30/10/2019 di Redazione

Cambridge Analytica, Zuckerberg piega la testa sulla multa Uk

Facebook pagherà le 500mila sterline richieste l’anno scorso dall’Information Commissioner’s Office britannico come risarcimento per le violazioni di privacy e di fiducia commesse dal social network.

immagine.jpg

Facebook piega la testa: meglio pagare una multa da 500 milioni di sterline e cercare di mettersi alle spalle la figuraccia del caso Cambridge Analytica, quello in cui fu violata la privacy di 87 milioni di utenti del social network, presi di mira da advertising personalizzato e messaggi di propaganda politica. A dispetto delle regole previste dalle Api di Facebook, Cambridge Analytica aveva avuto libero accesso ai dati di chi aveva utilizzato un’app di quiz della personalità e addirittura ai dati di loro contatti, che nemmeno avevano mai usato l’app in questione. Da lì lo scandalo, i mea culpa di Mark Zuckerberg, le interrogazioni parlamentari, le modifiche alle impostazioni di privacy della piattaforma social.

 

A oltre un anno dalla multa emessa dall’Information Commissioner’s Office (Ico), ora la società di Menlo Park ha accettato di pagare il mezzo milione di sterline richiesto per la mancata trasparenza verso gli utenti e per le negligenze nei controlli. “Siamo felici di apprendere che Facebook abbia fatto e continuerà a fare passi significativi per aderire ai principi fondamentali della protezione dei dati”, ha commentato James Dipple-Johnstone, deputy commissioner dell’Ico. 

 

L’azienda californiana, tramite il rappresentante legale Harry Kinmouth, ha voluto rimarcare che “abbiamo apportato notevoli cambiamenti alla nostra piattaforma, riducendo significativamente le informazioni a cui gli sviluppatori di app possono accedere”.

 

In fondo a Facebook è andata ancora bene: la sanzione da mezzo milione di sterline pare più che altro simbolica, considerando che la società di Menlo Park nel 2018 ha fatturato oltre 55 miliardi di dollari e considerando che il Gdpr prevede multe pari a un massimo del 4% del giro d’affari della società colpevole di una violazione o di una negligenza sulla protezione dei dati. A Google, per esempio,  il garante della privacy francese ha chiesto 50 milioni di euro per non aver fornito informazioni trasparenti e facilmente accessibili sul trattamento dei dati personali. Per alla catena alberghiera Marriott International, invece, l’incapacità di proteggere i dati dei clienti da un attacco hacker potrebbe costare 99,2 milioni di sterline.

 

ARTICOLI CORRELATI