05/03/2018 di Redazione

Ad Amazon interessa il cibo francese, nuovo servizio nell'aria

Secondo le dichiarazioni del direttore di Amazon France, la società è intenzionata a lanciare anche oltralpe un servizio di vendita di prodotti alimentari freschi. Ma ogni cosa a suo tempo.

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Il profumo del cibo francese è nell'aria per Amazon. L'acquisto di una catena della grande distribuzione organizzata transalpina, più o meno grande, è un'ipotesi di cui si chiacchiera da tempo, alla luce della strategia avviata negli Stati Uniti con Whole Foods. Prima di arrivare, eventualmente, a questa mossa, il gigante di Seattle sembra essere interessato a tastare il terreno avviando la vendita di prodotti alimentari freschi, ricalcando quindi l'analogo servizio offerto in altre geografie. Attraverso la sussidiaria AmazonFresh l'azienda vende e consegna frutta, verdura e altri generi alimentari negli Usa (dove il servizio ha debuttato nel 2106), a Tokio, a Berlino, Amburgo, Monaco e prossimamente anche in città dell'Australia e dell'India.

 

A mettere una pulce nell'orecchio sono le dichiarazioni fatte al Journal du Dimanche da Frederic Duval, direttore generale di Amazon France, che intervistato ha ammesso che la vendita di alimentari è “un'area in fase di sviluppo”, e che l'acquisizione di Whole Foods ha segnato “una nuova tappa per questa ambizione”. Il dirigente ha però subito messo le mani avanti: “Avremmo tutte le intenzioni di lanciare questo servizio in Francia”, ha proseguito, “ma ogni cosa a suo tempo. Un lancio rappresenta un investimento”.

 

Indiscrezioni dei giorni scorsi parlavo di iniziali trattative in corso fra Amazon e l'opteratore della Gdo System U, titolare di oltre 1.500 punti vendita in terra transalpina. Di certo la Francia è per Amazon un mercato strategico, fra i più interessanti in Europa, un mercato dove l'azienda statunitense ha annunciato la creazione di duemila posti di lavoro entro quest'anno.

 

A proposito di rapporti fra le multinazionali Usa e il Vecchio Continente, oggi si torna a parlare della possibile “Web tax”, così chiamata un po' a sproposito perché non riguarderebbe soltanto le attività Internet ma l'intero business (fatturato in Europa) di colossi tecnologici come Amazon, Apple, Google, Facebook, Microsoft e via dicendo. Il ministro dell'Economia e delle Finanze francese, Bruno Le Maire, al Journal du Dimanche ha fatto sapere che “una direttiva europea verrà pubblicata nelle prossime settimane. Sarà un passo significativo”.

 

 

 

A detta del ministro e, si intuisce, per ragioni di fattibilità, all'interno della possibile forbice si punterà almeno inizialmente verso il basso: l'imposta sarà più vicina al valore minimo del 2% del fatturato che non a quello massimo del 6%. Il valore del 2% potrebbe essere un primo passo e, si intuisce, il frutto del compromesso fra posizioni differenti: da un lato gli Stati membri interessati a tassare i profitti o il fatturato di chi fa affari in Europa (nel gruppo spiccano Francia, Germania, Italia e Spagna), dall'altro i soldi delle multinazionali statunitensi e la posizione di chi, come l'irlanda, pratica da sempre una politica di leggerezza fiscale nei confronti delle società estere.

 

 

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