Pubblicato il 30 settembre 2019 da Redazione
Sulla Web tax, l’Europa non vuol perdere troppo tempo. L’aveva fatto capire Paolo Gentiloni all’indomani della nomina a Commissario europeo per gli affari economici e monetari (carica in vigore dal prossimo novembre) e lo ribadisce ora Margrethe Vestager, già commissario Ue alla Concorrenza e da novembre nuova vicepresidente esecutiva della Commissione per l'Agenda Digitale, con delega alla Concorrenza. Da tempo si discute l’idea di una legge fiscale internazionale, che regolamenti e armonizzi la tassazione delle digital company di grandi dimensioni, cioè aziende che fanno profitti attraverso servizi digitali e advertising.
La futura legge internazionale potrebbe, presumibilmente, ricalcare le norme già varate dall’Italia e dalla Francia: una tassazione al 3% sui profitti derivati dalla vendita di servizi digitali e advertising (nel Paese di pertinenza), che riguarda le società da oltre 750 milioni di euro di fatturato globale. Google, Facebook, Amazon, Apple e Netflix sono i nomi sotto ai riflettori.
La Web tax internazionale al momento è ancora un'idea, data l’opposizione dei governi di Irlanda, Svezia e Danimarca, e data la complessità di dover mettere d’accordo anche Paesi non europei, in particolare quelli del G20 e quelli aderenti all’Ocse. Ma per Gentiloni e Vestager la via del pragmatismo è quella da percorrere. In una risposta scritta ai legislatori europei, la politica danese ha detto che “se non sarà possibile raggiungere alcun accordo effettivo entro la fine del 2020, l’Unione Europea dovrebbe avere la volontà di agire da sola”.
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