Tim e Open Fiber si parlano, c’è anche lo scorporo della rete?
I Ceo delle due società si sono incontrati e avrebbero firmato un accordo di riservatezza: sul tavolo ci sarebbero tutte le opzioni. Si partirebbe da una prima intesa sul piano commerciale, per arrivare poi a ragionare sulla fusione degli asset infrastrutturali. Ma il progetto al momento resta solo fantascienza.
Pubblicato il 07 febbraio 2019 da Redazione

Tim e Open Fiber, “acerrimi nemici”, si sono seduti allo stesso tavolo per avviare una collaborazione. I rispettivi amministratori delegati, Luigi Gubitosi ed Elisabetta Ripa, si sono incontrati a Roma per iniziare ad allacciare i rapporti e discutere del futuro dell’infrastruttura telco italiana. La riunione ha ovviamente fatto esplodere le indiscrezioni su un possibile accordo di fusione fra la rete dell’ex monopolista e quella di Open Fiber, anche se quest’ultima azienda, controllata pariteticamente da Enel e Cassa depositi e prestiti, in passato ha già spiegato di voler guardare al competitor soltanto come facilitatore per lo sviluppo di un’offerta commerciale congiunta. Eppure, non è un mistero che la Tim a guida Gubitosi punti allo scorporo della rete: un’operazione che troverebbe il sostegno sia del governo sia di Elliott, il fondo statunitense che esprime la maggioranza nel consiglio di amministrazione.
Un’ipotesi che, invece, non piace alla francese Vivendi, azionista di maggioranza relativa dell’operatore. Ma la palla al momento è nelle mani di Gubitosi, che avrebbe firmato un accordo di riservatezza con Ripa per valutare apertamente tutte le opzioni sul tavolo. Per gestire le prime trattative sarebbe stato anche creato un tavolo di lavoro con team dedicati, come riportato dal Corriere delle Comunicazioni.
Lo scorporo della rete è un’idea che circola da quasi 15 anni, ma che non si è mai concretizzata. Gli asset infrastrutturali dell’ex monopolista, valutati in circa 15 miliardi, sono i più pregiati ma anche i più onerosi da mantenere. Il primo avvicinamento fra Gubitosi e Ripa lascia aperte tutte le ipotesi, ma ancora una volta non è detto che lo scorporo possa essere realizzato. La strada è molto lunga.
Un’eventuale decisione dovrà innanzitutto passare al vaglio degli azionisti. E già qui il discorso potrebbe interrompersi a causa della strisciante guerra fra Vivendi ed Elliott. Se miracolosamente dovesse arrivare il via libera, i due operatori dovrebbero studiare un piano perfetto per evitare stop improvvisi dall’antitrust italiano ed europeo.
Ecco perché, sottolinea il Corcom, al momento l’ipotesi più plausibile sarebbe quella di partire con un accordo commerciale, per “annusarsi” e capire se ci sia spazio per approfondire il rapporto. Le due società potrebbero iniziare dividendosi le aree nere, quelle più profittevoli, per non pestarsi i piedi a vicenda e ottimizzare così gli investimenti.
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