03/03/2017 di Redazione

Vmware: 5G e Network Function Virtualization, l'accoppiata perfetta

Pat Gelsinger, Ceo dell'azienda sinonimo di virtualizzazione, ha fatto tappa a Milano per parlare di come stia cambiando il settore delle telecomunicazioni, sotto la spinta delle nuove tecnologie di virtualizzazione delle funzioni di rete e del 5G.

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Il numero uno di Vmware fa tappa in Italia per discutere di strategie e di tecnologie, a suo dire, rivoluzionarie. Di ritorno dal Mobile World Congress di Barcellona, Pat Gelsinger ha incontrato i giornalisi a Milano per parlare di quello che definisce come un momento di “cambiamento epocale”. Quella stessa virtualizzazione che ha progressivamente interessato gli strati infrastrutturali del data center d’impresa - inizialmente a livello server per poi estendersi allo storage e, in ultimo, al networking - è ora una tecnologia che può trasformare il settore delle telecomunicazioni. Gestione, sicurezza, controllo e automazione delle infrastrutture restano i valori al centro dell'offerta di Vmware, ma oggi nell'era del cloud l'azienda può cogliere nuove opportunità. Oggi, ha spiegato Gelsinger, servire i clienti “significa andare a modificare infrastrutture legacy, ponendo le basi per un diverso modello di business basato sulla convergenza con il mondo del data center”.

La strada percorsa dalle aziende adottando una prospettia software-defined è paragonabile a quella che ora intraprendono gli operatori di telecomunicazioni con la Network Function Virtualization (Nfv)”. Tecnologie abilitanti le infrastrutture cloud d’impresa e di telecomunicazioni, mediate dai Communication Service Provider (Csp), dovranno sostenere progressivamente la sempre più marcata affermazione della componente mobile e dell’Internet of Things. “Nel 2020 si prevede che il numero di dispositivi di derivazione IoT superaranno quelli tradizionali", ha ricordato Gelsinger. Una tendenza che diventerà sempre più marcata negli anni ancora successivi, specie dal 2025 in poi.

Tutti fattori evolutivi che, secondo Vmware, determinano la necessità di mettere a punto infrastrutture con un grado di sicurezza più elevato. E questa esigenza, a detta di Gelsinger, potrà essere adeguatamente soddisfatta con nuovi modelli infrastrutturali che permettono di adottare una
protezione multi-segmento, isolando e preservando la sicurezza di ciascuno di essi. Significa, in buona sostanza elevare la capacità di progettare ambienti più sicuri dove la logica di protezione è “emebdded” nelle architetture software.

Gelsinger considera il
5G il cantiere in cui i fornitori di servizi di comunicazione misureranno i vantaggi della virtualizzazione grazie all'impiego di piattaforme Nfv. Sarà un processo gruaduale. "È verosimile attendersi nel breve periodo implementazioni limitate", precisa il Ceo. Di fatto, è un percorso che Gelsinger pensa possa andare di pari passo con l’adozione del 5G, il cui varo definitivo è atteso per il 2020. In questo stesso anno Vmware, in partnership con Atos, sarà peraltro fornitore delle tecnologie 5G che verranno utilizzate alle olimpiadi di Tokyo.

 

Pat Gelsinger, Ceo di Vmware

 


Per Gelsinger, l'accoppiata fra 5G e Nfv diventa un binomio inscindibile. “Tutti gli operatori che affronteranno la creazione di infrastruttura mobile di nuova generazione si dovranno misurare in questi termini”. Sono attualmente 45 i Csp che vedono Vmware coinvolta, a livello globale, nella definizione di ambienti di virtualizzazione delle funzioni di rete. “La velocità con cui avanzeranno i progetti dipende da una molteplicità di fattori”, prosegue l'amministratore delegato.Sicuramente i Paesi emergenti, che hanno basato la creazione di nuova infrastruttura di comunicazione partendo dal mobile, si trovano in una posizione privilegiata poiché non hanno vincoli legacy. Ma la corsa al 5G-NFV vedrà coinvolti, a diverse velocità, tutti i player”.

Quale sarà, invece, il contributo della comunità open source nel percorso di costruzione, ottimizzazione e consolidamentto della piattaforma Nfv? A questa domanda Gelsinger risponde che “è certamente utile e opportuno integrare codice open source, come nel caso di OpenStack, ma il tutto deve essere calato all’interno dell’architettura Vmware. È questo il solo modo che permette di avere un’infrastruttura resiliente, scalabile e robusta, adeguata alle sfide con cui si confrontano i service provider”.  Nell'anno fiscale 2016 Vmware ha generato sette miliardi di dollari di fatturato, con una crescita dell'8% anno su anno, e un utile netto di 1,19 miliardi, in ascesa del 3%.

 

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