Centinaia di milioni di persone utilizzano l'iPhone, un oggetto marchiato con il logo di un'azienda statunitense ma in buona parte prodotto in Cina. Specularmente, presto nel Paese del Dragone i clienti di Apple utilizzeranno servizi “cinesizzati” in modo da assecondare le leggi locali. La società di Tim Cook ha infatti accettato di cedere a Guizhou-Cloud Big Data Industry, (Gcbd) una società controllata dal governo della provincia di Guizhou, le attività che coinvolgono i dati degli utenti cinesi di iCloud. Non è poco, perché nella nuvola di Apple vengono gestiti, sincronizzati e custoditi tutti i dati, le fotografie e i video che gli utenti scelgono di archiviare nella nuvola, oltre ai dati relativi a App Store Tunes, iTunes, Mail, Drive, iBooks, Apple Pay e altro ancora.
Questo mare di dati si trasferirà quindi su data center cinesi, assecondando la legge che impone una gestione “nazionale” dei servizi cloud che coinvolgono i residenti del Paese. In parole povere, una gestione non affidata ad aziende straniere. Eppure gli occhi di Apple potranno continuare a vedere questo oceano di contenuti, dal momento che sia la società californiana sia Gcbd “avranno accesso a tutti i dati conservati nel servizio, anche con il diritto di condividere, scambiare e rivelare una all'altra i dati degli utenti, inclusi i Content, secondo quanto previsto dalla legge”. Se la cosa non dovesse piacere, non resta che cancellare l'account oppure escogitare qualche procedura-scappatoria, come quella descritta da TechCrunch.
Difficile, in ogni caso, che Apple presto o tardi non si accorga di questi trucchetti e che non corra a porvi rimedio. A partire dal 28 febbraio, data di inizio del trasferimento, gli utenti potranno infatti scegliere se accettare i nuovi termini d'uso di iCloud oppure scegliere di cancellarsi dal servizio. Non è prevista, invece, la possibilità di restare ancorati ai data center attuali o di sceglierne altri di preferenza. Nel momento in cui i dati di un utente stanno per essere spostati, Apple invierà alla persona interessata una notifica tramite email o tramite iOS.
La decisione di Apple giunge a poche settimane di distanza da quella, similare, di Amazon Web Services, mentre una piattaforma social come Linked ha scelto di limitare per i residenti in Cina alcune sue funzionalità, al fine di risultare il regola con la legge. Resta da capire quale possa essere il comportamento di Apple davanti a future, eventuali richieste “scomode” che giungano dal governo cinese, come quella di ottenere una backdoor all'interno dei dati per presunte ragioni di sicurezza nazionale.