25/08/2011 di Redazione

Acer in crisi: ricavi giù del 32% e bilancio in rosso

L'ultima trimestrale della società taiwanese presenta un calo del fatturato e una perdita netta di 236 milioni di dollari. Quella del primo semestre è di 195 milioni. Il presidente JT Wang ammette: per fine anno sarà impossibile andare in pareggio.

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Per la prima volta in dieci anni, Acer ha chiuso un trimestre in perdita, e le cifre sono tali da aver costretto l'azienda ad ammettere che chiudere l'anno fiscale in profitto sarà "impossibile". In dettaglio, i ricavi consolidati sono stati pari a 3,5 miliardi di dollari, in calo del 32% su base annua, mentre le perdite operative sono state di 246 milioni di dollari. L'utile dopo le imposte è quindi in negativo per 236 milioni di dollari.

I ricavi consolidati per la prima metà del 2011, secondo i dati preliminari, sono stati di 8 miliardi di dollari, in calo del 26% su base annua. La perdita operativa è tuttavia pari a 179 milioni di dollari, quindi l'utile netto del primo semestre 2011 è in negativo per 195 milioni di dollari.

JT Wang non sorride più: Acer è in perdita e non recupererà entro fine anno

Il calo è dovuto a molteplici cause: agli investimenti che sono stati necessari per risolvere il problema delle eccedenze di magazzino rilevate con l'inventario EMEA (quantificate in oltre 150 milioni di dollari) e alla loro vendita sottocosto, al taglio dei posti di lavoro e alla crisi delle vendite.

Il presidente JT Wang ha precisato tuttavia che quello appena passato è stato un "periodo di correzione", che ha comportato più perdite di quelle preventivate per colpa dell'inventario europeo e delle indennità di fine rapporto non preventivate. Con quest'ultima affermazione Wang si riferisce senza dubbio a Gianfranco Lanci (Acer è senza il numero uno: si è dimesso Lanci), ex amministratore delegato e Presidente di Acer Inc, ma non ha fatto accenno a quanto possa avere incassato andandosene.

Le reazioni non si sono fatte attendere: l'analista Steven Tseng ha ammonito che "Alcune delle perdite registrate in questo semestre erano destinate a spese straordinarie che non si ripeteranno (l'inventario e le dimissioni di Lanci), quindi qualcosa può essere recuperato nel secondo trimestre, ma non rivedrete certamente una Acer simile a quella di quando era una solida macchina da soldi che rastrellava quote di mercato". La conclusione è il "sell" sulle azioni Acer, ossia liberarsene prima che sia troppo tardi.

Acer cambia idea: saranno i notebook a risollevarci. Lanci aveva ragione.

I risultati disastrosi di quella che una volta era la seconda azienda IT a livello globale screditano anche la credibilità del suo presidente JT Wang, che aveva dichiarato che l'azienda sarebbe tornata in pareggio nel terzo trimestre e in utile entro la fine dell'anno. Wang ha giustificato la sua scarsa lungimiranza dichiarando che "a quel tempo avevo più fiducia e maggiore ottimismo. Tuttavia la perdita del secondo trimestre è stata più pesante del previsto, quindi oggi devo dire che non torneremo in attivo per tutto l'anno, e che anche raggiungere un pareggio sarà impossibile."

Il dirigente di Acer ha anche fatto alcune considerazioni riguardanti il mercato in generale, puntando sul rallentamento dell'economia e sulla debole richiesta del settore consumer. Ha invece minimizzato la popolarità dei tablet, sostenendo che i notebook come quelli prodotti ad Acer stanno tornando ad essere popolari.

In particolare, Wang ha affermato che "La febbre per i tablet sta scendendo e il notebook sta riconquistando l'interesse dei consumatori": un'ammissione che ha un sapore particolarmente amaro per Acer, considerato che Lanci ha preso la porta proprio perché voleva continuare a puntare sul business dei notebook invece di inseguire stoltamente Apple e il suo iPad (È stato l'iPad a mandare a casa il capo di Acer).

A questo punto a Wang non resta che avere fiducia nell'Ultrabook, che sembra ormai essere l'ultima spiaggia per un'azienda che, oltre agli effetti collaterali di una crisi globale, sta subendo la mancanza interna di idee e di politiche commerciali degne del suo passato.

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