23/07/2018 di Redazione

Facebook e privacy violata, sospetti su una “insospettabile”

A mesi dal caso Cambridge Anaytica, Facebook sta indagando su un'altra società di marketing per possibili attività di sorveglianza e governativa ha proceduto a sospenderne gli account. Si tratta però di Crimson Hexagon, nome apparentemente insospettabile.

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I social network tornano a destare preoccupazioni e questa volta a causa di una “insospettabile”. Dopo il caso di Cambridge Anaytica, si sospetta che un'altra società di marketing digitale, la statunitense Crimson Hexagon, possa aver fatto un uso illecito delle interfacce di programmazione applicativa di Facebook, ovvero abbia osservato e raccolto dati oltre i limiti previsti e, forse, agevolato l'opera di spionaggio di massa di qualche governo. Un'opera che potrebbe aver riguardato non solo le attività online degli iscritti alla piattaforma di Mark Zuckerberg, ma anche contenuti di Instagram e di Twitter, per un totale di circa mille miliardi di post che rappresentano il patrimonio di fonti accessibili a Crimson Hexagon. In via precauzionale e in attesa che si faccia chiarezza, Facebook ha sospeso momentaneamente gli account della società di Boston (con una seconda sede londinese) che in effetti poco sembra poter avere a che fare con attività torbide.

Nata nel 2007, ha come fondatore un politologo e luminare della ricerca sociale come Gary King, direttore del Quantitative Social Science Institute dell'Università di Harvard University. L'azienda fornisce servizi di analisi dell'audience e delle tendenze del Web usando tecnologie di intelligenza artificiale e analisi del sentiment applicati a circa un miliardo di miliardi di contenuti tratti dal Web, da forum, blog e social network come Facebook, Instagram e Twitter. Molti dei clienti sono imprese private che vendono beni e servizi, ma non mancano soggetti governativi come l'ente di protezione civile statunitense, la Federal Emergency Management Agency, il governo turco e una no-profit russa legata al Cremlino.

Apparentemente, questa azienda non fa nulla di diverso da quanto portato avanti da miriadi di società di marketing, operando semmai a un livello più alto e con tecnologie più raffinate. E Facebook sembrava fidarsi di lei al punto da annunciare, lo scorso aprile, una collaborazione con Gary King (e con altri accademici) per poter accedere a dati del social network a scopi di ricerca, cioè per analizzare l'impatto dei social sulle elezioni politiche. E lo studio era partito solo pochi giorni fa.

Dove sta il problema, allora? Come scoperto dal Wall Street Journal , Facebook sta indagando per capire se “i contratti della società di analytics con il governo Usa, con una no-profit russa legata al Cremlino abbiano violato le policy della piattaforma”, scrive la testata citando fonti confidenziali. Il dubbio tra le righe è quello di uno spionaggio governativo o para-governativo, e in attesa di giungere a una conclusione gli account di Crimson Hexagon sono stati disattivati. “Non permettiamo agli sviluppatori di creare strumenti di sorveglianza utilizzando informazioni tratte da Facebook o da Instagram”, ha detto un portavoce, confermando l'indiscrezione. “Prensiamo seriamente queste accuse e abbiamo sospeso queste app finché investighiamo”.

 

 

 

Per riabilitare la propria immagine dopo il caso di Cambrige Anakytica, la compagnia di Zuckerberg sta facendo di tutto per rientrare nel ruolo di difensore della privacy e di altri valori che oggi paiono compromessi. Oltre alla lotta alla disinformazione, portata avanti sia su Facebook sia su Whatsapp, si cerca ora anche di proteggere gli utenti più giovani dalle insidie del Web. Secondo indiscreizioni di TechCrunch, la piattaforma sta pianificando di introdurre una modifica di regolamento: d'ora in poi, se un moderatore o amministratore di pagina o gruppo sospetta che un utente abbia meno di tredici anni potrà bloccare direttamente quel profilo. Potrebbe, certo, trattarsi di una valutazione errata, ma in ogni caso per essere ammesso nuovamente nella pagina l'utente dovrà dimostrare di non essere un bambino presentando un documento d'identità.

 

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