28/02/2019 di Redazione

Uber, Bmw-Daimler ed Apple fra taxi volanti e alleanze

I test di UberAir inizieranno probabilmente dall’Australia, mentre a Cupertino cade qualche testa nel team impegnato su Project Titan. Bmw e Daimler, intanto, rafforzano l’alleanza.

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Uber pensa ai taxi volanti, Daimler e Bmw uniscono le forze e le tecnologie di guida driverless, Apple riduce un po’ le risorse da dedicare alla ipotetica “iCar”. Piovono notizie sui progetti di veicoli automatizzati e senza conducente, tra sperimentazioni in rampa di lancio e strategie. La prima riguarda Uber Air, il futuro servizio di trasporto cittadino basato su veicoli a decollo verticale, che potremmo definire come “taxi autonomi volanti”: secondo quanto riporta Zdnet, la società di San Francisco ha già scelto l’Australia come località in cui effettuare i primi test, al punto da aver chiesto alla commissione governativa competente il permesso a procedere.

 

In particolare, l’azienda sarebbe intenzionata ad avviare i primi test a Sydney e Melbourne, anche se la lista delle città di debutto del futuro servizio dipenderà sostanzialmente dalla disponibilità delle autorità locali a collaborare con Uber. Ma come funzionerà il servizio? L’idea è quella di permettere di “premere un pulsante per richiedere un volo”, come spiegato dalla responsabile di Uber per il mercato australiano e neozelandese, Natalie Malligan. Il costo non dovrebbe discostarsi troppo da quello di una normale corsa con Uber Black, ovvero circa cento dollari australiani per raggiungere il centro di Melbourne dall’aeroporto; in un secondo momento, con le economie di scala, potrà ridursi ancora fino ai livelli di UberX. Nell’elenco dei mercati di potenziale interesse ci sono anche Brasile, Francia, India e Giappone, come svelato qualche mese fa.

 

Il concept di auto elettrica di Bmw Vision iNext (anche nell'immagine in alto)

 

 

L’asse Daimler-Bmw

Tornando con i piedi per terra, anzi con le ruote per terra, c’è una notizia che riguarda la casa madre di Mercedes-Benz, Daimler, e Bmw: le due società hanno scelto di consolidare l’alleanza sul terreno del driverless condividendo gli enormi costi di sviluppo richiesti per progredire in quest’ambito. La progettazione e la prototipazione sono attività onerose al punto da aver già spinto altri due colossi come Honda e General Motors a mettere in comune le spese, e altrettanto stanno contrattando di fare Volkswagen e Ford.

 

“Abbiamo capito che sviluppare questi sistemi è un po’ come scalare una montagna”, ha scritto in un blogpost Michael Hafner, head of automated driving per la ricerca e sviluppo del marchio Mercedes-Benz. “Percorrere i primi metri dal punto base alla cima sembra facile. Ma più ci si avvicina al traguardo, più l’aria diventa rarefatta e più servono forze per compiere un solo passo e più diventano complesse le sfide da risolvere”.

 

Ora, in un comunicato stampa congiunto, Bmw e Daimler fanno sapere di aver firmato un memorandum d’intesa per sviluppare insieme una tecnologia per veicoli parzialmente automatizzati (per esempio sulle tratte autostradali e nelle manovre di parcheggio), che rappresenteranno “la chiave per la mobilità futura”. Bmw, inoltre, continuerà a portare avanti gli accordi da tempo in corso con Mobileye (azienda comprata da Intel), con l’obiettivo di portare su strada le prime vetture autonome entro il 2021.

 

L’incognita di Apple

Mettendo insieme i sistemi di guida assistita e quelli per il driverless vero e proprio, secondo le stime di GoldmanSachs si conteranno 96 miliardi di dollari di giro d’affare mondiale nel 2025, per arrivare all’incredibile somma di 290 miliardi di dollari nel 2035. Certo si tratta solo di astratte previsioni, ma se anche i conteggi si riveleranno imprecisi è difficile immaginare che nella mischia dei vendor possa mancare un innovatore coraggioso come Apple.

 

La futura "Apple Car" è un mistero, ma è facile immaginare che a bordo ci sarà CarPlay

 

 

E infatti non mancherà, certamente o quasi, ma da anni il mistero che circonda “Project Titan” o la “Apple Car” o “iCar” è inframmezzato da notizie di cambi di rotta e di poltrone. Impossibile tenere il conto di quante volte si è detto che il progetto fosse stato ridimensionato oppure, all’opposto, si stesse ampliando. Ora da Reuters giunge notizia del licenziamento di”almeno due dozzine di ingegneri software” e di “quaranta ingegneri hardware”, come effetto del nuovo corso impresso da Doug Field, ex di Tesla e attuale vice president of special projects di Apple.

 

Va detto che qualche decina di teste non sono moltissime su un totale di circa cinquemila dipendenti a tempo pieno assegnati a Project Titan, 1.200 dei quali impegnati nello sviluppo tecnologico. Peraltro da un documento consegnato in febbraio all’ente di motorizzazione californiano si apprende che finora i veicoli sperimentali di Apple hanno già percorso circa 128.000 chilometri (e un anno prima erano appena mille). Dunque qualche pur spiacevole licenziamento non pare un sufficiente spunto di riflessione. Piuttosto, essendo Apple tradizionalmente un tiratore libero, è lecito chiedersi se possa farcela da sola in uno scenario nel quale le alleanze per le future automobili a guida autonoma appaiono tutt’altro che un optional. Finora il vero viaggio non è nemmeno cominciato.

 

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