01/06/2016 di Redazione

Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft: nuova alleanza per la pace

I quattro colossi del Web hanno aderito a un nuovo codice di condotta elaborato dalla Commissione Europea per combattere l’incitamento all’odio, al razzismo e alle intolleranze. Scatta così l’obbligo di valutare e rimuovere la maggior parte delle violazio

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Una forza portatrice di pace, almeno nel mondo online. Una forza a quattro teste, quelle di Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft, firmatari di un nuovo codice di condotta elaborato dalla Commissione Europea con lo scopo di combattere l’incitamento all’odio, al razzismo e alle intolleranze attraverso il Web. Con questo documento i quattro colossi del Web si impegnano sostanzialmente a raccogliere le segnalazioni degli utenti su contenuti e account ritenuti portatori d’odio, valutandoli ed eventualmente decidendo di rimuoverli o di renderli invisibili. La lotta all’odio e all’intolleranza deve adeguarsi ai tempi dell’online, ovvero essere tempestiva: il codice di condotta prevede per gli editori e le piattaforme Web un tempo massimo di 24 ore per valutare ed eventualmente rimuovere la “maggior parte” dei contenuti giudicati lesivi.

Nell’etichetta di “hate speech” rientrano tutte le condotte che “pubblicamente incitano alla violenza o all’odio diretto contro individui o gruppi definiti da una razza, colore, religione, appartenenza nazionale o etnica”, come definito da una decisione dell’Unione Europea del 2008. Si tratta di azioni perseguibili penalmente nei singoli Paesi, e d’altra parte lo stesso codice di condotta sottolinea come in quest’opera di contrasto all’odio online debbano essere coinvolti anche gli Stati membri e le rispettive forze dell’ordine e di giustizia. A completare la “rete” di chi sta dalla parte dei giusti dovranno esserci altre Internet company, con le quali Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft si impegnano a collaborare, condividendo le proprie esperienze e linee guida.

"I recenti attacchi terroristici hanno ribadito l’urgente necessità di combattere l'illecito incitamento all’odio online”, ha commentato Vĕra Jourová, Commissaria per la Giustizia della Commissione Europea, ricordando l’ingrato compito dei social network abitualmente piegati agli scopi di propaganda dei terroristi. “L’accordo costituisce un importante passo avanti per garantire che la rete rimanga un luogo aperto all'espressione libera e democratica, nel rispetto dei valori e delle normative europee”.

Nonostante il fine lodevole, l’accordo non è piaciuto a tutti a causa delle sue modalità, avendo coinvolto quattro grandi società statunitensi e nessuna europea, oltre ad aver escluso rappresentanti della società civile dalla discussione ed elaborazione del documento. Queste sono, per esempio, alcune delle lamentele espresse dall’associazione belga no-profit Edri (European Digital Rights), che è addirittura arrivata ad accusare il codice di “abbassare la legge nazionale a uno status di serie B, sotto il ruolo dominante delle società private, cui viene chiesto di applicare arbitrariamente i propri codici di condotta”. Tale procedura scavalcherebbe, dunque, le leggi nazionali e i normali meccanismi democratici, arrivando a creare “seri rischi per la libertà di espressione”.

 

 

Di tutt’altro parere è Twitter, che tramite le parole della sua responsabile europea della politica pubblica, Karen White, ha sottolineato come esista “una netta distinzione tra libertà di espressione e comportamenti che incitano all'odio e alla violenza”. Facebook, invece, ha ribadito di lavorare “duramente per trovare un equilibrio tra la necessità di dare alle persone la possibilità di esprimersi e quella di garantire che ciò avvenga nel pieno rispetto di tutti”, come dichiarato da Monika Bickert, responsabile della gestione delle policy globali del social network.

Ricordiamo come a fine 2015 Twitter avesse reso più severe e precise le regole di comportamento imposte agli iscritti, e dunque le sanzioni per chi pratichi o istighi all’odio, al terrorismo, a comportamenti intimidatori. A febbraio, poi, la società comunicava di aver rimosso nel corso di un semestre circa 125mila account legati alla propaganda violenta e in particolare al terrorismo islamico. Da qualche settimana anche Microsoft è ufficialmente impegnata nella lotta all’Isis e ad altre organizzazioni o correnti di pensiero portatrici di odio: al pari di Twitter, l’azienda di Redmond ha modificato i termini di utilizzo dei propri servizi, promettendo di rimuovere tutti i contenuti di propaganda e incitamento al terrorismo. L’opera di monitoraggio (inclusa la raccolta di segnalazioni degli utenti) e “pulizia” è partita dai Docs, dalla versione consumer di Outlook e da Xbox Live, mentre la rimozione di contenuti dal motore di ricerca Bing al momento non è gestita dall’alto bensì Paese per Paese, in base a violazioni delle singole legislazioni nazionali.

 

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