01/03/2019 di Redazione

Un 5G troppo avido di energia, il timore di quasi tutte le telco

Oltre il 90% operatori di telecomunicazione pensa che l’avvento delle reti di quinta generazione possa causare un aumento dei consumi energetici dei propri network. Lo svela un sondaggio di Vertiv, condotto da 451 Research.

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Le nuove reti 5G porteranno sicuramente nuove fonti di ricavi agli operatori di telecomunicazione, ma potrebbero anche diventare un salasso, considerando l’aumento delle small cell e delle antenne MiMo (Multiple-input Multiple-output) . In molti, moltissimi, prevedono un aumento significativo dei consumi energetici: il 90% delle aziende telco ritiene che ciò possa accadere. Questo emerge da un sondaggio condotto da 451 Research su un centinaio di operatori telco del mondo, e sponsorizzato da Vertiv (la ex Emerson Network Power), società che progetta, costruisce e vende sistemi hardware, software e servizi di diagnostica e monitoraggio per le applicazioni dei data center, inclusi Ups e i sistemi di condizionamento.

 

Ci saranno opportunità di business per un’azienda come Vertiv, a guardare i risultati dell’indagine: gli intervistati, infatti, non solo temono l’incremento dei consumi energetici ma sono anche interessati a premunirsi di qualche antidoto al problema. Hanno ancora un po’ di tempo, se è vero (come prevede l’88% degli intervistati), che le implementazioni 5G saranno completate nel biennio 2021-2022.

 

Come spiegato da Brian Partridge, vicepresidente della ricerca per 451 Research, “Le due maggiori sfide della connettività per il supporto delle topologie 5G sono l'aggiornamento delle reti a livello di accesso e aggregazione e l'aggiunta di collegamenti backhaul. Gli intervistati hanno segnalato che la disponibilità di una connettività di alta qualità ai POP distribuiti e la facilità di acquisizione dei siti sono fattori fondamentali per il successo del 5G”. La sfida, per gli operatori che stanno prendendo in considerazione il 5G, sarà quella di scegliere i casi d’uso, i mercati verticali e gli ecosistemi più consolidati, nei quali possano giocare un ruolo significativo e sostenibile”, aggiunge  Giordano Albertazzi, presidente di Vertiv per Europa, Medio Oriente ed Africa. Insomma, sarà consigliabile elaborare precise strategie e focalizzare gli investimenti.

 

 

 

Il consiglio: scegliere un “archetipo”

Nelle implementazioni di edge computing, in particolare, Vertiv dà l’indicazione di orientarsi su un preciso modello, scegliendo fra quattro “archetipi” (così definiti da un’indagine firmata dalla stessa Vertiv l’anno scorso). Il primo sono le reti per applicazioni a uso intensivo di dati, adatte per smart city, domotica, industria 4.0, broadcasting, supercalcolo, realtà virtuale e digitalizzazione delle utility; il secondo le reti per applicazioni “sensibili alla latenza umana”, in cui non sono ammessi ritardi nel recapito dei servizi, come per esempio siti Web e di e-commerce, chatbot e assistenti vocali, realtà aumentata; il terzo sono quelle “sensibili alla latenza da macchina a macchina”, come nelle smart grid e nel trading azionario e di materie prime; il quarto sono quelle “critiche per la vita”, in cui la bassa latenza è essenziale alla sicurezza, come nei veicoli a guida autonoma e nella telemedicina.

 

 

Le incognite di small cell e MiMo

Ma davvero i consumi energetici subiranno un’impennata con il 5G? Un’analisi condotta internamente da Vertiv delinea incrementi compresi fra il 150% e il 170% da qui al 2026, che però saranno più accentuati nei data center di grandi dimensioni, nei nodi e nelle reti a essi collegati. Uno studio condotto l’anno scorso da Emil Björnson, professore associato dell’Università di Linköping, in Svezia, avvalora almeno in parte i timori. Per le reti di quinta generazione sarà necessario un maggior numero di small cell, caratterizzate però da un consumo pro capite di energia inferiore a quello delle small cell del 4G.

 

Mettendo su un piatto della bilancia le due cose, è difficile al momento prevedere quale delle due prevarrà. Per quanto riguarda l’uso massiccio del MiMo, il maggior numero di antenne negli array di ciascuna stazione base aumenterà sicuramente i consumi, ma nel tempo l’efficienza energetica dei sistemi potrebbe migliorare. A detta di Björnson, tutto questo per i progetti del 5G “è un significativo problema, ma non credo che rappresenterà un intoppo”.

 

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