Pubblicato il 06 marzo 2023 da Redazione
Ancora incognite sul futuro di Telecom Italia, a quasi un anno dalla presentazione del piano industriale che porterà la società di telecomunicazioni di bandiera a dividersi in due entità legali distinte: NetCo sarà deputata a gestire i servizi di rete infrastrutturali, mentre ServCo controllerà la telefonia (fissa e mobile, consumer e business), i servizi cloud e Ict e le attività di Tim Brasil.
Ed è da più di un anno che aleggia l’ipotesi di un’acquisizione da parte del fondo d’investimento statunitense Kkr, alle cui mire si sono affiancate quelle di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). Ora Cassa Depositi e Prestiti ha fatto sapere di aver approvato un’offerta di acquisto non vincolante per NetCo del valore di 18 miliardi di euro, presentandosi come potenziale acquirente insieme al fondo d’investimento Macquarie Asset Management. L’offerta resterà valida fino al 31 di marzo.
La Spa controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), come noto, è uno degli azionisti di Tim accanto alla francese Vivendi. La controllata Cdp Equity ha una quota di maggioranza in Open Fiber ed è impegnata nel famigerato e inconcluso progetto della “rete unica”. La scorsa primavera Tim, Open Fiber, Cdp Equity e i fondi Kkr e Macquarie Asset Management hanno firmato un memorandum d’intesa per avviare il processo di integrazione delle reti di Tim e Open Fiber.
L’offerta dell’asse Cdp-Macquarie non è distante da quella già presentata a inizio febbraio da Kkr: il fondo di private equity statunitense ha proposto 20 miliardi di euro per l’acquisto di NetCo, quindi della proprietà e gestione delle infrastrutture di rete fissa, degli asset e delle attività di FiberCop (partecipata di Tim e OpenFiber) e della partecipazione in Sparkle (rete in fibra ottica sottomarina e servizi wholesale). Kkr ha anche promesso 7 miliardi di euro di investimenti per le infrastrutture a banda larga.
Giorni fa l’operatore di telecomunicazioni ha fatto sapere di aver valutato e “molto apprezzato” l’offerta di Kkr. Questa, però, “non riflette pienamente il valore dell’asset e le aspettative di Tim, anche in termini di sostenibilità della società risultante dall’operazione ivi contemplata”. Kkr chiede, infatti, di riassorbire nell’altra futura società controllata, ServCo, le eccedenze di personale di NetCo. Rigettata la proposta, Tim ne aspetta un’altra entro il 31 marzo.
La nuova offerta presentata da Cdp e Macquarie potrebbe essere forse più appetibile, benché inferiore di due miliardi di euro. Include, infatti, una maggior quota di contante (fino a 10 miliardi di euro), la copertura di 8 miliardi di euro di debito e una clausola di earn-out da 2 miliardi di euro (da corrispondere a Tim in caso si avverino alcune condizioni).
La società guidata da Piero Labriola valuterà formalmente l’offerta Cdp-Macquarie in più passaggi, prima con l’esame preliminare del Comitato Parti Correlate (che interviene quando sono coinvolte sia Tim sia Cdp Equity, già coinvolta nella proprietà) e poi nella prossima riunione del Consiglio di Amministrazione in programma il 15 marzo. Un verdetto potrebbe arrivare già allora o in altra data. Intanto, prima di fine mese, non è escluso che Kkr rilanci.
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