impegnati sullo sfruttamento degli Llm addestrati per la generazione di codice, utile per velocizzare la creazione di nuove applicazioni o per modernizzare elementi legacy attraverso lo sviluppo di eseguibili in cloud. Molto promettente è anche il settore del customer care, per creare chatbot evolute non più capaci di rispondere solo a domande standard, ma capaci di interagire rispettando le policy delle aziende e la riservatezza dei clienti”.
Ibm insiste molto sulle capacità di governance contenute in Watsonx e anche sulla mitigazione dei rischi (identificazione chiara delle fonti di dati, correzione automatica degli erroti, rispetto dell’etic), cui però si aggiunge anche la possibilità per le aziende di installare ovunque questa tecnologia, sfruttando gli ambienti Red Hat OpenShift in chiave di apertura e costruzione di architetture ibride, installabili pressi i clienti o in cloud anche pubblico: “Siamo un passo avanti rispetto ad altri player, perché abbiamo potuto sfruttare il lavoro già portato avanti con Watson e integrarlo con le più recenti evoluzioni e la nostra capacità di consulenza”, sottolinea Palumbo. “Per questo siamo già impegnati in progetti concreti, per esempio nel mondo dei contact center, potendo anticipare le richieste dei clienti o analizzare il loro sentiment, ma anche analizzare i contratti e fornire supporto agli acquisti. E questo è solo l’inizio”.
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