18/12/2015 di Redazione

Apple Pay presto parlerà anche cinese: accordo con Unionpay

La Mela ha siglato un’intesa con l’unico ente autorizzato a emettere carte di credito nel Paese del Dragone. Dopo l’approvazione del regolatorio, nel 2016 il servizio di mobile payment riceverà il supporto da 15 istituti di credito locali. Intanto, a Cupe

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Le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi si sono rivelate fondate. Apple Pay sbarcherà in Cina all’inizio del 2016, entrando così nel quinto mercato dopo Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia. Un passo avanti fondamentale per la Mela, che a quanto pare è riuscita a convincere la storica ritrosia del governo di Pechino sui grandi gruppi hi-tech a stelle e strisce. Il servizio di pagamenti elettronici mobili in salsa cinese nascerà grazie all’accordo tra Apple e China Unionpay, l’unico ente titolato a emettere carte di credito nel Paese del Dragone (a livello mondiale ne circolano 4,5 miliardi) e operante sotto l’egida della Banca Popolare Cinese, la banca centrale del colosso asiatico. Apple Pay inizialmente avrà il supporto di 15 istituti di credito del Paese e la base utenti teorica conterà ben 260 milioni di consumatori: un numero impressionante, ma che non significa per forza garanzia assoluta di successo. La Cina è già oggi il secondo mercato più importante per la casa di Cupertino: un’area geografica dove Apple sta continuando a mietere consensi e a ottenere risultati finanziari straordinari.

Gli ultimi dati trimestrali disponibili parlano di 12,5 miliardi di fatturato in tre mesi, circa un quarto del giro d’affari globale della Mela. Un dato in costante crescita, che si sta avvicinando sempre più a quello statunitense. Ma si sa anche che il mercato cinese spesso deve fare i conti con le bizzose politiche di Pechino, tese comunque sempre a proteggere in modo deciso l’economia nazionale. Lo stesso servizio Apple Pay dovrà avere a che fare con il regolatorio del Paese e, solo dopo una serie di test anche sulla compliance con gli standard industriali, locali potrà davvero essere disponibile.

A livello tecnologico, Apple Pay funzionerà in simbiosi con i Pos abilitati per Quickpass, modalità di pagamento contactless di Unionpay. Come per le altre parti del mondo, per utilizzare il servizio nei negozi sarà necessario disporre almeno di un iPhone 6 o versioni successive o, in alternativa, dell’Apple Watch.

 

 

Il boom del mobile payment è imminente, ma le pedine devono ancora finire di sistemarsi sulla scacchiera per riuscire a comprendere bene i risvolti di questa nuova modalità di pagamento. Secondo uno studio di Bi Intelligence, nel 2015 il giro giro d’affari del settore raggiungerà i 37 miliardi di dollari nei soli Stati Uniti. Sarà quindi interessante registrare i numeri del prossimo anno, con l’apertura di un mercato fondamentale come quello cinese. In cui Apple, almeno per il momento, non deve guardarsi le spalle da altri colossi che offrono servizi di pagamento mobile analoghi.

A luglio in Corea del Sud è arrivato Samsung Pay, che si basa però su una tecnologia differente rispetto all’offerta di Cupertino, mentre l’11 settembre è stato il turno di Android Pay, seguito a ruota dalla pubblicazione dell’app ufficiale sullo store Google Play. I vari colossi hi-tech stanno poi cercando sponde e alleanze nei mercati che potrebbero essere più affini a pagamenti di questo genere, come per esempio il retail e la ristorazione.

Ma le novità in casa Apple non riguardano soltanto l’espansione in nuove aree. È fresca la notizia della nomina di Jeff Williams a direttore operativo del gruppo (chief operating officer), ruolo che fu dello stesso Tim Cook prima della necessaria promozione a Ceo in seguito alla scomparsa di Steve Jobs. In Apple dal 1998, Williams ha guidato nel tempo anche la catena dei fornitori aziendali ed è stato posto al vertice delle iniziative di responsabilità sociale del colosso di Cupertino.

 

Jeff Williams, nuovo chief operating officer di Apple

 

Lo spostamento di Williams ha causato una ripercussione a catena anche su altri ruoli manageriali chiave. La stessa Apple ha annunciato infatti che Phil Schiller, storico vicepresidente senior del gruppo marketing globale, espanderà il proprio ruolo occupandosi anche dell’App Store su tutte le piattaforme della compagnia. Inoltre, entrerà a far parte del team esecutivo Johny Srouji, come vicepresidente della divisione Hardware Technologies. Nel 2016, infine, arriverà in azienda anche Tor Myhren, che assumerà il ruolo di vicepresidente per le comunicazioni marketing.

 

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