08/05/2015 di Redazione

Tribunali Usa e governo tedesco contro la Nsa: “Basta spionaggio”

Giorni duri per la National Security Agency degli Stati Uniti: la Corte d'Appello Federale ha smontato la Section 215 del Patriot Act, sottolineando un forte abuso di potere e bollando la raccolta dati come illegale. La Germania, inoltre, ha deciso di lim

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La National Security Agency statunitense, l’agenzia “spiona” che tanti grattacapi ha dato negli ultimi due anni all’amministrazione Obama, sembra non avere più amici. O, almeno, sono sempre meno quelli che supportano con fierezza la sua attività di intelligence. Sicuramente, l’ente ha attirato le attenzioni di diversi giudici e governi, che in questi giorni hanno inflitto colpi pesanti alla sua credibilità. Ma andiamo con ordine. Le scudisciate alla Nsa sono arrivate da tutti e due i lati dell’Atlantico. La prima – e forse più violenta, perché proviene proprio dal suolo americano – riguarda il verdetto di ieri della Corte d'Appello Federale per il Secondo Circuito. I togati statunitensi hanno sostanzialmente smontato pezzo per pezzo il lavoro pervasivo fatto dalla Nsa in questi anni, dichiarando che la Section 215 dell’ormai famigerato Patriot Act – varato da George Bush nel 2001 in seguito agli attacchi alle Torri Gemelle – non autorizza l’ente di sorveglianza ad archiviare metadati sulle telefonate effettuate negli Stati Uniti. La norma, hanno scolpito nella pietra i giudici, “va oltre lo scopo per cui il Congresso ha concesso l’autorizzazione”. Ovviamente, la sentenza ha scaldato gli animi di tutte quelle organizzazioni che storcono il naso e lamentano ripetute e immotivate incursioni nella privacy dei cittadini. Almeno da 14 anni, da quando cioè il Patriot Act è entrato in vigore.

Tra queste, una delle più agguerrite è l’American Civil Liberties Union – autrice del ricorso presso la Corte – che sta provando a lottare contro lo strapotere della Nsa da quando il caso “Datagate” è deflagrato nelle mani di Obama. Era il 2013 ed Edward Snowden, brillante informatico ed esperto di sicurezza per diverse realtà legate allo spionaggio a stelle e strisce, decise di gettare il cuore oltre l’ostacolo e rendere pubbliche notizie decisamente scottanti sulle attività di Cia ed Nsa. Tra le condotte poco chiare delle agenzie, come rivelato dal quotidiano The Guardian, si trovano con tutta probabilità anche gli ordini impartiti a diverse società di telecomunicazioni di fornire quotidianamente i metadati – i tabulati – delle chiamate effettuate sul suolo statunitense, oltre alle telefonate tra gli Usa e l’estero. Questi dati, pur non riportando l’effettivo contenuto delle conversazioni, permettono di scoprire i numeri coinvolti, quando una chiamata inizia e quando finisce e così via.

Il dibattito si è sempre diviso tra i sostenitori di questa raccolta, con la motivazione che la Nsa operava nel pieno rispetto del Patriot Act, e i fieri oppositori delle manovre di spionaggio. Tra i primi, si trovano le amministrazioni Bush e Obama, oltre a molti rappresentanti governativi e del parlamento Usa. È infatti di poche settimane fa la notizia di un possibile prolungamento della Section 215, su proposta di un senatore repubblicano, Mitch McConnell. La norma è in scadenza: il provvedimento, salvo ripensamenti del legislatore, dovrebbe infatti morire il prossimo giugno. Da qui la tentata incursione dei membri del Gop, che vorrebbero prolungare gli effetti della Section fino al 2020.

Un tentativo che non ha fatto altro che innalzare in modo ulteriore il livello del dibattito. Lo “sgambetto” della Corte d’Appello non dovrebbe produrre effetti concreti, perché la Section 215 per sopravvivere dovrà comunque essere rinnovata dal Congresso. Certo, il legislatore non potrà non tenere conto di un parere così autorevole, anche se apparentemente non vincolante. Ma le astuzie politiche dei falchi repubblicani sono note a tutti e non è detto che il Grand Old Party, detentore dal gennaio scorso della maggioranza sia al Senato che alla Camera dei Rappresentanti, non riesca a portare a casa il risultato.

Ma i repubblicani non sono gli unici a pensarla in modo diametralmente opposto alla Corte d’Appello. Nel 2013, con il Datagate ancora caldo, il giudice distrettuale William Pauley scrisse nella sua sentenza: “Non sussitono evidenze che indichino che il Governo abbia utilizzato i metadati raccolti per altri scopi, se non quello di investigare e fermare gli attacchi terroristici. Se anche si fossero verificate violazioni delle linee guida, queste sarebbero derivate esclusivamente da errori umani e dai complessi programmi informatici che supportano questo strumento essenziale. Una volte individuate, queste violazioni sono state infatti documentate e bloccate”.

 

Angela Merkel, Cancelliere tedesco

 

A dare manforte alla Corte d’Appello statunitense, è arrivata anche la Germania. L’agenzia di intelligence teutonica, il Bundesnachrichtendienst (Bnd), con una mossa a sorpresa ha deciso di non collaborare più con la Nsa. Da oggi, il centro operativo situato nella città di Bad Aibling non fornirà più alcuna informazione riservata all’agenzia Usa. Perché, penserà il lettore: anche la Germania era coinvolta nel Datagate? A quanto pare, sì. E anche in modo importante. Il Bnd ha rappresentato negli ultimi tempi una grande fonte di imbarazzo per la Cancelliera Merkel: è molto probabile che l’intelligence tedesca abbia passato sottobanco agli Stati Uniti migliaia di informazioni riguardanti i cittadini della Repubblica Federale.

Come riporta la Reuters, citando una fonte interna al Bnd, la Nsa dovrà d’ora in poi fornire spiegazioni dettagliate per ogni richiesta di spionaggio su persone e istituzioni. Altrimenti il permesso non verrà fornito. Un cambio di passo radicale per la Germania, che prova così a placare chi ha tacciato in questi mesi la Merkel di “collaborazionismo” con gli Stati Uniti. Un recente sondaggio mostra come il 62 per cento dei tedeschi pensi che il dibattito sul Bnd sia direttamente collegato alla credibilità della Cancelliera. Anche se l’agenzia di intelligence è di fatto indipendente, la responsabilità finale delle sue azioni cade proprio sulla lady di ferro germanica.

 

Canada in controtendenza: varata nuova legge anti-privacy

 

Ma, mentre i due Paesi forti delle Americhe e dell’Europa provano a ripulirsi dal fango dello scandalo Datagate, un altro Stato sembra muoversi in direzione opposta. È il tranquillo Canada, balzato agli onori della cronaca ieri per aver varato una legge, la C-51, che aumenterebbe a dismisura il potere delle agenzie di spionaggio. L’intelligence canadese potrebbe quindi interferire nella privacy dei cittadini in modo molto più pervasivo di quanto abbia mai potuto fare fino ad ora. L’Anti-Terrorism Act, così è stata ribattezzata la norma, permetterebbe al governo del Paese nordamericano – conservatore – di controllare anche le richieste di passaporto, ampliando così i poteri delle autorità nel porre i nomi di persone non desiderate sulle “no-fly list”.

Ma non solo: la C-51 permetterà a ben 17 agenzie governative di condividere le informazioni dei cittadini al propri interno. I dati potranno così rimbalzare dai database dell’Agenzia delle Entrate, del Ministero della Salute, di quello dei Trasporti, fino anche alla Canadian Food Inspection Agency. La mossa a tenaglia del governo canadese deriva probabilmente dai fatti di sangue che sconvolsero il Paese nell’ottobre 2014, quando due terroristi uccisero altrettanti poliziotti prima a St-Jean-sur-Richelieu e poi a Ottawa. Il secondo caso tenne banco sui media per diverse ore, perché il criminale – poi ucciso dalle forze dell’ordine – riuscì a intrufolarsi perfino in Parlamento.

 

Stephen Harper, primo ministro canadese

 

Il quotidiano canadese The Globe and Mail riporta una spiegazione dettagliata dei contenuti della norma, che ha ricevuto il voto finale nella House of Commons dello Stato degli aceri e si appresta quindi, salvo sorprese, a diventare legge a tutti gli effetti prima dell’estate. Ovviamente, l’approvazione della C-51 ha scatenato vibranti proteste in tutta la Nazione, con importanti personalità – tra cui quattro ex primi ministri – che lamentano poca chiarezza sui confini della legge. In sostanza, non è certo fin dove potrebbero spingersi con questi nuovi poteri le agenzie incaricate della sicurezza. Forse lo si scoprirà comunque presto, in attesa magari di un caso gemello a quello del Datagate.

 

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