25/07/2018 di Redazione

Facebook sogna la Cina: aperto ufficio vicino ad Alibaba

Secondo voci di corridoio, il social network avrebbe inaugurato una filiale nel Paese asiatico, nella città di Hangzhou, con un capitale sociale di trenta milioni di euro. Al momento l’azienda si occuperebbe di investimenti e marketing, nella speranza un

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Facebook guarda a oriente e, in particolare, allo sterminato bacino di potenziali utenti cinesi. Secondo un’indiscrezione del sito specializzato 36kr.com, il social network avrebbe aperto una filiale a Hangzhou (città dove è acquartierata anche Alibaba), con un capitale sociale di trenta milioni di euro. La compagnia sarebbe interamente controllata da Facebook Hong Kong Limited e avrebbe completato la registrazione questo mese. A guidare la testa di ponte cinese del colosso californiano, con la carica di chairman, sarebbe infine Damian Yeo il quale, secondo Linkedin, sarebbe già responsabile legale dell’area Asia Pacifico del social network. Non serve quasi dire che oggi Facebook non è accessibile in Cina, Paese dove il controllo delle piattaforme online è estremamente rigoroso. Gli abitanti del Dragone passano gran parte del loro tempo sulla Rete tramite Wechat, applicazione “universale” utilizzata da circa un miliardo di persone.

Un mercato a regime monopolistico, che rappresenta da sempre una ghiotta opportunità per tutti i colossi della Silicon Valley. Per certi player, come Apple e Microsoft, non è un problema fare affari con Pechino, ma le aziende più votate all’offerta di servizi online, come ad esempio Facebook, non sono mai riuscite a superare le barriere imposte dal governo. E i rapporti fra il gigante asiatico e Menlo Park sono addirittura peggiorati l’anno scorso, quando la Cina ha deciso di bloccare completamente l’accesso a Whatsapp.

Alterne fortune ha avuto invece Google, i cui servizi come li conosciamo in occidente sono tuttora bloccati, ma che di recente ha ricevuto timide aperture da Pechino. Big G è infatti riuscita a inaugurare un laboratorio di intelligenza artificiale, a proporre un set limitato di applicazioni dedicate espressamente agli utenti del Dragone (ovviamente sottoposte alla sorveglianza del Great Firewall) e a insediare un proprio team locale per curare le collaborazioni con partner di rilievo come Tencent e Jd.com.

Facebook, invece, pur avendo registrato un dominio cinese e dopo numerose visite ai rappresentanti del governo, si è sempre trovato la strada bloccata. Nel 2016, secondo quanto ricostruito allora dal New York Times, Mark Zuckerberg si era addirittura spinto a sviluppare uno strumento per censurare i contenuti indesiderati al partito: una mossa quantomeno discutibile, che stride con la libertà di espressione spesso propagandata dal social network come valore fondante della propria piattaforma.

 

 

È probabile che, ora, grazie al supporto della filiale locale, Facebook voglia cercare di siglare partnership con aziende cinesi per offrire i propri servizi tramite terzi. Si tratta di una prassi obbligatoria per operare nel Paese asiatico, ma che potrebbe costringere la società californiana ad affidare i dati degli utenti a provider del Dragone, spianando così la strada al Grande Fratello governativo. Al momento, però, gli uffici di Hangzhou si occuperanno esclusivamente di attività di marketing, investimenti e tecnologie di rete. In attesa dell’eventuale grande passo.

 

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