Quali sono i Paesi più tecnologici al mondo? Secondo i criteri di valutazione di Huawei, al primo posto svettano gli Stati Uniti, seguiti da Singapore e dalla Svizzera. Così ha decretato la nuova edizione, la settima, dell’annuale studio“Global Connectivity Index”, in cui viene misurato lo stato della trasformazione digitale di 79 Paesi rappresentativi, nel complesso, del 95% del Pil e dell'84% della popolazione mondiale. La valutazione tiene conto delle principali tecnologie di connettività e applicazioni, come infrastrutture di rete fissa e mobile, cloud, intelligenza artificiale, Internet of Things. Tutte vengono considerate da quattro punti di vista: domanda di mercato (utenti, base installata, sottoscrizioni, eccetera), supply (disponibilità di tecnologie e investimenti), esperienza d’uso (velocità di connessione, costi di connessione, consapevolezza sui problemi di cybersicurezza, ecc.) e potenziale (spesa in ricerca & sviluppo, numero di occupati del settore, brevetti e altri indicatori). Le fonti sono molteplici, spaziando da Idc al World Economic Forum.

 

Premessa doverosa, per dire che l’indice calcolato da Huawei è frutto di numerose variabili. Ma quel che conta per l’Italia è che la nostra posizione tra il 2019 e il 2020 è rimasta sostanzialmente invariata: eravamo e siamo ancora al 26esimo posto, mentre il nostro punteggio (su una scala che va da zero a cento) è appena migliorato, salendo da 58 a 60.

 

Si nota però un andamento diversificato tra le tecnologie che abilitano la “connettività intelligente”: cresce in Italia di 12 punti l’Internet of Things (51 punti nel 2019, 63 nel 2020), mentre intelligenza artificiale e cloud restano invariati (rispettivamente con 36 e 39 punti) e la banda larga è in leggera diminuzione (da 80 a 78 punti). Fra le quattro categorie analizzate, invece, è quella relativa alle potenzialità del mercato italiano quella a registrare la maggiore crescita rispetto al 2019, in aumento da 57 a 60 punti. In particolare, tra le opportunità per l’Italia, Huawei evidenzia la crescita del mercato dell'IoT su base costante e la sempre maggiore capacità dell’Ict di influenzare i modelli di business aziendale. A detta di Huawei tecnologie come il 5G, l’IoT e il cloud trovano nel nostro Paese un terreno estremamente fertile.

 

La classifica del "Global Connectivity Index" di Huawei (clicca per ingrandire)

 

Nella top-10 della classifica dei 79 Paesi incontriamo, dopo il podio occupato da Stati Uniti, Singapore e Svizzera, nell’ordine Svezia, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Regno Unito, Giappone e Norvegia. I due Paesi per cui solitamente si sprecano i paragoni con l’Italia, cioè Germania e Francia, sono al 15esimo a parimerito, con un punteggio di 70.

 

I progressi delle nazioni meno tecnologiche
Le nazioni classificate come starter (dalla 58esima posizione in poi) stanno riducendo proattivamente il divario digitale rispetto ai Paesi definiti adopter (fra cui l’Italia) e i frontrunner (i primi venti). Nel gruppo figurano, per citarne alcuni, India, Egitto, Pakistan, Indonesia, Filippine, Kenya, Nigeria.

 

Sono proprio queste nazioni “fanalino di coda” a mostrare i progressi più significativi dal 2015 a oggi, e questo è vero soprattutto per la copertura a banda larga: il  tasso medio di penetrazione della banda larga mobile in questi Paesi è aumentato di oltre 2,5 volte, gli abbonamenti 4G sono cresciuti dall'1% al 19% e la banda larga mobile è diventata più conveniente del 25%. Comprensibilmente, esiste un legame diretto fra il Pil nazionale e la collocazione nel gruppo dei Paesi in prima linea, di quelli a metà classifica e di quelli in terza categoria (come mostra il grafico seguente).

 

 

Investire in Ict per favorire la ripresa post-covid
Per la prima volta in questa edizione il report ha definito quali siano le cinque fasi chiave della trasformazione digitale del settore Ict, ovvero efficienza delle attività, efficienza funzionale, efficienza del sistema, efficienza e agilità organizzativa e, infine, efficienza e resilienza dell'ecosistema. “Poiché l'Ict permea a 360° il business, la trasformazione digitale è stata accolta positivamente da nazioni e settori”, ha affermato Zhang Hongxi, chief marketing officer infrastruttura Ict di Huawei. “Per la prima volta in assoluto, abbiamo esteso il nostro campo di ricerca dalla dimensione nazionale a quella specifica dei singoli settori. Abbiamo quindi suggerito dettagliati percorsi di trasformazione digitale che si articolano in diverse fasi con l’obiettivo di supportare l’implementazione di una resilienza economica orientata al futuro”. 

 

Nel complesso, dal “Global Connectivity Index” emerge l’importanza della trasformazione digitale, in vari settori, come supporto e motore della ripresa economica dei Paesi. Un ruolo particolarmente importante oggi, alla luce della grande crisi economica e sociale indotta dalla pandemia di covid-19. Lo studio di Huawei suggerisce che ciascun Paese realizzi investimenti in tecnologie Ict sulla base delle proprie risorse e, soprattutto, cercando di far leva sui punti di forza di ciascun settore.