05/10/2017 di Redazione

Cresce la famiglia Google Pixel: il cellulare Xl arriva in Italia

Big G ha svelato gli smartphone Pixel 2, all’apparenza una perfetta fusione fra hardware e software che rende sempre più facile interagire con l’intelligenza artificiale in mobilità. Il modello da 6 pollici sarà disponibile nel nostro paese da metà novemb

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Google mantiene le promesse della vigilia e si consolida sul fronte dell’hardware. Big G ha presentato la nuova generazione di dispositivi Pixel: una famiglia che si allarga sempre di più e ora conta fra le proprie fila gli smartphone Pixel 2 (nella versione “standard” e in quella Xl), gli speaker Home Mini e Home Max, gli auricolari Pixel Buds, un visore Daydream View per la realtà virtuale aggiornato e il primo Chromebook di fascia alta, battezzato Pixelbook. Partendo dalla novità più interessante e sicuramente più attesa, la doppietta di cellulari, va detto subito che il modello extralarge con schermo da 6 pollici, arriverà per la prima volta anche in Italia: sarà disponibile dal 15 novembre a 989 euro esclusivamente con 3 Italia, nel taglio di memoria da 64 GB e nella colorazione black & white. Il nuovo top di gamma di Google, progettato internamente ma prodotto poi da Lg, ha un display pOled Qhd (2.880 x 1.440, formato 18:9) con vetro leggermente curvo sui bordi per fondersi in una scocca di alluminio antigraffio.

Lo schermo è protetto da tecnologia Gorilla Glass 5, che nella parte superiore del dispositivo copre antenne e obiettivo. Il sensore di impronte digitali, di forma circolare, è posizionato sul retro come nella prima generazione di Pixel. Ma le specifiche tecniche sembrano interessare ben poco a Google, che ha infatti aperto il proprio keynote parlando degli avanzamenti sul fronte dell’intelligenza artificiale. Sundar Pichai, Ceo dell’azienda, ha ribadito il cambio di visione del gruppo, passato dal recente “mobile first” all’ancora più futuristico “Ai first”.

Gli algoritmi di machine learning, uniti a una perfetta sintonia fra hardware e software (garantita dalla progettazione interna dei componenti), sono il motore del Google Assistant, il “maggiordomo digitale smart” comparso nel 2016 che permette di accedere con la voce a tutto l’universo dei servizi di Mountain View. L’assistente si attiva “strizzando” il telefono nella parte inferiore, grazie a un sensore integrato nella cornice che ricorda molto quanto fatto da Htc con il suo U11.

 

 

Non a caso Big G ha messo le mani, giusto due settimane fa, su ben duemila ingegneri dell’azienda taiwanese, nell’ambito di un accordo da 1,1 miliardi di dollari. In alternativa, è sempre possibile richiamare Assitant dicendo “Ok Google”. Uno dei vanti del Pixel 2 è certamente il comparto fotografico. A differenza del trend attuale, che vede tutti i vendor maggiori integrare nei propri top di gamma un doppio sensore (di cui uno dedicato esclusivamente agli scatti in bianco e nero), il gruppo californiano ha puntato su un obiettivo singolo.

Un componente ultraveloce che esegue una serie di scatti in una frazione di secondo e che poi, grazie proprio al machine learning, sceglie la posa migliore correggendo eventuali difetti. Il sensore è da 12 megapixel e l’apertura è f1.8. È inoltre presente l’Hdr+ automatico. Il sistema smart legge la scena e, in base al soggetto e alle condizioni di luminosità, sceglie la modalità più adatta al contesto: se viene rilevato un volto scatta la modalità ritratto, se ci sono persone od oggetti in movimento, quella sportiva e così via.

Google ha inoltre rinnovato la Modalità Verticale, che consente di ottenere ritratti e selfie su sfondo sfumato, e a breve aggiornerà il software per rendere compatibile il tutto con la realtà aumentata. È stato infatti rilasciato agli sviluppatori il framework CoreAr e nelle prossime settimane dovrebbero arrivare sul mercato le prime applicazioni immersive per i Pixel 2. Ma, con così poco spazio di archiviazione a disposizione, dove si potranno salvare foto e video sempre più pesanti?

 

 

Nessun problema. I 64 GB di storage sui Pixel 2 Xl che arriveranno in Italia saranno facilmente aggirabili dall’archiviazione in cloud: fino al 15 gennaio 2021 immagini e video verranno infatti trasferiti e mantenuti gratuitamente, senza limiti di spazio, su Google Foto nella stessa qualità originale. A partire da quella data, l’offerta varrà soltanto per le fotografie e non più per i filmati.

Infine, il comparto fotografico dei device è dotato per la prima volta di Lens, vale a dire l’integrazione di Assistant con Google Foto. Un esperimento che ricalca quello di Samsung con Bixby: lo strumento visivo intelligente di Big G consente, ad esempio, di inquadrare un’opera d’arte o un monumento e di ricevere informazioni aggiuntive. Idem per piante e alberi, ma anche per volantini pubblicitari: è sufficiente inquadrare il foglio e Lens rileva eventuali indirizzi, Url e altri dati importanti.

Per quanto riguarda le altre caratteristiche è ovviamente presente Android 8.0 Oreo in versione praticamente stock, mentre la batteria da 3.520 mAh non è compatibile con la ricarica wireless: questo perché i nuovi Pixel 2 sono protetti dalla scocca in alluminio che non permette di ricorrere a questa tecnologia. Ma niente paura: secondo Big G è sufficiente collegare alla presa lo smartphone per 15 minuti per ottenere altre sette ore di autonomia. Completano il quadro Bluetooth 5.0, modem Lte Cat16, slot per Sim singola (ma il telefono supporta le e-Sim) e la mancanza del jack audio.

Una scelta che segue quindi il trend “imposto” da Apple a partire dall’iPhone 7. E proprio alla Mela Big G si è probabilmente ispirata per i nuovi auricolari Bluetooth Pixel Buds. Si tratta di oggetti particolari, perché integrano nativamente l’Assistant e, nel caso in cui vengano abbinate a uno smartphone Pixel, mettono anche a disposizione funzionalità di traduzione da oltre 40 lingue.

 

Gli auricolari Pixel Buds

 

La cuffia destra ha un minuscolo sensore che abilita diversi comandi, dai classici play e stop all’attivazione dell’assistente (con una pressione prolungata). I Pixel Buds sono vendute con una custodia contenente una batteria da 620 mAh, come accade per gli Apple Airpods è sufficiente inserire gli auricolari nel case per caricarli. Google ha stimato un’autonomia di circa cinque ore. Purtroppo le cuffie verranno immesse per ora soltanto sui mercati di Usa e Canada, dove costeranno 159 dollari.

 

La casa diventa sempre più intelligente e multimediale

Il colosso di Mountain View ha dato in pasto a media e appassionati anche due nuovi speaker smart, chiamati Home Mini e Home Max, rispettivamente la versione ridotta e quella maggiorata dell’originale Home. Il primo modello è pensato per l’acquisto in serie e per un facile posizionamento nelle varie stanze della casa. È un oggetto perfettamente circolare, delle “dimensioni di una ciambella” (il diametro è circa di otto centimetri), ricoperto da tessuto che permette un’ottimale diffusione del suono (a 360 gradi) e una perfetta ricezione dei comandi vocali.

Perché l’Home Mini è ovviamente integrato in modo nativo con Assistant, che può ricevere ordini anche da lontano grazie al microfono far-field, e anche in condizioni di rumorosità accentuata. Disponibile negli Stati Uniti in tre colori (gesso, carbone e corallo), il device costerà 49 dollari ed è stato pensato per competere direttamente con il piccolo Echo Dot di Amazon.

Discorso diverso invece per l’Home Max. In questo caso ci si trova di fronte a un vero e proprio speaker Hifi, con doppia coppia di tweeter e subwoofer da 4,5 pollici e dotato di una tecnologia chiamata Smart Sound per diffondere al meglio l’audio a seconda delle caratteristiche della stanza in cui si trova. Un sistema allenato con il machine learning e ottimizzato dopo l’analisi di oltre mille ambienti diversi. Home Max include anche l’abbonamento a Google Music, integra Assistant e sarà disponibile a dicembre negli Usa a 399 dollari.

 

A sinistra il Google Home Mini, a destra l'Home Max. Al centro l'originale Home

 

Chromebook di fascia alta e realtà virtuale in mobilità

Per rimarcare ulteriormente il proprio impegno sul fronte hardware, si spera con maggiore consapevolezza rispetto a qualche anno fa (affaire Motorola), Big G ha presentato anche il Pixelbook, un Chromebook che per la prima volta segue una filosofia diversa. È infatti un computer ibrido di fascia alta, che pesa 1,1 chili ed è spesso 10,3 millimetri. Lo schermo touch da 12,3 pollici ha una risoluzione Qhd e il Pc presenta processori Intel Core i5 o i7 e fino a 16 GB di memoria, con una capacità di storage di 512 GB a stato solido.

L’azienda dichiara un’autonomia di dieci ore, con la possibilità di prolungarla di altre due ore dopo soli 15 minuti di ricarica. Il caricabatterie è compatibile con quello degli smartphone Pixel. Disponibile anche separatamente il nuovo stylus Pixelpen: sviluppato con Wacom, il pennino offre duemila livelli di pressione, 10 millisecondi di latenza e un angolo di scrittura fino a 60 gradi. Computer e stylus integrano Google Assistant, attivabile a voce o con un pulsante dedicato.

 

 

Il cuore software dei Pixelbook è ancora ChromeOs, che di nuovo ha sostanzialmente poco (se non la presenza dell’assistente digitale). Chi si aspettava novità su questo fronte è quindi rimasto deluso: la presunta unificazione dell’esperienza software di Google, che dovrebbe accomunare Android e Chrome Os in una nuova piattaforma chiamata Fuchsia, è stata rimandata e non si sa quando vedrà la luce.

Ha visto però la luce il rinnovato visore Daydream View. Abbinabile ai Pixel 2 o a qualsiasi altri smartphone pronto per la realtà virtuale made in Google, il dispositivo presenta lenti ad alte prestazioni, per un miglioramento dell’immagine e un campo visivo maggiore. Il visore è coperto da un morbido tessuto disponibile in tre nuovi colori: grigio nebbia, carbone e corallo. La piattaforma Daydream, lanciata nel 2016 con sole 25 applicazioni compatibili, può ora essere utilizzata con ben 250 titoli.

 

 

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