Un’iniezione di potenza per le database machine di Oracle
La nuova generazione Exadata X9M moltiplica pesantemente le prestazioni rispetto alla precedente release. Ma Filippo Fabbri, direttore business cloud systems sud-Emea e country leader Italia, evidenzia altri benefici.
Pubblicato il 29 ottobre 2021 da Roberto Bonino

Sono soprattutto le migliorie prestazionali a spiccare nell’ultima iterazione della piattaforma Exadata X9M di Oracle. Rispetto alla precedente generazione, essa propone performance da 27,6 milioni di Iops, in aumento del 70% per un tempo di latenza che può, in teoria, passare sotto la barra dei 19 millisecondi. Ogni rack del sistema può accogliere 1.216 core Db, 38 Tb di memoria e 920 Tb di flash memory Nvme.
Va ricordato che la tecnologia Exadata (ereditata dall’acquisizione di Sun) è stata messa a punto con il solo e unico scopo di far girare Oracle Database, anche nella versione Autonomous attraverso la declinazione Cloud@Customer, in modo più efficiente rispetto a qualsiasi altra piattaforma disponibile sul mercato. L’intento del costruttore è arrivarci fornendo capacità elaborative ottimizzate tanto per il calcolo quanto per reti e storage. Il tutto con la possibilità di automazione end-to-end in combinazione con algoritmi che migliorano le capacità Oltp.
Le prestazioni indicate si spiegano anche con l’integrazione architetturale della nuova generazione di processori Intel Xen Scalable Gen 3 in tecnologia Ice Lake, ma anche con l’implementazione di Pcie 4.0. Per accelerare le applicazioni analitiche, ogni rack Exadata X9M offre fino a 1 Tb/s di throughput di scansione analitica e 576 Cpu nei server di storage intelligenti, per elaborare query Sql di basso livello, analisi e algoritmi di machine learning.
Filippo Fabbri, direttore business cloud systems sud Emea e country leader Italia di Oracle
Ma la potenza non è tutto. Lo conferma Filippo Fabbri, direttore business cloud systems sud Emea e country leader Italia, che enfatizza altri elementi distintivi della proposta: “Anche la velocità è un elemento che va inquadrato nei benefici di business per le aziende. Poter svolgere attività standardizzate su grandi quantità di clienti, come la fatturazione per chi lavora nelle Telco o nelle utility, produce Tco e Roi misurabili con effetti immediati sul cash flow, ancor più evidenti sui grandi volumi”.
Non è un caso che, oltre a Exadata X9M, Oracle abbia annunciato anche Zero Data Loss Recovery Appliance X9M, un sistema progettato per proteggere le istanze del database, che offre capacità di recupero dei dati in un’ottica di azzeramento delle perdite di dati e di validazione automatica dei backup con l’obiettivo di preservare dagli attacchi e non semplicemente di velocizzare il backup.
In sostanza, X9M ribadisce come Oracle voglia capitalizzare sul forte radicamento del proprio database in diversi ambienti, ma mettendo la tecnologia al servizio delle esigenze di business: “In Italia gran parte della Pubblica Amministrazione Centrale utilizza il nostro Db e oltre il 70% di tutto il parco installato gira su Exadata”, illustra Fabbri. “Oggi i nostri clienti hanno la possibilità di scegliere fra implementazioni on-premise, public cloud oppure l’opzione Cloud@Customer, di fatto un public cloud portato a casa del cliente per ovviare a problemi di latenza e sovranità del dato. Con l’apertura della region in Italia amplieremo uleriormente le possibilità di fruizione, tenendo presente che la tendenza al cloud appare ormai spiccata, ma ancora molta strada è da percorrere, soprattutto nelle realtà con una forte stratificazione applicativa. Non è un caso che oggi solo il 40% delle aziende mondiali abbia portato carichi di lavoro mission critical in cloud”.
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