Tutta l’azienda è un cloud ibrido. Almeno così la vede Red Hat
Un mix di visioni strategiche e annunci di prodotto ha caratterizzato il Summit 2021. OpenShift l’ha fatta da padrone, ma è arrivata anche la versione 8.4 di Rhel. In Italia le attese poggiano sul traino dell’innovazione digitale e le prospettive aperte dal Pnrr.
Pubblicato il 25 maggio 2021 da Roberto Bonino

Trasformazione digitale, modernizzazione It e sviluppo di applicazioni sono i tre principali fattori di attrazione per le tecnologie open source. Il dato emerge da un report realizzato da Red Hat e utilizzato al recente Summit 2021 per rimarcare, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto la società oggi parte di Ibm faccia leva sulle proprie scelte storiche per guardare avanti con fiducia. D’altra parte, i dati del primo trimestre annunciati da Big Blue evidenziano per la propria azienda controllata una crescita del 17%.
In termini di visione strategica, il vicepresidente della regione mediterranea Gianni Anguilletti, riprendendo le parole del proprio Ceo Paul Cormier, ha sottolineato come stia evolvendo il ruolo del Cio: “Non è sufficiente pensare che ogni azienda sia in una certa misura anche una società di software. In questa fase, ogni Cio è un manager nel cloud. I data center diventano un agglomerato di cloud diversi e ogni organizzazione dovrà disporre delle piattaforme, degli strumenti, dei processi e delle persone per operare efficacemente in questi diversi scenari”. In altre parole, i data center sempre più distribuiti aumentano una complessità che in molti casi inizia dall'edge e arriva ai diversi ambienti pubblici in cui opera l'azienda.
Mantenere questo tipo di data center, distribuito su più sedi e anche su più cloud, è tutt'altro che facile, richiede personale It altamente qualificato e può rappresentare un costo considerevole. La ricetta di Red Hat fa perno sull’approccio ibrido, a condizione che si disponga degli strumenti e delle piattaforme di gestione appropriati. Quelli di Red Hat, ovviamente, integrati in uno stack ormai molto ampio e basati storicamente sul kernel Linux, nonché ritenuti ideali per spostare carichi di lavoro dall'edge al data center e al cloud pubblico senza dover cambiare nulla per le applicazioni.
La strategia open hybrid cloud per le aziende
Accanto alla riaffermata strategia orientata all’open hybrid cloud come via maestra per la progettazione e la realizzazione delle applicazioni veloci, stabili e scalabili necessarie per l’evoluzione digitale delle aziende, il Summit 2021 è servito anche per aggiornare la gamma dei prodotti. A partire da OpenShift Platform Plus, nuova versione della piattaforma Kubernetes, che riunisce tutto il necessario per creare, implementare ed eseguire quasi tutte le applicazioni in cui viene collegate al proprio ambiente aperto, con l’aggiunta di funzionalità volte a offrire una miglior visibilità sul comportamento dei container, identificare eventuali vulnerabilità, verificarne la compatibilità con gli standard di audit, segmentare più agevolmente la rete e identificare potenziali minacce.
OpenShift è quindi ora disponibile in tre versioni: Kubernetes Engine, per eseguire container, Container Platform, che include strumenti di sviluppo aggiuntivi dal punto di vista DevSecOps e ora la versione timbrata Plus. Per non parlare di OpenShift Dedicated, che si esegue su cloud Aws e Google. Su questo fronte, Red Hat ha presentato OpenShift Streams per Apache Kafka, per facilitare l'integrazione dei dati, ma anche OpenShift Api Management e Data Science.
Gianni Anguilletti (vicepresidente area mediterranea) e Rodolfo Falcone (country manager) di Red Hat
Un altro perno strategico per Red Hat è rappresentato dall’edge computing. Qui si innesta la più recente versione del sistema operativo Rhel (Red Hat Enterprise Linux), la 8.4, che si focalizza sul miglioramento della gestione dei dispositivi periferici delle reti. Infine, Red Hat Insights si presenta come un insieme di servizi cloud e, grazie ai dati anonimi che riceve da tutti i clienti Red Hat e all'uso dell'intelligenza artificiale, consente ai professionisti It di semplificare molte delle attività di manutenzione, oltre all'ottimizzazione e al ridimensionamento dell'infrastruttura, consentendo di intraprendere azioni proattive che possono aumentare la sicurezza e l'efficienza operativa.
Le prospettive sul mercato italiano
Quanto rappresentato a livello globale, pare adattarsi in modo quasi perfetto anche all’attuale scenario tecnologico italiano: “Dopo il calo del 2020, gli indicatori sono in ripresa”, ha rilevato Rodolfo Falcone, country manager di Red Hat Italia. “Il segmento cloud viene dato in crescita di oltre il 20% quest’anno e cifre non troppo diverse riguardano anche l’intelligenza artificiale e le tecnologie blockchain”.
Come per molti altri operatori del mondo It, molte aspettative vengono riposte sugli oltre 40 miliardi di euro che il Pnrr (Piano nazionale per la ripresa e la resilienza) ha stanziato sul fronte della digitalizzazione e dell’innovazione. Red Hat si è riorganizzata per coprire direttamente due dei tre segmenti nei quali ha diviso il mercato nazionale, ovvero quello Enterprise (fatto da circa cento aziende) e quello Emerging (altre cinquecento realtà), per delegare ai partner tutto il resto: “L’interesse verso la nostra proposizione resta alto e lo dimostrano le collaborazioni che abbiamo attivato con Snam sull’edge computing, con Dab Pumps sulle tecnologie Open Hybrid Cloud e con Alpitour nell’ambito del loro piano di trasformazione digitale”, ha sottolineato Falcone. “Poniamo grande attenzione anche alla formazione delle competenze necessarie per accompagnare i processi di trasformazione e per questo supportiamo con le nostre tecnologie open source l’innovazione del Crui e delle università che ne fanno parte, ma offriamo anche corsi gratuiti, spendibili sul mercato, per chi non ha un lavoro e vuole riqualificarsi”.
OPEN SOURCE
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FOCUS
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