13/10/2016 di Redazione

Due o 17 miliardi, quanto costerà a Samsung il Galaxy Note 7?

Dopo la campagna di ritiro e la sospensione delle vendite del phablet, l’azienda sudcoreana ha stimato un impatto negativo di 2,34 miliardi di dollari sul trimestre di luglio-settembre. Ma secondo i calcoli di Reuters, le conseguenze economiche potrebbero

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Al suo esordio sul mercato, a inizio settembre, il Galaxy Note 7 sembrava solo un oggetto tecnologico molto costoso, intorno agli 800 dollari. Oggi si discute del suo vero costo non per chi ho ha comprato ma per Samsung, costretta prima ad attivare una campagna di ritiro e sostituzione di 2,5 milioni di terminali a “rischio incendio” e poi addirittura a interrompere la produzione, secondo voci di corridoio. Nella guidance sui risultati finanziari del terzo trimestre, l’azienda ha indicato una perdita stimata di 2,34 miliardi di dollari, legati alle mancate vendite e al costo delle operazioni di richiamo dei prodotti difettosi o potenzialmente tali.

Nei calcoli riveduti e corretti, il ricavato delle vendite complessive del trimestre di Samsung Electronics sarà di circa 47mila miliardi di won, ovvero circa 41,4 miliardi di dollari, mentre il profitto operativo arriverà a 5.200 miliardi di won, cioè poco meno di 4,6 miliardi di dollari. Il danno legato al phablet di settima generazione appare dunque non troppo difficile da ammortizzare, considerato il volume d’affari dell’azienda, la sua capitalizzazione di mercato (235 miliardi di dollari) e la sua liquidità (69 miliardi di dollari in denaro contante e beni equivalenti).

Peccato che, secondo altre valutazioni, l’impatto dell’intera vicenda sia destinato a rivelarsi di molto superiore. Su Reuters è addirittura comparsa una stima di 17 miliardi di dollari di danni solo per le mancate vendite. L’agenzia giornalistica è partita da una previsione di generici “analisti”, secondo cui nel periodo di produzione del Note 7 Samsung avrebbe potuto vendere 19 milioni di unità; moltiplicando questo numero per il costo del prodotto, si otterrebbe un guadagno di 17 miliardi di dollari.

Come se non bastasse, agli incassi mancati e ai costi del richiamo vanno sommate le spese (già sostenute) di ricerca e sviluppo e quelle di marketing, e poi ulteriori costi che l’azienda potrebbe dover sostenere per eventuali class action di clienti scontenti oppure per risarcire gli operatori telefonici sudcoreani e statunitensi che avevano inserito il Galaxy Note 7 nei propri pacchetti d’offerta. E poi c’è il danno forse peggiore nel lungo termine, quello – difficile da calcolare – della reputazione del brand. Samsung potrà continuare a dedicarsi con successo ad altri rami d’attività (per esempio la produzione di chip innovativi, come il nuovo Exynos 7 Dual 7270, destinato agli smartwatch), ma per quanto riguarda la telefonia la strada è ora in salita.

 

 

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