Tecnologia e sport, la stampa 3D veste l’handbiker come un “guanto”
Grazie a una protesi in nylon su misura, realizzata con una stampante HP, l’atleta paralimpico Marco Milanesi ha risolto i problemi che le lunghe ore di allenamento gli creavano al braccio. Il progetto è opera di Elmec.
Pubblicato il 21 agosto 2019 da Redazione

Si chiama handbiking, è nata 15 anni fa ed è una tra le discipline sportive paralimpiche più note, rese possibili da speciali biciclette progettate per far pedalare anche chi le gambe non le ha o non può usarle. La stampa 3D può dare una marcia in più, se ci passate la metafora, ad atleti che praticano questa disciplina, o almeno così è stato per Marco Milanesi, handbiker professionista che da anni aveva una problema con i sistemi di pedalata standard.
Le ore di allenamento quotidiano gli causavano infiammazioni al braccio, ma con una stampante 3D di HP e con i software di Altair è stata realizzata da Elmec una soluzione su misura: una protesi stampata in 3D, ergonomica e leggera, che si adatta perfettamente al corpo dell’atleta. L’obiettivo era quello di ottenere una protesi che garantisse performance ottimali e una perfetta compatibilità con l’handbike, nonché con le caratteristiche fisiche dell’atleta.
Il progetto è iniziato digitalizzando il modello della mano di Milanesi con un calco, ed è proseguito con continui perfezionamenti fatti in base ai feedback del diretto interessato. Si è giunti così a realizzare una sorta di guanto aperto sulla parte superiore e stampato in nylon, materiale più adatto per le esigenze dell’handbiker rispetto all’alluminio comunemente usato nelle protesi. Il risultato è stato reso possibile dalla tecnologia Multi Jet Fusion di Hp, che consente di creare pezzi dotati di parti flessibili con spessori differenti e parti rigide.
Milanesi ha potuto dimenticare il fastidio e il dolore provocati dalle attrezzature tradizionali per l’handbiking. Il guanto, perfettamente combaciante con il suo braccio, pesa solo 100 grammi, cioè cinque volte il meno rispetto al mezzo chilo di una protesi realizzata con altri metodi. Il
Non solo sono stati raggiunti gli scopi di performance e funzionalità della protesi, ma la manifattura additiva ha permesso di contenere i costi di produzione.
“Ho seguito con interesse questo progetto perché sono anche io appassionato di tecnologia”, racconta Milanesi, “e devo dire che quello che sono riusciti ad ottenere con la manifattura additiva è davvero notevole e ha delle potenzialità. Grazie al calco della mia mano e al processo di digitalizzazione e progettazione dei tecnici di Elmec 3D con i software Altair è stato possibile personalizzare il pezzo in tempi brevi per raggiungere il massimo livello di comodità e performance”.
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