Continua a crescere Venticento, la società di consulenza e assistenza in ambito Ict nata a Milano (prende il nome dal codice di avviamento postale della città meneghina) e operativa oggi in tre continenti, con servizi erogati 24/7. IctBusiness ha incontrato Enrico Dellù, Ceo di Venticento, per capire meglio i punti di forza e la strategia della società.

 

Che cosa vi distingue dagli altri operatori del mercato dell’assistenza sistemistica?

Il punto di forza più evidente è il customer care: abbiamo un tasso di abbandono dei clienti inferiore al 5%, questo perché, contrariamente ad altre realtà del settore, noi ci occupiamo dell’assistenza sia delle infrastrutture sia degli utenti, e lo facciamo con una cura maniacale della qualità del servizio. Quando un utente apre un ticket viene contattato da un vero e proprio tecnico che, dopo una breve fase di assessment, risolve direttamente il problema (in remoto o recandosi presso il cliente). Lo stesso metodo lo adottiamo anche per i sistemi, e l’attenzione che abbiamo nei confronti del cliente ci porta spesso ad andare oltre il perimetro contrattuale pur di risolvere i problemi che si presentano.

 

Una cura che viene ripagata?

 

Questo approccio ci consente di creare business indotto, perché noi grazie al servizio quotidiano (su computer, stampanti, server e prodotti verticali in ambito sicurezza o governance) e al service desk rafforziamo il rapporto con il cliente.

 

Ecco, il cliente: che profilo ha?

Le aziende con cui lavoriamo hanno di solito una dimensione media, diciamo da 50 a 500 utenti. Ma ad esempio nel segmento della sicurezza informatica lavoriamo anche con realtà più grandi. In tutti i casi, il nostro cliente ideale ha filiali anche all’estero. A queste organizzazioni noi riusciamo a dare un servizio unico: il dialogo con il referente principale in Italia ma l’assistenza (nella lingua dei vari Paesi, ma anche con la mentalità giusta per ogni area geografica) in tutto il mondo.

 

Enrico Dellù, Ceo di Venticento

 

Avete anche un Network Operation Center (NOC)?

Sì, ma ancora una volta ci distinguiamo: il nostro NOC è molto tagliato su misura e non è invasivo. Le persone che operano al suo interno hanno un profilo molto alto. Possiamo definirlo un “boutique NOC”.

 

Che prospettiva avete, da partner tecnologico, delle aziende italiane in tema di trasformazione digitale?

Io vedo un mix fra tradizione e innovazione. Il cloud, ad esempio, è un fenomeno estremamente attuale, ma bisogna sempre ricordarsi che dietro c’è un sistema di prossimità che deve funzionare: computer e stampanti ci saranno sempre e vengono utilizzate proprio per gestire le risorse del mondo cloud. Noi, d’altra parte, non vogliamo essere innovativi per forza, ci piace essere sempre “sartoriali” e andare anche da clienti che hanno ovviamente sentito parlare del cloud ma che non necessariamente ci devono andare oggi, con budget o banda limitati. E quando restano, i problemi da affrontare sono quelli, ad esempio dell’iperconvergenza, che noi cominciamo a risolvere insieme ad aziende del calibro di Nutanix.

 

Quali sono i vostri numeri e quali le prospettive di crescita?

 

Il fatturato supera i 7,3 milioni di euro, e cresce del 40% all’anno; nel 2019 puntiamo a superare gli 8 milioni, che era il nostro obiettivo per il 2020. C’è un buon mix di prodotti e servizi, anche se i primi sono la parte preponderante del nostro giro d’affari. Siamo i partner più importanti di Sophos in Italia e lavoriamo anche con Qualys, Microsoft, FireEye, Microfocus e Veeam.

 

Come vi state muovendo per assicurare anche la crescita futura?

Continuiamo ad acquisire talenti in Italia e inoltre apriremo filiali in California e in Cina, per consolidare e fare crescere il business estero, che attualmente non è significativo anche se è la nostra peculiarità. In particolare, vogliamo far crescere il business negli Usa come quello italiano.In Italia vogliamo potenziare l’offerta a valore aggiunto quindi soprattutto il NOC. Infine, vogliamo che Venticento diventi un brand riconosciuto.