27/09/2011 di Redazione

Giovani digitali al lavoro, ma che fatica in Italia!

Secondo una ricerca sponsorizzata da CA Technologies ci sono moltissimi giovani con una grande affinità per la tecnologia, che si avvicinano al mondo del lavoro con una cultura e aspettative innovative. Le aziende italiane, tuttavia, non sembrano ancora p

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Le generazioni più giovani portano nel mondo del lavoro conoscenze, abitudini e desideri del tutto nuovi. Sono i Millenial, secondo le definizione di CA Technologies, che ha sponsorizzato una ricerca specifica. Cosa si aspettano i più giovani dalle aziende, e come le cambieranno? E le aziende stesse, sono preparate alle novità che si stanno manifestando in questi anni?

È, recita lo studio, "la generazione di età compresa tra i 18 e i 30 anni caratterizzata da una innata predisposizione all'uso di computer, smartphone e un'infinita varietà di dispositivi elettronici". Stanno entrando nelle aziende portando con sé una cultura nuova, aspettative da soddisfare, e in un certo senso una  piccola rivoluzione.

Il 50% dei giovani vuole lavorare lontano del'ufficio e il il 60% fa ricorso a servizi cloud come DropBox

Sì perché quasi tutti sono abituati, motivati e desiderosi di usare la tecnologia in mobilità. Lo fanno già per sé stessi e vogliono farlo anche per lavoro. Sperano di usare i propri dispositivi in modo esclusivo (23%) o insieme a quelli aziendali (64,5%). E sono convinti che lavorare in ufficio sia superfluo (52%).

I Millenial hanno quindi già un'idea dello spazio di lavoro, e anche di come gestire le attività – dall'ufficio, da casa o dalla spiaggia non conta – in mobilità, comunicando tramite IM, Skype e mail. Quanto ai dati, il 60% di loro usa servizi cloud (Google Docs, DropBox, etc.), contro il 66% che si affida alle più classiche chiavette USB – che sono in discesa libera.

E dall'equazione non escono nemmeno Facebook, Twitter e social network in generale. I ragazzi si aspettano di poterli usare più o meno liberamente anche sul luogo di lavoro. E un terzo di loro è pronto a saltare le barriere aziendali per farlo.

Per le aziende si tratta di una grande sfida, ma anche di una grande occasione per passare (finalmente) al lavoro in remoto e alla mobilità totale, al momento ferma al 18,5%. Per ora tuttavia ci sono resistenze alla "creazione di un ambiente di lavoro collaborativo e virtuale, sia sul piano della cultura aziendale (72,3%) che su quello organizzativo (39,9%) e dell'adeguamento delle infrastrutture".

Quindi per ora le aspettative del Millenial non saranno soddisfatte: il 50% di loro vuole lavorare lontano dall'ufficio, ma solo il 15% delle aziende considera questa possibilità rilevante. Quanto ai social network, le posizioni delle aziende sono diverse: si procede per gradi da un divieto totale, a un accesso limitato a certi momenti, fino alla più totale libertà.

C'è poi da risolvere l'enorme questione della sicurezza. Le nuove abitudini digitali possono mettere a rischio i dati aziendali, e per di più molte imprese sono ancora alla preistoria, da questo punto di vista.

Al momento quindi le imprese italiane – salvo alcune eccezioni – non sono pronte ad accogliere le nuove generazioni, e soprattutto il carico d'innovazione che portano con sé come marca culturale.  Una situazione che speriamo possa cambiare velocemente: si tratta dopotutto solo di un po' di buona volontà. Se un gigante come Microsoft riesce a far lavorare i propri dipendenti da casa (Microsoft: andate a lavorare a casa, oggi fa freddo), perché non dovrebbero riuscirci gli altri?


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